Toronto stravince su Venezia. Al film festival canadese trionfa lo schiavo liberato di Steve McQueen, davanti a Philomena di Stephen Frears. E le star fanno a gara per i red carpet…
Toronto International Film Festival 2013: la più bella edizione degli ultimi 10 anni. Almeno secondo quanto riportato dagli operatori del settore in loco e dai cinefili di tutto il mondo, che si sono attorcigliati attorno ai palazzi dei cinema sparsi per tutta la città, facendo il total sold out già un mese prima dall’inizio dell’appuntamento […]
Toronto International Film Festival 2013: la più bella edizione degli ultimi 10 anni. Almeno secondo quanto riportato dagli operatori del settore in loco e dai cinefili di tutto il mondo, che si sono attorcigliati attorno ai palazzi dei cinema sparsi per tutta la città, facendo il total sold out già un mese prima dall’inizio dell’appuntamento nord americano. E il cartellone ha offerto una tale varietà che come al solito è stato difficile scegliere cosa vedere e cosa evitare. Steve McQueen in alto sul podio – e primo in lizza per gli Oscar – col suo 12 Years a Slave si è aggiudicato il People’s Choice Award dell’anno. Il film racconta l’incredibile storia di Solomon Northup, un rispettabile padre di famiglia nero e libero che viene rapito e venduto come schiavo nelle piantagioni del Sud. Un dramma in costume ambientato alla metà del Diciannovesimo Secolo, basato sul romanzo autobiografico dell’omonimo protagonista, che si avvale di un cast composto da Michael Fassbender, Chiwetel Ejiofor, Benedict Cumberbatch, Paul Giamatti, Paul Dano e Brad Pitt.
Secondo e terzo classificati Philomena di Stephen Frears, già visto a Venezia, con Judi Dench e Steven Coogan, e Prisoners, thriller ad alta tensione di Denis Villeneuve con Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Paul Dano e Melissa Leo. People’s Choice Award per la Sezione Midnight Madness va a Why Don’t You Play In Hell? di Sion Sono, anche questo visto a Venezia nella sezione Orizzonti. Il regista in questione è piuttosto amato al Tiff, l’anno scorso si era aggiudicato il premio Netpack per il miglior film asiatico, che quest’anno va invece a Qissa di Anup Singh, dove il protagonista decide di intraprendere una lotta contro il destino per avere un erede maschio. Miglior film canadese secondo la giuria è stato When Jews Were Funny di Alan Zweig, “per la sua commovente esplorazione della memoria, dell’identità e della comunità e per la sua coerente e profondamente ironica rappresentazione del personale come universale“. Per lui cash prize di 30mila dollari. Infine la FIPRESCI (Federazione della Critica Cinematografica Internazionale) ha conferito i suoi premi a The Amazing Catfish di Claudia Sainte-Luce e ad Ida di Pawel Pawlikowski.
In un’annata in cui i divi e i film sono stati talmente tanti che mentre su un marciapiede c’era il red carpet di Meryl Streep e Julia Roberts, dall’altro lato della strada c’era quello Nicole Kidman e a poche centinaia di metri Kate Winslet rilasciava autografi col pancione (da diventare pazzi !), la lotta tra Toronto e Venezia, che si accavallano per qualche giorno, vede la prima stravincere sulla seconda. Oltre ai problemi economici, organizzativi, alle scelte del direttore artistico, un po’ troppo out-of-synk rispetto ai tempi, la rivalità con Roma il cui festival presieduto da Muller è sostenuto dalla stampa internazionale, Toronto quest’anno è stato il colpo di grazia definitivo per la Mostra di Venezia che se non troverà a stretto giro un modo di reinventarsi è destinato a misera fine.
– Federica Polidoro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati