Lido Updates: Yema, sezione Orizzonti, un film che racconta l’Algeria. Fra drammi familiari e storie di guerra. Una prova di qualità, che non conquista
Una piccola casa abbandonata isolata nella campagna algerina. Ouardia ha tumulato il figlio Tarik qui. Sospetta che l’altro figlio Alì, leader di un gruppo islamico armato sia coinvolto nella morte del fratello, ma nonostante tutto tenta di ricominciare a vivere. La regista, Djamila Sahraoui, ha definito Yema una tragedia greca. “Come continuare a vivere nonostante […]
Una piccola casa abbandonata isolata nella campagna algerina. Ouardia ha tumulato il figlio Tarik qui. Sospetta che l’altro figlio Alì, leader di un gruppo islamico armato sia coinvolto nella morte del fratello, ma nonostante tutto tenta di ricominciare a vivere.
La regista, Djamila Sahraoui, ha definito Yema una tragedia greca. “Come continuare a vivere nonostante la violenza del mondo e del fato? Cosa fare quando i tuoi figli si uccidono l’un l’altro – per amore, naturalmente? Tarik ed Alì amano la stessa donna, la stessa madre, lo stesso paese. E quell’amore li porta alla disgrazia. Come Eteocle e Polinice, che si uccidono a vicenda per amore di Tebe”. In concorso per la sezione Orizzonti, il film è è recitato da tre soli attori fatta eccezione per due comparse e un neonato.
Set suggestivo, scenografie eleganti, paesaggi sedcenti, tra il deserto e le campagne brulle, trionfo di una madre natura (yema significa madre, appunto) che anima l’intera pellicola. L’effetto soporifero però non è arginato. Troppo lento il ritmo e una recitazione non del tutto efficace.
Djamila Sahraoui, algerina trapiantata in Francia, classe 1950, dopo aver realizzato due documentari premiati nei festival internazionali, col suo film d’esordio Barakat! (2009) ha vinto il premio per l’opera prima al festival panafricano di Ouagadougou. Yema è il suo secondo lungometraggio di fiction.
– Federica Polidoro
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