Matera, addio alle grandi mostre tra i Sassi. Dopo ventisei anni si arresta un’esperienza preziosa tra storia e arte contemporanea. La crisi non perdona
“L’impressione che danno i sassi nel loro insieme è quella di un presepio napoletano, ma illividito e quasi stravolto da un fondo spiritico”. Così raccontava Matera, nel 1957, Guido Piovene, nel suo Viaggio in Italia. Città magica, città spirituale, città di vivi e di morti, di miseria e di poesia, di preistoria e di memoria. Città dell’ombra […]
“L’impressione che danno i sassi nel loro insieme è quella di un presepio napoletano, ma illividito e quasi stravolto da un fondo spiritico”. Così raccontava Matera, nel 1957, Guido Piovene, nel suo Viaggio in Italia. Città magica, città spirituale, città di vivi e di morti, di miseria e di poesia, di preistoria e di memoria. Città dell’ombra e di caverne, la cui anima sommersa pare essere affiorata, rivoltandosi in direzione del cielo: architettura di un tempo remoto e perenne. “Sembra che Matera si affacci ad un sottosuolo scoperchiato e abitato, che nell’insieme forma una città maggiore. Una tale adunanza di semicavernicoli in cui si prolunga senza soluzione di continuità l’esistenza della preistoria,non ha paragone in Europa,ed è tra i paesi italiani che generano più stupore.”
Tanti ne hanno raccontato la bellezza; chi con le parole, come Carlo Levi nel suo Cristo si è fermato a Eboli, tra pagine ispirate e crude, di denuncia e di fascinazione; e chi con le immagini in pellicola, come Pasolini nel Vangelo Secondo Matteo (1964) o Carlo Lizzani, con un documentario nel ’49. E altri, di questa incantata scenografia urbana, hanno ripensato la forma ed il destino, cercando narrazioni inedite nel segno dell’arte contemporanea. Le estati di Matera, volute dal locale Circolo La Scaletta e sempre in collaborazione con il MUSMA, Museo della Scultura Contemporanea, per ventisei anni hanno visto avvicendarsi nelle famose chiese rupestri artisti italiani ed internaizonali, sia maestri che giovani, insieme a critici, studiosi, collezionisti, giornalisti. E poi il pubblico, quello del luogo e quello in transito, che ha attraversato l’antica cittadina di confine anche sul filo dell’attualità e di una creatività viva, non solo conservativa. Un’occasione di valorizzazione del territorio, con una sua importanza sul piano dell’indotto, dell’immagine, della crescita culturale. Qualche nome tra i più storici? Da Fausto Melotti aStanislav Kolìbal, da Arturo Martini a Eliseo Mattiacci, da Hidetoshi Nagasawa a Giuseppe Uncini, da Gilberto Zorio a Pietro Consagra, da Leoncillo a Mirko.
Oggi, tutto questo, rischia di morire. O meglio, è già al suo atto finale. Con un accorato comunicato stampa il Circolo La Scaletta annuncia infatti la conclusione del celebre ciclo di mostre. Ricordando in particolare la figura di Franco Palumbo, tra i soci più attivi, e quella di Giuseppe Appella, curatore del progetto, il comunicato annuncia l’impossibilità di far sbocciare tra i Sassi la ventisettesima esposizione: “Avremmo voluto esserci anche quest’anno, ma la crisi economica e politica e la destinazione delle ridotte risorse verso scelte diverse non lo ha permesso. Domani sarà un altro giorno? Per il momento è un interrogativo senza risposta che rafforza la convinzione che si sta per distruggere un grande patrimonio culturale”.
Nessuna certezza del futuro, mentre oggi l’unica certezza che c’è è quella di un arresto, uno stop insensato e immeritato. Uno dei tanti che il Paese si racconta, con rabbia e con qualche grammo residuo di speranza, in una stagione finanziaria e politica che non si lascia domare.
A rispondere, tempestivamente, è Salvatore Adduce, Sidaco di Matera in quota Pd. Il quale, lodando il lavoro prezioso svolto in questi ventisei anni, auspica un ripensamento da parte de La Scaletta, ma precisa pure di non aver “ancora ricevuto una formale proposta di mostra per l’edizione 2013, come più volte richiesto“. Sotolineando, infine, che la dotazione finanziaria messa a disposizione per il 2012 e il 2013 con i fondi Piot (veicolati dal Comune tramite i P.O. FESR 2007 – 2013 della Regione Basilicata) è stata cospicua.
E dunque? Dal Circolo ci rispondono che, non solo il progetto di mostra per il 2013 (un intervento di Augustin Cardenas nelle grotte) era stato regolarmente inviato al Comune così come allo sponsor, il Gruppo Total, ma che i 20.000 euro del 2012 non sono mai stati erogati. Quanto a quelli del 2013, si tratterebbe – affermano gli interessati – di un mero impegno verbale: solo promesse e nessuna delibera. Di fronte a tale incertezza di tempi e di economie, stanchi di un pluriennale “percorso di guerra“, tarscorso “sollecitando, inseguendo, tamponando e persino facendosi anticipare le cifre da amici e sostenitori“, i soci decidono di mollare.
Un ritratto dell’Italia di oggi, tra la morsa della crisi e le grandi inefficienze amministrative delle macchine istituzionali. Sullo sfondo, un po’ beffa e un poco sfida, la candidatura di Matera a Capitale della Cultura Europea 2019. Sperando che qualcosa muti, lungo la strada.
– Helga Marsala
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