Middle East Now: Firenze un festival multidisciplinare per taggare i temi caldi del Medio Oriente
Cinema, arte, musica, cibo e teatro per conoscere il Medio Oriente contemporaneo, oltre le narrazioni stereotipate: Hashtag #Middle East è il tema della IX edizione dell’atteso festival fiorentino.
Donne del Medio Oriente che osservano e raccontano gli uomini del Medio Oriente: è anche questo uno degli spunti di analisi proposti da Middle East Now, il festival diretto da Lisa Chiari e Roberto Ruta, in programma a Firenze fino al 15 aprile. Con un’impronta sempre più multidisciplinare, che include lo “sconfinamento teatrale” con il testo White Rabbit, Red Rabbit dell’iraniano Nassim Soleimanpour interpretato da Fabrizio Gifuni, la manifestazione dedica quest’anno un focus alla regista palestinese Annemarie Jacir: tra le pioniere del cinema arabo contemporaneo, ha fondato la casa di produzione indipendente Philistine Films.
#HASHTAG MIDDLE EAST
Dopo i passaggi in vari festival internazionali e la candidatura agli Oscar 2018 per la Palestina, sarà proprio il suo Wajib ad aprire il festival, anticipando l’uscita nelle sale italiane fissata per il 19 aprile. La pellicola analizza il rapporto tra un padre e un figlio, costretti a “ritrovarsi” per onorare la tradizione palestinese della consegna a mano delle partecipazioni nuziali. Con all’attivo oltre sedici pellicole, tra opere prodotte o dirette, Annemarie Jacir sarà a Firenze per l’evento; il festival le renderà omaggio con una retrospettiva. Sono invece uomini colti nell’atto liberatorio di tuffarsi in mare e giovani maschi, insospettabilmente vanitosi, ritratti nei saloni dei barbieri di Beirut, Gaza e Ramallah, i soggetti delle due mostre che Middle East Now dedica alla fotografa irachena Tamara Abdul Hadi. In The People’s Salon (alla Fondazione Studio Marangoni di Firenze, fino al 31 maggio) l’artista cresciuta in Canada celebra il talento creativo dei parrucchieri e dei barbieri mediorientali, lasciando emergere il ruolo di “hub pro socializzazione” dei barber shop; gli scatti della serie Flying Boys saranno invece esposti al Cinema La Compagnia – una delle sedi dell’evento – nei giorni del festival.
DEBUTTA IL SUDAN; UN FOCUS SUL KUWAIT
Iran, Iraq, Kurdistan, Libano, Israele, Palestina, Egitto, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Kuwait, Afghanistan, Siria, Algeria, Marocco e, per la prima volta, Sudan sono i paesi dai quali provengono i 43 film proposti quest’anno, di cui venti cortometraggi, trentuno anteprime italiane, sei europee e una mondiale. Dopo la svolta urban del 2017, “abbiamo scelto il tema #Hashtag Middle East perché internet e i social networks sono uno strumento di comunicazione e di evoluzione della società – raccontano i direttori artistici – perché dalla rete arrivano molti input creativi, fonte inesauribile di ricerca e di nuove proposte per il pubblico del festival. I registi, gli artisti, i musicisti, gli chef e i protagonisti della cultura contemporanea che viene dal Medio Oriente hanno sempre tanto da dire e lo fanno attraverso film e opere di grande innovazione, che permettono al pubblico italiano ed europeo di scoprire con occhi diversi e riflettere su una parte del mondo ancora poco conosciuta”, precisano ancora. Tra le pellicole selezionate, RocKabul del regista australiano Travis Beard che ricostruisce la sfida dei District Unknown, unica band heavy metal dell’Afghanistan, Paese dove la musica rock è considerata satanica. Ampio spazio viene concesso all’indagine dell’estremismo politico e religioso – come nel caso di The Journey -, al conflitto siriano – con la prima italiana del documentario Of Father and Sons -, senza rinunciare all’ormai acutezza di sguardo riservata alle storie testimoni del desiderio di cambiamento: è il caso di The Poetess, il doc sulla poetessa e attivista saudita Hissa Hilal. Il Kuwait è il paese preso in esame quest’anno da Laura Aimone per la consueta sezione focalizzata sul nuovo cinema del Golfo Persico.
ARTE CONTEMPORANEA CON L’ARTISTA AHAAD ALAMOUNDI
Al Cinema La Compagnia sarà inoltre presentata la video installazione con cui la giovane artista Ahaad Alamoundi, nata e cresciuta tra Arabia Saudita e Regno Unito e selezionata per la terza edizione della residenza sviluppata in partnership con Crossway Foundation, reinterpreta il personaggio dei fumetti Cheetah. Le giornate del festival saranno inoltre arricchite da una serie di appuntamenti collaterali e da occasioni di approfondimento, come il ciclo di talk curato da Felicetta Ferraro, le lezioni di arabo condotte dalla youtube teacher Maha Yakoub, esibizioni live, presentazioni di libri, lezioni di cucina. Tre, infine, i premi assegnati nella giornata di conclusione di Middle East Now: “Middle East Now Audience Award” al miglior film; “Best Short Film by NYU Florence”, conferito dalla giuria formata dagli studenti della New York University in Florence; il “Best OFF short”, a cura di OFF Cinema.
– Valentina Silvestrini
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