In diretta dal Giffoni Film Festival: Paolo Giordano e la formula perfetta nella scrittura

L’autore di “La solitudine dei numeri primi” incontra il giovane pubblico della 47esima edizione del Giffoni Film Festival. Dagli studi in Fisica alla letteratura; dai luoghi ricorrenti agli autori preferiti.

Numeri e parole. Sono queste le parole chiave per comprendere i romanzi di Paolo Giordano. Scrittore giovane e di successo, noto ai più per il romanzo “La solitudine dei numeri primi”. Storia arrivata poi sul grande schermo nel 2010 con la regia di Saverio Costanzo e l’interpretazione di Alba Rorhwacher e Luca Marinelli, passando prima per la Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Paolo Giordano ha all’attivo tre libri: La solitudine dei numeri primi (Mondadori, 2008 – Premio Strega), Il corpo umano (Mondadori, 2012) e Il nero e l’argento (Einaudi, 2014). Al momento sta lavorando a un quarto romanzo e si sta concedendo, giustamente, dei tempi necessari. Su questo progetto non rivela nulla, però racconta ai ragazzi (e a noi nella nostra intervista) qualcosa di lui a livello personale come i gusti tra cinema e letteratura.

La solitudine dei numeri primi, il film

La solitudine dei numeri primi, il film

Come mai un ragazzo che studia Fisica, ad un certo punto della sua vita trova la formula perfetta non nei numeri ma nelle parole?

Ho amato moltissimo la fisica e la amo ancora adesso, però dopo tanti anni che mi occupavo di fenomeni e di particelle senza vita, ho sentito una vera mancanza della parola. La parola intesa come qualcuno che parlasse. Passavo veramente troppe ore al giorno con queste particelle mute. Non essendo uno molto socievole che va a cercarla fuori la parola, ho riallacciato il contatto con la lettura che è stata da sempre la mia grande passione, per la quale avevo un rispetto così grande che l’idea di scrivere mi sembrava impensabile. Quel momento, della scrittura, è nato da un bisogno che rompesse per davvero quel silenzio.

Il lettore in genere ha sempre timore nel vedere la trasposizione cinematografica di un libro amato; cosa prova uno scrittore nel vedere i suoi personaggi prendere vita in un corpo in carne ed ossa? Cosa hai provato nel guardare “La solitudine dei numeri primi”?

Ho visto il film per la prima volta in un montaggio provvisorio. L’ho visto da solo in questa stanzetta con le persiane tirate giù e fuori un forte acquazzone. Mi ricordo che finita la pioggia il film era nel momento più commovente ed in quell’istante ho sentito tutta la commozione verso quei personaggi. Dei sentimenti e delle sensazioni che scrivendo non avevo avvertito fino in fondo perché concentrato su troppi dettagli. Quello è stato il primo momento in cui ho avuto la possibilità di lasciarmi andare alla storia. Sarò sempre grato al regista e al cast.

La solitudine, la coppia e l’atmosfera di Torino tornano spesso nei tuoi romanzi. Come mai questi argomenti, questi topos, sono ricorrenti?

Parto a volte da posizioni molto diverse e distanti ma alla fine la scrittura mi porta a ripercorrere o a ritrovare gli sentieri e penso che questo sia comune a quasi tutti gli scrittori.

Ti sei definito lettore… che lettore sei?

Cerco sempre di ampliarmi come lettore. La lettura è uno di quei piaceri che non si possono vivere in modo eccessivamente passivo, e quindi stare per troppo tempo sugli stessi autori, libri o generi. Nel caso di La solitudine dei numeri prima ci sono state tante letture ad indirizzarmi, e sicuramente David Foster Wallace, Michel Houellebecq e Michael Cunningham.

Margherita Bordino

Giffoni Film Festival
dal 14 al 22 luglio
http://www.giffonifilmfestival.it

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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