Nico, 1988. La personalità complessa di Christa Paffgen alla Mostra del Cinema di Venezia
Film d’apertura della sezione Orizzonti, Nico, 1988 è la ricostruzione di un’icona della musica anni 70/80. La storia on the road di un’artista, donna e madre complessa e malinconica, mai drammatica.
La casa di distribuzione bolognese I Wonder Pictures presenta alla 74esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia un film che racconta una leggenda. Con la regia di Susanna Nicchiarelli, Nico,1988, film d’apertura della sezione Orizzonti, è la ricostruzione perfetta di una vita a metà tra arte e fragilità. Un film in cui prevalgono i colori degli anni ’80, in cui si respira un’arte diversa, più vissuta, più mentale come fosse una dimensione parallela all’esistenza terrena e comune, con la quale Christa Paffgen, solo in arte Nico, cerca di riconciliarsi. È una donna complessa e leggendaria, musa di Andy Warhol e cantante dei Velvet Underground, persa tra vizi e virtù. Nico, 1988 ha un taglio preciso e finale. Ripercorre le ultime tappe del tour della sua protagonista tra Praga, Parigi, Norimberga, Manchester, la campagna polacca e il litorale romano.
GLI ANNI DELLA RINASCITA
Nicchiarelli propone l’immagine di una donna con una seconda vita, diversa da quella conosciuta e nota ai molti. Una vita fatta di dubbi, incertezza, eccessi e necessità di una nuova partenza. È un percorso quello che compie “la sacerdotessa delle tenebre” in Nico, 1988, di rinascita e fiducia verso se stessa. Un percorso che prende una strada e una direzione precisa verso la riconciliazione necessaria con il figlio, a lei sottratto quando piccolissimo perché incapace a gestirlo e crescerlo in sicurezza. Viene fuori la visione di una donna sui generis. Legata al successo del passato, abituata a prendersi ciò che vuole ma non del tutto soddisfatta. La soddisfazione artistica verrà fuori solo nella fase di arrivo, di fine. Nel momento di maggiore disincanto e forse di prima consapevolezza.
IL PERSONAGGIO DI NICO
Trine Dyrholm presta il suo volto e corpo a Nico. Ha collaborato a stretto contatto con la regista e insieme hanno trovato la giusta energia per andare oltre l’imitazione e la celebrazione della cantante, riuscendo in una missione di veridicità notevole. Hanno reinventato Nico basandosi su documenti, testimonianze e repertorio del passato. Accanto a questa donna hanno creato una band decadente e fallita, reinterpretando in questo modo ogni elemento della sua personalità e vita attraverso suoni e note a lei care. Nico, 1988 è quindi la rielaborazione di tutti i fattori emotivi della vita e della storia di Christa Paffgen. “Di Nico mi sono innamorata anche per la sua ironia”, dice la regista, nata nel 1975 a Roma e autrice di pellicole come Cosmonauta e La Scoperta dell’Alba, tratto dall’omonimo romanzo di Walter Veltroni. “E credo, o spero, di aver raccontato la sua storia con distanza e l’assenza di drammatici sentimentalismi con cui l’avrebbe raccontata lei. Nella scrittura e nella regia di questo film ho cercato di tenere sempre conto della misura e del rispetto dovuti a una storia e a personaggi realmente esistiti”.
-Margherita Bordino
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