Parte la maratona Artribune dal Lido di Venezia. Si comincia con il film del fumettista Igort
Dal 29 agosto al cinema con 01 Distribution arriva 5 è il numero perfetto, tratto dall’omonimo fumetto di Igort e da lui stesso diretto. Toni Servillo, Carlo Buccirosso e Valeria Golino sono i personaggi che prendono forma dal disegno di un grande artista. Il film è presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori a Venezia 76.
Ha il fascino di un vecchio film l’opera prima di Igort. Artista e grande narratore del fumetto italiano che debutta alla regia con la trasposizione cinematografica del suo 5 è il numero perfetto. Igor Tuveri in arte Igort ha atteso con cautela prima lanciarsi in questo progetto filmico, ha atteso il personaggio, o meglio la persona giusta, Toni Servillo. Effettivamente il solo che poteva indossare i panni di Peppino Lo Cicero, il guappo che torna dalla pensione per mettere in atto la sua vendetta per la morte del figlio. 5 è il numero perfetto è un romanzo grafico pubblicato nel 2002 è vero culto del genere. Dal fumetto al film Igort sceglie prima di tutto la fedeltà nella bicromia nero-blu e nella Napoli notturna anni Settanta. Igort non è “uno nuovo” nel cinema, già lavorato per la sceneggiatura di Accabadora e Last Summer. È uno che la narrazione la sa pensare, scrivere, comporre e realizzare. Un autore che potremmo definire tridimensionale. Quando lo scorso dicembre al Noir in Festival, a Como, Igort ha incontrato il pubblico stava già ultimando i lavori di questo film e non era per nulla preoccupato del suo ruolo dietro la macchina da presa. “Profondità e ritmo” ha chiarato essere i due elementi per lui principali in ogni forma d’arte, che sia scrittura, musica o pittura.
LA NOSTALGIA PER GLI ANNI 70
Ha impiegato 13 anni e 10 stesure per adattare su grande schermo il suo graphic novel. 5 è il numero perfetto, per chi non ha letto il fumetto, è la storia di Peppino Lo Cicero e del suo dolore per la perdita del figlio. Non è uno come tanti, è un ex gangster legato alla camorra napoletana, quella che spara in strada senza alcun problema. La tragica morte del figlio innesca in Peppino una serie di azioni e reazioni violente ma è anche la scintilla per cominciare una nuova vita. Ad affiancarlo nella vendetta ci sono il sanguinario Totò ‘O Macellaio, amico e complice di omicidi e scorribande, e Rita, l’amante fedele da sempre. La Napoli che Igort porta dal fumetto al grande schermo è una Napoli deserta, notturna, piovosa, con un po’ di nebbia. E il mood nostalgico del suo protagonista è al tempo stesso uno stato d’animo dello stesso regista a sua volta nostalgico del cinema epico degli anni settanta. “Complice” di Igort in questo film è il direttore della fotografia, veramente eccellente, Nicolai Brüel, che ha precedentemente lavorato con Matteo Garrone per Dogman. Due uomini e artisti che seguono e curano il dettaglio facendo delle piccole cose grandi rifiniture. Era certa una sinergia ed empatia tra i due che si legge perfettamente in tutto il film, dalla prima all’ultima scena.
HUMOR E COMMOZIONE
5 è il numero perfetto è diviso in 5 capitoli, ognuno con un titolo esplicativo e quasi sarcastico: lacreme napulitane; la settimana enigmatica; guapparia; il sorriso della morte; e in fine il titolo stesso del film. Igort usa un registro noir, cupo. D’altronde si tratta di un regolamento di conti! Ma non tralascia un leggero e appetitoso humor, come una sorta di incitazione a “la vita continua”. Toni Servillo, affiancato da Carlo Buccirosso e Valeria Golino, è un perfetto gangster in pensione che oltre ad avere un naso accentuato, un portamento da signore d’altri tempi, fa anche un lavoro encomiabile sulla voce. Una voce che delle volte colpisce al cuore per il dolore che vive, altre ironizza e sentenzia sulla storia che è stata, sugli anni d’oro del pistolero e sui propri errori. Questo duplice registro che in realtà non ha in esso alcuno spaccato ma è in perfetta sintonia vive della grande attenzione e sentimento che Igort ha messo nel suo lavoro. Lui stesso, sempre al Noir a Como, ha raccontato come ha vissuto il set e ha detto: “piangevo continuamente, riguardavo il girato e mi commuovevo, infatti correvano tutti ad abbracciarmi, e non c’entrava niente il fatto che fossi al primo film, io piango sempre quando vedo cose forti. È una questione d’intensità, non di esperienza, ormai sono nonno, e sono 40 anni che lotto con le immagini. L’arte deve parlare al cuore delle persone”. E Igort con il suo esordio cinematografico, che pur ha qualche piccolo difetto – come lo stesso Servillo che troppo bravo, troppo grande divora il resto del cast -, è riuscito a fare arte. Ha creato la giusta intensità capace di arrivare al cuore delle persone, soprattutto le più nostalgiche.
– Margherita Bordino
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati