SIAE contro Soundreef. Vacilla il monopolio della gestione del copyright musicale
La società inglese, fondata da imprenditori italiani per gestire il copyright in musica, ha annunciato che lavorerà in Italia in concorrenza con la SIAE. E già i primi musicisti cominciano ad aderire
Si prevede un 2018 battagliero nella musica. A inizio anno Soundreef – la società concorrente di SIAE che sta rivoluzionando la gestione dei diritti d’autore sul fronte musicale, in Europa e non solo, grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia e sistemi digitali – ha stretto due importanti accordi: uno nella raccolta online con SUISA, la storica società nazionale svizzera di gestione collettiva di diritti d’autore, e uno con YouTube, uno dei più importanti digital service provider al mondo, attraverso cui riscuoterà direttamente i compensi sulle opere dei propri iscritti. Ma è con l’ultimo annuncio – in data 16 gennaio nel corso di una conferenza stampa presso l’Alcazar a Roma – che questa startup nata nel 2011 a Londra grazie a due italiani, Davide d’Atri e Francesco Danieli, ha dato l’assist più importante nella sua partita per superare il monopolio SIAE. “Lavoreremo in Italia insieme all’associazione no profit LEA (Liberi Editori Autori), costituita di recente da un gruppo di autori, editori e professionisti del settore” ha spiegato Davide d’Atri, co-fondatore e amministratore delegato di Soundreef.
LA GESTIONE COLLETTIVA DEL DIRITTO D’AUTORE
“Gli oltre 11 mila autori ed editori nostri iscritti saranno rappresentati ed intermediati in Italia da LEA rientrando così nel perimetro delineato dall’art.19 del decreto fiscale (148/2017) collegato alla Legge di Stabilità 2018”. Sotto la minaccia della procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, il Governo italiano aveva, infatti, recepito la cosiddetta Direttiva Barnier – in materia di liberalizzazione della gestione del copyright musicale – con il decreto legislativo n. 35 del 15 marzo che limitava, però, i soggetti autorizzati a poter effettuare l’intermediazione dei diritti d’autore a entità no profit. Infine, la conversione in legge lo scorso 16 dicembre con il decreto fiscale (148 del 2017, art. 19) collegato alla Legge di Stabilità 2018. Una manovra in pratica, quella della società inglese di affidare tutti i diritti all’associazione italiana no-profit LEA, pensata per aggirare la nuova legge nazionale, che ha aperto il mercato dei diritti alle sole società di raccolta senza scopo di lucro, ma non a quelle private for profit (come appunto Soundreef) scatenando, come prevedibile, la reazione della sua controparte.
LA REAZIONE DI SIAE
“La gestione collettiva del diritto d’autore è un argomento serio, frutto di battaglie condotte per anni dagli autori ed editori per una loro sempre maggiore tutela”, si legge in una nota diffusa dalla SIAE. “Non si è mai vista una organizzazione di autori ed editori “telecomandata” da una società a scopo di lucro, che non rispetta la trasparenza, i controlli e gli obblighi imposti dalla legge. La tutela del diritto d’autore non è una attività che si improvvisa con una associazione no profit creata ad hoc, in evidente conflitto di interessi – di cui Soundreef è cliente e fornitore – e presieduta da un consigliere di amministrazione di Soundreef stessa. Per questo siamo certi che le Istituzioni e le Autorità preposte verificheranno questa evidente finzione”. Sia come sia, a scardinare il monopolio del modello organizzativo e di funzionamento della SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, che per legge svolge in esclusiva l’attività di intermediazione per l’esercizio dei diritti di rappresentazione, di esecuzione, di recitazione, di radiodiffusione, ivi compresa la comunicazione al pubblico via satellite, e di riproduzione meccanica e cinematografica delle opere tutelate, ci ha pensato lo Stato italiano con decreto fiscale. Mentre, di fatto, ha dato il suo contributo una start-up inglese fondata da imprenditori italiani. “Adesso possiamo dire a tutti gli effetti che una piccola società ha abbattuto il dominio monopolistico ultracentenario della SIAE nella raccolta dei diritti d’autore”, ha concluso d’Atri. “Da oggi anche società private come Soundreef possono operare in piena legalità e, si spera, a pari condizioni sul mercato italiano”.
– Claudia Giraud
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