La Carmen africana di Dada Masilo

È una Carmen indubbiamente molto differente di quelle che si usa vedere al teatro o al cinema (dall’opéra-comique è stata tratta una dozzina di film, affidati anche a registi di rango come De Mille, Preminger, Rossi, Zefferilli). È molto diversa da quella elegante e drammatica ma tradizionale che il 4 novembre si vedrà in circa duecento sale cinematografiche italiane in diretta HD dal Metropolitan di New York. La Carmen di Dada Masilo, portata in Italia da RomaEuropa Festival nell’ambito di una lunga tournée in Europa, è in primo luogo una “Carmen africana”.

Per circa vent’anni della mia vita professionale, in Banca Mondiale e alla Fao, ho passato almeno tre mesi l’anno in Africa a sud del Sahara, visitando più volte la Repubblica del Sudafrica, il Botswana, il Lesotho e lo Swaziland. È una vasta regione in cui la donna ha un ruolo molto speciale: non che viga il matriarcato (come in Madagascar) ma da sempre, soprattutto da prima della modernizzazione, la donna ha il ruolo centrale nel commercio (e, quindi, negli affari) con la conseguenza che in molte aree “domina” sull’uomo coltivatore o allevatore.
Questa notazione è utile per comprendere questa Carmen essenziale con Dada Masilo coreografa e protagonista e dodici altri ballerini e ballerine, una colonna sonora registrata e una scena fatta solamente di luci e colori. È una Carmen  ambientata a Soweto, dove Dada Masilo è nata e cresciuta, ma essenzialmente stilizzata e che potrebbe essere inserita in un altro contesto. Viene utilizzata una suite di settanta minuti dell’opera di Bizet composta da Rodion Šcedrin interpolata con la Habanera interpretata da Maria Callas e da due estratti di Lamentate di Arvo Pärt. La Carmen di Dada Masilo è una femme fatale (come Lulù, Manon, Nanà) che trasforma un bravo giovane in ladro e assassino. Settanta minuti che parlano, senza alcuna reticenza, di eros, manipolazione, dolore, ambizione e morte. Ma è una femme fatale africana o meglio sudafricana con espressione e vigore più forti e più violente di quelle delle sue “cugine” europee. Ciò spiega anche il finale a sorpresa: Carmen, violentata e accoltellata da Don José (l’unico “bianco” della compagnia) risorge mentre Escamillo trucida in pubblico Don José come se fosse un torello.

Dada Masilo nella Carmen - ©John Hogg

Dada Masilo nella Carmen – ©John Hogg

Dada Masilo offre una combinazione fra straordinaria musicalità, estro selvaggio ed enorme energia. Rivista i classici con un’ottica sudafricana e anche trasgressiva. Acquisì notorietà nazionale con un Lago dei Cigni che coniugava tardo romanticismo europeo con la realtà di Soweto e in cui i cigni erano ballerini uomini ma di tendenze sessuali apertamente omo-erotiche, elemento molto più scabroso in Africa che in Europa.
Per questa Carmen ha studiato il flamenco. “La trama parla di sesso, manipolazione, dolore ambizione e morte. Di fronte a tutto ciò”,dice,“non volevo essere ben educata e timida. Ho cercato di mostrarmi così come sono, influenzata da quanto accade nel mio Paese”.
Il pubblico – circa 2.000 spettatori alla prima il 29 ottobre – ne è stato sedotto. Ha risposto con acclamazioni.

Giuseppe Pennisi

http://romaeuropa.net/

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Giuseppe Pennisi

Giuseppe Pennisi

Ho cumulato 18 anni di età pensionabile con la Banca Mondiale e 45 con la pubblica amministrazione italiana (dove è stato direttore generale in due ministeri). Quindi, lo hanno sbattuto a riposo forzato. Ha insegnato dieci anni alla Johns Hopkins…

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