I rivoluzionari Anni Sessanta. In mostra a Milano
È un’esperienza sonora e visiva da non perdere quella che la Fabbrica del Vapore offre al suo pubblico. Un’immersione nelle atmosfere degli Anni ’60, dai Beatles a Woodstock.
Dopo David Bowie is, il rinnovato sodalizio tra Sennheiser, brand leader nel settore audio, e il Victoria and Albert Museum di Londra segna un altro strepitoso successo: Revolution. Musica e ribelli 1966-1970. Dai Beatles a Woodstock, una vera e propria sound experience da vivere con le cuffie in testa, per ripercorrere l’ultimo lustro dei “mitici Anni Sessanta”. L’audio 3D immersivo gioca un ruolo fondamentale rispetto all’allestimento: oltre a integrare la narrazione visiva, caratterizza il cambio di sala con nuovi medley. E la percezione della mostra appare totalmente diversa.
Si consolida, dunque, un nuovo linguaggio che punta a intrattenere oltre che informare, ad accattivare e immergere il visitatore in esperienze coinvolgenti e spettacolari. Siamo di fronte a un nuovo trend?
UNA RIVOLUZIONE A 360°
Strisce pedonali dipinte di fronte all’ingresso della Fabbrica del Vapore e Abbey Road sullo sfondo: è stata davvero confezionata a puntino la photo opportunity per i fanatici dei selfie e per i nostalgici dei Beatles.
La mostra, poi, è tutto un tripudio di colori, suoni, immagini, memorabilia: sette sezioni per raccontare una manciata di anni che si inseriscono nel quadro di una radicale trasformazione economica, sociale e culturale. Dallo Youthquake che cambiò radicalmente il panorama dell’industria della moda, permettendo ai giovani di esplorare e costruire la propria identità, alla musica pop e alla stampa underground, perché era necessario un cambiamento delle coscienze; dal sesso ricreativo, la vita nelle comuni, la meditazione trascendentale e le sostanze allucinogene per diventare cosmonauti di se stessi, alle proteste contro la guerra, il capitalismo e i valori tradizionali; e ancora, il femminismo, l’ambientalismo, i movimenti a favore dei diritti degli omosessuali e dei neri, le esposizioni universali, l’allunaggio, le sperimentazioni artistiche… In sostanza, una fantasmagorica, rutilante e vorticosa narrazione dello spirito rivoluzionario dei tardi Anni Sessanta.
E OGGI?
Comodamente seduti su pouf giganti è possibile vedere nell’ultima sala l’intero festival di Woodstock: lo schermo, che occupa gran parte della parete nella larghezza, e l’audio in cuffia, perfettamente sincronizzato al labiale dei cantanti, regalano al visitatore un’esperienza travolgente. Quando la musica da veicolo di messaggi si trasforma in strumento di aggregazione collettiva, è il segno che la rivoluzione è riuscita davvero. Sta a noi, ora, decidere cosa può ancora significare quella rivoluzione.
‒ Francesca Mattozzi
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #8
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