A Cielo Aperto. L’arte pubblica si racconta
Il nuovo libro “A Cielo Aperto, pratiche di collaborazione nell’arte contemporanea a Latronico”, a cura di Bianco-Valente e Pasquale Campanella, tesse le trame di una storia in cui l’essenza dell’arte pubblica prende forma nel cuore di un piccolo paese della Basilicata. Trasformandolo in un vero e proprio cantiere creativo, dove è possibile sviluppare un dialogo efficace tra artisti e abitanti.
UN’ARTE DAVVERO PUBBLICA
Sempre più spesso, nell’esperienza artistica contemporanea, la relazione con il contesto urbano e naturale dei luoghi periferici diviene momento di scambio e di riferimento collettivo. Queste e altre problematiche legate alle “pratiche di produzione artistica partecipate”, alle espressioni “arte pubblica” e “arte nello spazio pubblico”, in condivisione con i suoi protagonisti e la loro quotidianità, sono stati analizzate lo scorso 18 agosto a Latronico, in Basilicata, per i dieci anni di attività dell’associazione Vincenzo De Luca, promotrice dell’iniziativa A Cielo Aperto. Nel corso degli anni, il programma artistico ha coinvolto diversi autori e realizzato numerosi interventi nello spazio urbano e nell’ambiente naturale del piccolo paese in provincia di Potenza, arricchendolo di molte opere permanenti.
Quest’operazione apparentemente semplice nasconde una realtà complessa e rileva le particolari esigenze dell’associazione: stabilire una collaborazione/relazione tra curatori, artisti e popolazione e ambire a un progetto autonomo, basato principalmente sulle risorse collettive dei soci e sulla capacità di condivisione generale degli obiettivi. Pertanto la socializzazione, l’assenza di ruoli precostituiti e l’indipendenza identitaria sono elementi trainanti, capaci di rendere attuabile e credibile un’esperienza alternativa, che mette in comunicazione le azioni artistiche e laboratoriali di A Cielo Aperto con il borgo. Inoltre, questa metodologia rende possibile l’incontro/confronto con le persone e avvia nuove forme di comunicazione/conoscenza, riattivando differenti modi di percepire e riconsiderare i luoghi in cui si vive.
TUTTO IL RACCONTO, IN UN LIBRO
Questi obiettivi si ritrovano nella visione di un anziano signore lucano, riferito nella prefazione del libro A Cielo Aperto, pratiche di collaborazione nell’arte contemporanea a Latronico, a cura di Bianco-Valente e Pasquale Campanella, edito da Postmedia Books. Giovanna Bianco e Pino Valente così raccontano: “Ci ritrovammo a chiedere a un signore anzian, se ricordava com’era fatto un paese. Ci aspettavamo una descrizione architettonica del luogo e invece questo signore cominciò a parlarci degli abitanti, delle impressioni che aveva avuto interagendo con loro in occasione di una fiera e di quanto fossero stati ospitali con la sua famiglia durante quelle giornate di festa. Quando il suo racconto arrivò a una pausa, ci inserimmo nel discorso per chiedergli di nuovo come fosse fatto quel paese, se ricordava gli edifici, le strade, la piazza, la chiesa. ‘E come volete che sia fatto? È un paese di montagna’, sentenziò”.
L’esperienza riportata dai due artisti è simile a quelli di molti altri creativi che hanno operato nel borgo e dimostra che abitare in un determinato luogo, memorizzare specifiche informazioni crea nel pensiero di chi ci vive un “ritratto” specifico del contesto e soprattutto costruisce relazioni, idee e storie personali, trasformando tutto il resto in qualcosa di secondario.
Questa percezione oggi è mutata grazie al progetto A Cielo Aperto e ai suoi artisti, che sono riusciti a relazionarsi con la località e con le genti non solo attraverso l’installazione delle opere, ma anche grazie alla capacità di condivisione e “donazione dell’arte”, restituendo agli abitanti una diversa concezione/visione, capace non solo di rivelare nuove sperimentazioni di condivisione tra storia e contemporaneo, ma anche un forte senso di appartenenza/legame/protezione verso gli artisti e l’arte.
GLI ARTISTI
Tra i lavori del progetto A Cielo Aperto, spicca OGNI DOVE, del duo Bianco-Valente, installato nella parte alta del borgo. Il concetto di viaggio e dello spostamento in luoghi differenti, espresso dalla frase, è un omaggio a Latronico (paese natio di Giovanna Bianco), al musicista Andrea Gabriele e al compositore Mario Masullo. Inoltre, la scritta è una chiara riflessione sul fenomeno dell’emigrazione-sradicamento di un popolo che vede flussi continui di persone allontanarsi dal proprio paese alla ricerca di nuove opportunità.
Anche Il Faro (2009), realizzato sul Campanile di San Nicola da Michele Giangrande, diventa un elemento simbolico-temporale e di riconoscimento affettivo per la popolazione del borgo. L’opera, infatti, nasce dalla riflessione dell’artista sullo scorrere del tempo, regolato e scandito dal rintocco della campana ogni quarto d’ora, salvo nelle ore notturne. È proprio durante il silenzio della notte che si inserisce l’intervento dell’artista pugliese, interrompendo magicamente il nero dell’oscurità con un colore rosso a intermittenza. Il campanile della chiesa, come un faro, diventa simbolo di energia pulsante e punto di riferimento transitorio, visivo e distintivo nel contesto urbano della cittadina lucana.
Eugenio Tibaldi, con Una bandiera per Latronico (2010-11), ha proposto un lavoro sull’identità e sulla necessità di custodire un simbolo storico-collettivo duraturo. La bandiera, realizzata con il coinvolgimento della popolazione, è caratterizzata da elementi naturali e sostanziali per il luogo: il Monte Alpi, il verde dei boschi e il Bastone pastorale di Sant’Egidio, patrono del paese. Il vessillo che oggi sventola su uno dei punti più alti di Latronico è divenuto emblema dei valori simbolici del territorio e della collaborazione tra quest’ultimo e l’artista.
PAROLA A LATRONICO
La relazione con il luogo e i suoi abitanti è stata indagata anche da Stefano Boccalini in Una parola su Latronico (2011). L’artista chiese agli abitanti di scegliere una parola che riuscisse a esprimere il legame con il paese. Da questa collaborazione laboratoriale nacque una sorta di vocabolario, fatto di parole significative e condivise, che raccontano microstorie personali e familiari: Friddu, Lentezza, Ospitale, Ritorno, Vuccularu, Zift, I Carrar’, Quiescente. Le frasi selezionate sono state fuse in metallo e installate tra le vie del centro abitato.
Gli occhi del Mondo (2013) di Virginia Zanetti prende forma dalle sensazioni suscitate negli abitanti dall’energia del paesaggio e dalla luce. L’installazione, composta da dodici specchi, rappresenta i punti di contatto tra terra e cielo e restituisce le esperienze e le reazioni individuali di chiunque si riflette in essi. Gli specchi della Zanetti sono capaci di determinare delle vere mappe di orientamento/collegamento individuale e una visione armonica tra cose viste e cose immaginate dai singoli protagonisti.
Giovanni Viceconte
Bianco-Valente e Pasquale Campanella (a cura di) – A Cielo Aperto. Pratiche di collaborazione nell’arte contemporanea a Latronico
Postmedia Books, Milano 2016
Pagg. 256
http://www.postmediabooks.it/
http://www.associazionevincenzodeluca.com/
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