Anish Kapoor a New York. Installerà a Brooklyn Descension la sua spirale d’acqua
Una grande installazione a Brooklyn, per ragionare sul vuoto e sull’infinito. Un’opera già nota, che arriva in America e che riporta al lavoro più tradizionale dell’artista. Lontano dalle recenti prove in cui domina il gusto per il sangue…
È il Kapoor dei vecchi tempi, quello che vedremo in primavera al Brooklyn Bridge Park. Artista della meraviglia e della classicità, della seduzione ottica e del rigore monumentale, delle linee pure e dello sconfinamento spaziale. Secco, incisivo, cristallino, epico e sintetico a un tempo. Un Kapoor lontano dalle inquietanti virate recenti, in cui il gusto per le viscere, il sangue, l’informe e l’orrore si impone nel mix mimetico di silicone, acrilico e vetroresina color frattaglie, fra tele squarciate e concrezioni plastiche.
Che gli è successo, ad Anish Kapoor, nessuno lo sa. Una trasformazione repentina, di cui abbiamo saggiato ultimamente un’ampia prova al Macro di Roma, e che ha disorientato – e deluso – i più (con qualche sacrosanta eccezione): l’impressione è che la fuga dalla linearità specchiante e armonica di una volta abbia preso la forma di una nevrosi estetica. Che ci può stare. Peccato che il risultato tradisca una certa gratuità scenografica, che a decenni di distanza da fenomeni come l’Azionismo viennese o il Post-human davvero si fa fatica a comprendere. Soprattutto in questa chiave ridondante, in cui la carne diventa un’evocazione artificiale e di maniera. Insomma, ci piaceva di più la vecchia versione.
LA SPIRALE INFINITA, SULL’EAST RIVER
Dicevamo di Brooklyn. Dove l’artista britannico di origini indiane, fra il 3 maggio e il 10 settembre 2017 installerà la sua Descension, proprio lungo l’Est River, sul Pier One, uno dei moli che percorrono il waterfront del parco. Si tratta di un lavoro del 2015, già presentato in scala ridotta in India, alla Kochi-Muziris Biennale, e nello stesso anno alla Galleria Continua di San Gimignano e alla Reggia di Versailles. Primo approdo in America, dunque.
Spettacolare, l’installazione, lo è di certo. Un tratto distintivo del lavoro dell’artista, da sempre: smaccatamente seduttivo e a volte forse un po’ ruffiano. Ma con vere punte d’eccellenza.
Descension è una discesa infinita verso il centro degli oceani. O magari un’immersione fra galassie e buchi neri, ribaltando la prospettiva. Otto metri di diametro per una spirale a imbuto che crea l’illusione di un mulinello d’acqua: nerissimo e opaco, il vortice sembra bucare la terra e dischiudere una porzione di spazio illimitato. Generatore di visioni e insieme utero, culla, rifugio, ma anche simbolo di terrore e spaesamento, il vuoto è matrice filosofica di formalizzazioni estetiche e concettuali. Un vuoto che Kapoor, in questo caso, non sfugge e anzi dichiara, ricrea. Invitando alla vertigine.
L’opera sarà installata in occasione dei 40 anni dalla nascita del Public Art Fund, organizzazione non profit che coordina e sostiene i grandi progetti d’arte pubblica a New York, in sinergia con Musei – dal Whitney al MoMA – fondazioni e soggetti privati.
Helga Marsala
www.brooklynbridgepark.org
www.publicartfund.org
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