High-tech e antichi dipinti. L’omaggio di Firenze a Bill Viola
Un artista contemporaneo e rinascimentale: non solo perché prende a modello l’antica arte fiorentina, ma anche perché nelle sue opere mette al centro l’umanità e la spiritualità. Bill Viola – e i grandi maestri antichi che lo hanno ispirato – occupa ora gli spazi di Palazzo Strozzi con una mostra da non perdere e da assaporare lentamente, seguendo i ritmi di ogni singolo video.
Una vampata di fuoco da un lato, una cascata d’acqua sul lato opposto annientano un uomo: la violenza degli elementi e i rispettivi suoni fragorosi riempiono potentemente la prima sala della mostra che Palazzo Strozzi dedica a Bill Viola (New York, 1951). Si tratta di The Crossing, opera del 1996 in cui il celebre videoartista ha cominciato a confrontarsi con i temi della forza della natura e della trascendenza dell’uomo. E, come da prassi in tutte le creazioni più recenti, a tale scopo ha usato tecniche e mezzi grandiosi, in grado di rendere l’idea del contrasto violento e intensamente scenografico.
PASSATO E PRESENTE
Ma se molti già conoscono le videoinstallazioni di Viola, la grande novità che sta alla base di Rinascimento elettronico è l’inedito e strabiliante accostamento fra i suoi lavori e alcuni dipinti del passato fiorentino che li hanno esplicitamente ispirati. Il dialogo comincia, infatti, nella seconda sala, dove con un unico colpo d’occhio è possibile osservare la tavola della Visitazione di Pontormo proveniente dalla Pieve di San Michele di Carmignano (1529 circa) e, sulla parete accanto, uno schermo che proietta The Greetings. Non un’operazione a posteriori, ma l’esposizione di una fonte che è stata reinterpretata dall’artista contemporaneo dopo averla scoperta ed essersene innamorato a prima vista, come successe per la Deposizione, sempre di Pontormo, tanto da suscitare in Viola il dubbio su “che cosa avesse fumato il pittore per dipingere quei rosa, per dipingere quegli azzurri incredibili. Sembrava che avesse lavorato sotto l’effetto dell’LSD”.
I SEVENTIES A FIRENZE
Del resto, la grande pittura fiorentina è tra i fondamenti del bagaglio visivo di Viola fin dal 1974, quando, grazie alla lungimiranza di Maria Gloria Bicocchi, fu chiamato nel capoluogo toscano per occuparsi della direzione tecnica di art/tapes/22, uno degli allora rarissimi studi in cui si produceva videoarte d’avanguardia. Frequentato da autentici pionieri, il contesto offrì al giovane americano la possibilità di confrontarsi con le tendenze “ribelli” degli anni Settanta, e di rimanere al contempo folgorato da un tessuto urbano e quotidiano di opere d’arte diffuse, tanto lontano dalla esclusiva “musealizzazione” a cui era abituato negli Stati Uniti.
E qui è bene citare un’altra novità preziosa dell’esposizione di Firenze: negli spazi seminterrati della Strozzina sono infatti radunate alcune delle opere realizzate in quei primi Anni Settanta e che dimostrano di aver retto alla prova del tempo. Girati e montati con mezzi che oggi paiono rudimentali, questi video in bianco e nero o a colori e audio monofonico testimoniano l’intensa voglia di sperimentazione di Bill Viola fin dalle sue prime prove.
DIALOGHI E SCONFINAMENTI
Tornando al piano nobile, è doverosa la citazione del commovente dialogo tra Emergence del 2002 – una delle prime grandi produzioni con attori e macchine sceniche – e il Cristo in Pietà di Masolino da Panicale del 1424, e poi tra il catastrofico e classicissimo The Deluge e l’affresco staccato con il Diluvio di Paolo Uccello (1440 circa). L’intelligente operazione di avvicinare passato e presente continua in altre due location: al Museo di Santa Maria Novella, Tempest di Bill Viola sta ancora accanto ai dipinti di Paolo Uccello, e di grande suggestione è pure l’allestimento al Museo dell’Opera del Duomo con Acceptance posto di fronte alla sconcertante Maddalena di Donatello e Observance a lato della Pietà Bandini di Michelangelo. La retrospettiva costituisce infine un percorso in una “epopea tecnologica” durata quarant’anni: dagli archeologici monitor degli Anni Settanta agli schermi al plasma, dalle telecamere in bianco e nero a quelle in grado di registrare 300 fotogrammi al secondo, Rinascimento elettronico documenta lo scorrere del tempo della tecnologia video, come ben racconta tra le pagine del catalogo Kira Petrov, direttrice dello studio, curatrice della mostra nonché moglie di Bill Viola.
– Marta Santacatterina
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