Manifesta, 4 curatori per Palermo. Taglio politico-sociale per un sincretismo urbano
La squadra dei curatori di Manifesta 12 è completa. Arrivano dall’Olanda, dal Belgio e dalla Spagna, e sono molto attenti alle riflessioni sulle città, le nuove tecnologie, i cambiamenti sociali.
Nominati i tre “creative mediators” di Manifesta 12, che sotto il coordinamento di Ippolito Pestellini Laparelli, partner dello studio OMA di Rem Koolhaas, firmeranno il progetto curatoriale: mettere a punto le linee guida del progetto, sulla base dell’indirizzo tematico scelto, organizzare spazi, allestimenti, programmi espositivi principali e collaterali. In tutto quattro figure con esperienze internazionali, attente soprattutto a un’idea di estetica che si innesta su progettazione urbana, dinamiche storiche e identità collettive, cultura tecnologica e scritture sull’attualità.
Questa edizione della Biennale itinerante, attesa nel 2018 a Palermo, parte dunque con un’impalcatura teorica di taglio politico-sociale e sceglie il capoluogo siciliano come modello sincretico, inclusivo, multiculturale, a partire da cui riflettere su migrazione, cambiamenti climatici, patrimonio e destini dell’Europa. Uno sguardo da Sud, pensando la città come un corpo vivo, complesso e simbolico.
IL PROFILO DEI CURATORI
Ed ecco la squadra: oltre a Pestellini Laparelli, architetto messinese trapiantato a Rotterdam, ci sono la curatrice svizzera Mirjam Varadinis, interna al Kunsthaus di Zurigo e già co-curatore di TRACK, mostra diffusa che riprende sul territorio di Ghent, in Belgio, la tradizione delle “Chambres d’amis”; Andrés Jaque, architetto, artista e studioso spagnolo, con base a New York e Madrid, fondatore dell’Office of Political Innovation, interessato all’intersezione fra ricerca, politica e design; e infine la regista e giornalista olandese Bregtje van der Haak, che ha diretto documentari e progetti transmediali sul cambiamento sociale a lungo termine, con particolare attenzione all’urbanizzazione e alla tecnologia.
“La nostra natura nomade”, ha spiegato Hedwig Fijen, direttrice di Manifesta, “che ci fa spostare da una città all’altra, richiede una strategia molto specifica per sbloccare le città, proprio come se si trattasse di preparare una tela su cui il pittore, successivamente, può iniziare a lavorare”. Artisti, curatori, ma anche spettatori, tutti chiamati a ridisegnare contenuti all’interno di uno spazio di ricerca in divenire: la città stessa, con le sue complessità e le sue contraddizioni.
– Helga Marsala
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