Damien Hirst a Venezia. Top e flop
Tutti ne parlano e le opinioni si dividono. Eppure, ancora una volta, l’ex YBA è riuscito a catalizzare l’interesse del mondo, imprimendo un’importante svolta a una carriera che rischiava di languire. Ecco quali sono, a nostro avviso, i punti di forza e di debolezza della doppia mostra veneziana.
Damien Hirst (Bristol, 1965) conosce a menadito le strategie della comunicazione. Lui, come Maurizio Cattelan, è senza dubbio tra gli artisti contemporanei più odiati e idolatrati. E soprattutto, quello che un tempo fu l’enfant terrible della cricca degli YBA (di cui molti già dimenticati), ha un talento innato: riuscire con successo a innescare sempre un acceso dibattito intorno alle sue mostre e alla sua vita. La doppia mostra in corso a Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia non fa eccezione. I critici, la stampa e i curatori si sono letteralmente divisi, il pubblico, al contrario, sembra unanime, viste le lunghe file e i numeri che crescono di giorno in giorno. Andrebbero raccolte le loro opinioni a caldo, ma per il momento ci chiediamo: cosa c’è di buono e di cattivo, di bello e di brutto, in questa gigantesca e colossale messa in scena?
TOP
Mai visto nulla di simile
L’operazione non ha precedenti. Un percorso espositivo di tale portata non si è mai visto (forse si avvicina la sua retrospettiva al Qatar Museums Authority di Doha nel 2013). Dieci anni di gestazione, quattro mesi di allestimento, costi di produzione milionari, da grandeur hollywoodiana.
Scenografia mozzafiato
Molte delle opere esposte sono giganti, molte create con materiali preziosi. Il set da museo archeologico rende il percorso coerente e straordinariamente didattico.
Just in time
Bisogna riconoscergli che in un momento di trumpiana lotta alle fake news, lui è stato un pioniere. La storia intorno alla mostra è affascinante. Tocca le corde del mistero, delle narrazioni leggendarie, di quelle tramandate oralmente, di pirati, di un tesoro disperso e ritrovato. E il collegamento tra lo schiavo liberato che diventa un ricco collezionista, così com’è successo a lui, artista povero cresciuto a Bristol, diventato famoso e anche collezionista, è originale.
Un artista che sa rilanciarsi
Interessante è la metafora della caduta e la risalita. Dopo il tonfo della sua mostra di dipinti No love lost. Blue Paintings alla Wallace Collection di Londra nel 2009, gli ultimi scadenti risultati alle aste, compreso il teschio di diamanti di 50 milioni di euro mai venduto, con quest’operazione Hirst mostra i muscoli. Dopo le mucche, le pecore e chi più ne ha più ne metta, dà un segnale forte, ricomincia da capo. Anche se con poca umiltà e molta arroganza.
L’artista più versatile del mondo?
Statue giganti, statuette, cimeli vari, icone votive, reperti, monili. Pietre preziose, oro a volontà, marmi pregiati. La multidisciplinarietà e l’uso incredibile di materiali diversi ci cattura. Così come la mole impressionante di figure come sfingi, buddha, draghi, demoni, personaggi dei fumetti, e di fauna varia, serpenti, cani, teste di medusa, scimmie. Altrettanto affascinante è la rappresentazione della caducità dell’uomo con sculture funerarie, urne, teschi… Che fa molto Damien Hirst, ossessionato dalla morte.
FLOP
Sfarzo inutile e volgare
L’opulenza e i costi impressionanti hanno fatto storcere il naso a molti. In un momento politico, sociale ed economico complesso e travagliato come quello che stiamo vivendo a livello internazionale, la grande generosità autoreferenziale del collezionista François Pinault è un pugno in faccia. Dove finiranno tutte quelle opere e a che prezzi rimane un mistero.
Anche una cosa grande può essere debole…
Monumentalità e “gigantismo” non necessariamente fanno rima con qualità e potenza formale. Il David di Michelangelo è un capolavoro, il Puppy di Jeff Koons di fronte al Guggenheim di Bilbao è un divertissement.
Fake, ma anche plagio?
Molti, troppi riferimenti e scopiazzature di opere di altri artisti: Jeff Koons, Marc Quinn, Banksy… L’elenco è lungo.
Un problema di credibilità
La storia del ritrovamento è affascinante, ma in molti non ci credono. Too good to be true. E se molti non ci credono, il progetto è azzoppato.
Didascalico&scolastico
Manufatti di culture e religioni disparate, storie antiche, mescolanza di influenze egizie, romane, etrusche, greche sembrano uscire da un bignami. Brevi paragrafi per conoscere la storia dall’antichità ai nostri giorni. In una interrogazione, forse si sarebbe arrivati alla sufficienza.
– Daniele Perra
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