Altre 7 opere da non perdere al miart. Soprattutto dagli stand di contemporaneo
Mancano poche ore alla chiusura della settimana dell’arte milanese, mentre il Salone del Mobile scalda i motori. Immagini dagli stand, con una selezione di opere scelte per voi con una predilezione per i contemporanei.
Non era facile scegliere tra gli stand in questa ventiduesima edizione di miart: dopo la carrellata tra gli alfieri del moderno, ci siamo soffermati sulle tendenze più recenti, qui ampiamente rappresentate con sezioni dedicate, confronti e nei progetti On Demand. Abbiamo passeggiato per voi nei corridoi della fiera alla ricerca delle opere più interessanti e curiose. Ecco cosa è emerso dalla nostra selezione.
DON BROWN
Sadie Coles Gallery, Londra. Non è giovanissimo questo artista inglese nato nel 1962, ma che a miart si è presentato con un progetto veramente museale nel confronto tra la scultura classica e religiosa e soggetti laici. La “madonna” qui rappresentata è in realtà la moglie Yoko che si confronta con le sculture più astratte Plum, sempre dello stesso Brown, ma anche, nello stand, con l’Ettore e Andromaca di Giorgio De Chirico.
PAE WHITE
kaufmann repetto, Milano. Ci siamo seduti tutti sul lettone di Pae White da kauffmann repetto, nello stand composito che ha messo a confronto l’immaginario femminile ed intimo dell’artista nata nel 1963 a Pasadena California, con i lussuriosissimi arazzi della collega Judith Hopf nata a Karlsruhe nel 1969. L’effetto era quello della camera da letto di una adolescente un po’ vittoriana, ma a noi è piaciuto molto.
RUNO LAGOMARSINO
Francesca Minini, Milano. Svizzero di nascita, proveniente da Lund, classe 1977, ma residente tra il Brasile e San Paolo, Runo si presenta nello stand della galleria Milanese con Pierced by a ray of sunlight and suddenly it’s evening, un lavoro che riflette sulla società economicistica del presente mettendo in fila in una progressione melottiana, monete trafitte. In passato, nel 2016, la moneta era quella da un euro. Qui la serie continua con un conio brasiliano.
SALVATORE ARANCIO
Federica Schiavo, Roma. L’installazione in ceramica del giovane artista italiano nato a Catania nel 1974 e sotto i riflettori per l’invito di Christine Macel alla prossima Biennale di Venezia, nella mostra internazionale. Qui è in dialogo con Svenia Deininger, in una installazione nella quale “ci si può mettere anche la testa”. Provare per credere.
PIER PAOLO CALZOLARI
Marianne Boesky, New York. Certo non è giovanissimo, ma è uno splendido settantenne questo Calzolari che “buca lo schermo” e sicuramente lo stand della galleria americana in trasferta a Milano. Il Senza Titolo del 1988 non è freschissimo di produzione, ma con la brillantezza monolitica del rame che discende dal soffitto come un idolo contemporaneo si è guadagnato la nostra attenzione e quella anche dei visitatori.
CHIARA CAMONI
Spazio A, Pistoia. Piacentina del 1974 la Camoni si presenta con una scultura monumentale fatta di concrezioni naturali e frattali in terracotta refrattaria bianca che si sviluppano come un corpo vivo e pulsante sulla parete verticale dello stand della galleria toscana. Per un momento ti dimentichi di essere in fiera: sembra quasi di essere finiti in una foresta fantastica e anche un po’ aliena.
SINISA LABROVIC
Alberto Torri, Milano. Croato del 1965 è ben noto al pubblico del suo paese come un artista socialmente impegnato, un performer che concentra la propria pratica riflettendo sul ruolo dell’artista nella società, sulle dinamiche dei mass media e sull’impatto di questi strumenti sulle persone, soprattutto in Croazia. Questi pensieri sono evidenti in Apple il lavoro presentato nello stand della galleria di Alberto Torri, tra Milano e Bratislava.
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