Apre vicino a New York Magazzino. Intervista Giorgio Spanu e Nancy Olnick
Esporrà 400 opere di artisti dell’Arte Povera raccolte dall’italiano Giorgio Spanu e dalla moglie Nancy Olnick. In attesa dell’opening del 28 giugno ecco le prime immagini e le parole dei due collezionisti.
“Avevamo bisogno di trovare uno spazio vicino a casa e questa vallata dell’Hudson ci ha dato tanto. È la zona in cui abbiamo fatto crescere i nostri tre figli. Siamo sempre venuti qui a ricaricare le batterie dallo stress newyorkese… Quindi avevamo deciso che era tempo di ridare qualcosa indietro alla comunità locale con uno spazio che doveva servire a far conoscere e apprezzare l’arte italiana”.
Così i due collezionisti Giorgio Spanu e Nancy Olnick iniziano il racconto della loro avventura culminata sabato 24 giugno, con la preapertura press e vip del nuovo, attesissimo, spazio Magazzino, seguita da un rinfresco in grande stile al quale hanno partecipato artisti, curatori, critici e addetti ai lavori in una kermesse transgenerazionale, trionfo dell’arte italiana. C’erano, infatti, Paolo Canevari, Luisa Rabbia, Gian Maria Tosatti, Ornaghi&Prestinari, Germano Celant, Massimiliano Gioni e Cecilia Alemani.
OPERE E DIDATTICA
Il racconto della vicenda personale di Olnick e Spanu si intreccia inevitabilmente con quello di un’attenta ricerca condotta da anni: “avevamo iniziato a selezionare dei pezzi non più per una dimensione domestica, bensì di metrature più importanti e quindi ci voleva uno spazio adeguato”, raccontano ad Artribune. Fondamentale anche il background del luogo prescelto: “qui è nata la The Hudson School of Painting, il primo gruppo organizzato di pittura in America che ha permesso all’accademia americana di liberarsi dal gioco delle accademie francesi e inglesi”. Non manca una certa vocazione alla didattica che, continua Giorgio Spanu, già presidente del Consiglio Direttivo della Casa Italiana Zerilli Marimò, “avrà grande importanza anche a Magazzino. Ci interessa molto creare dei legami con le Università e con le varie scuole d’arte italiane e americane in modo da incoraggiare uno scambio con gli studenti. L’idea è quella di diffondere non solo le opere d’arte, ma anche la cultura italiana in generale”.
IL PROGETTO ESPOSITIVO
Con queste premesse lo spazio, disegnato dall’architetto spagnolo Miguel Quismondo in stile razionalista, con grandi aperture a vetro sulle pareti e soffitti secondo uno schema funzionale all’illuminazione naturale, ma anche a creare un dialogo costante tra il dentro e il fuori, accoglie non solo pezzi della collezione Spanu-Olnick (tra i quali segnaliamo “Amore e Psiche” del 1981 di Giulio Paolini, Art International (ritratto di Maximilian von Stein) del 1968 di Michelangelo Pistoletto e l’imponente scultura di Luciano Fabro Marmo colaticcio e seta naturale (Piede) del 1968-1970), ma anche una biblioteca con 5000 volumi sull’arte italiana. Si configura come una piazzetta interna che ospiterà incontri (si inizierà con il Festival Artecinema di Napoli e si proseguirà con la letteratura e la poesia) e una parte espositiva interamente dedicata alle mostre temporanee, adesso occupata dall’ultima generazione dei poveristi (Marco Bagnoli, Domenico Bianchi e Remo Salvadori) e ai quali seguirà la personale di Maria Lai, già presente ad Atene per Documenta.
TRUMP SECONDO SPANU
Per il momento lavorano a Magazzino, che aprirà ufficialmente al pubblico il 28 giugno, una dozzina di persone, ma “ci sono molte mansioni da ricoprire e penso che con gli interns e i volontari arriveremo tra le 15 e le 20 persone”, aggiunge Spanu. “Non abbiamo nessuna intenzione di mostrare l’Arte Povera competendo con i grandi musei, noi facciamo e faremo delle mostre che esprimono il nostro punto di vista. Non c’è un legame commerciale con le gallerie, naturalmente. Noi vogliamo semplicemente che questi artisti vengano conosciuti ed esposti di più in un luogo dove l’arte è altamente contemporanea e apprezzata, ma quella italiana è molto meno conosciuta”. Quali sono allora i valori che gli artisti poveristi con le loro opere potranno trasmettere alle nuove generazioni che si troveranno nei prossimi anni a frequentare questo spazio? “Il rispetto per la natura. Dagli alberi di Giuseppe Penone alla serie di Fibonacci di Mario Merz, tutti questi artisti erano molto rispettosi dell’ambiente. Oggi giorno c’è un gran bisogno di bonificare questo pianeta e non credo che ci sia strumento migliore dell’arte. Prima c’era anche un coinvolgimento politico molto forte. Insieme a questo, tutti gli artisti da Michelangelo Pistoletto a Jannis Kounellis, trasmettevano dei valori di umanesimo incisivi. E credo che noi dobbiamo tornare a difendere i valori della nostra cultura. Io non parlo quasi mai di politica ma la politica di Trump sul nostro pianeta è sbagliatissima. Dunque se il Presidente non se ne rende conto forse qualcuno dovrebbe dirglielo. E ho visto che ci sono degli artisti che ultimamente stanno mandando dei messaggi molto precisi”.
–Veronica Santi
Magazzino Italian Art
2700 Route 9
Cold Spring, NY 10516
+1 845 666 7202
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www.magazzino.art
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