Essere e osare. Luca Maria Patella a Firenze
Galleria Il Ponte, Firenze ‒ fino al 10 novembre 2017. Grafica, fotografia, video, installazione, performance e, naturalmente, acuto uso della parola scritta: accompagnata da un robusto catalogo, la nuova mostra dell’artista romano stimola appassionanti processi di decodificazione.
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Per il suo ritorno a Firenze, Luca Maria Patella (Roma, 1934) lancia un numero imprecisato di “sfide” agli osservatori. Curata da Alberto Fiz e scelta come avvio della nuova stagione espositiva della Galleria Il Ponte, per i cui spazi è stata concepita, la mostra NON OSO / OSO NON essere conduce nell’universo dell’artista, storicamente svincolato da regole interpretative univoche, attraverso fotografie sperimentali, film-opera – come Terra animata (1965-67), una “key-work in the history of Land-art” – lavori site specific e una selezione di “opere significanti”. Si penetra in questa pluralità di stimoli e visioni – cui vanno a sommarsi le performance Campanaro e Nuda, salvo che involta in un drappo sanguigno leggeramente, svoltesi in occasione dell’opening ‒ dopo aver oltrepassato una sorta di “barriera fisica”. A definirla è lo stretto passaggio tra l’ingresso e la principale sala espositiva, marcato dai Profili del Duca di Montefeltro a tutt’altezza, a loro volta posti in relazione con le riproduzioni marmoree dei Duchi di Urbino di Piero della Francesca ‒ oggi alla Galleria degli Uffizi – nei due Vasi Fisiognòmici. Da questo punto in poi, nell’intensificarsi di un abbraccio che cinge Dante, Diderot e Duchamp, fra riferimenti di natura astronomica, rimandi alla chimica strutturale ed echi di psicologia analitica, il visitatore acquisisce la consapevolezza di “essere preda” dei tentacoli delle immagini e della lingua. Quest’ultima, in particolare, passo dopo passo, svela un inesauribile vigore, tra “capricci”, ambivalenze e insidie lessicali.
‒ Valentina Silvestrini
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