Il giardino onirico di Matteo Nasini. A Roma
Operativa Arte Contemporanea, Roma ‒ fino al 3 febbraio 2018. Una mostra “invasiva” di architettura minimale, arricchita da elementi sonori e aperta sulla dimensione onirica. Un giardino sui generis, metafora del rapporto fra l’individuo, lo spazio esterno e la dimensione interiore.
Il giardino come simbolo dell’interiorità umana, spazio avvolto nel silenzio dove tracciare esclusivi percorsi interiori e abbandonarsi al piacere della rêverie. Matteo Nasini (Roma, 1976) costruisce un’installazione architettonica, sonora, concettuale, che integra l’idea del giardino zen con l’architettura contemporanea. Materiali primitivi, come il legno e il ferro, formano la struttura di questa installazione diffusa, interamente rivestita di lana colorata, metafora di una vegetazione immaginifica e preistorica, e di città ingombre di grattacieli. In mezzo, i Dream portraits, possibili manufatti di una civiltà forse esistita, forse sognata.
Elemento portante dell’opera, il suono, ricavato dal tracciato dell’attività cerebrale nelle ore del riposo. Paesaggio sonoro arricchito da quei manufatti realizzati seguendo il tracciato delle medesime onde cerebrali. In tal modo, lo spazio si fonde con il tempo, e questi con l’universo onirico.
‒ Niccolò Lucarelli
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