La Fondazione San Patrignano presenta a Milano la sua collezione di arte contemporanea
La mostra WORK IN PROGRESS porta a Milano la Collezione di Arte contemporanea di San Patrignano, un progetto che parla di generosità e buone pratiche e che guarda al futuro.
La comunità di San Patrignano, fondata nel 1978 dal riminese Vincenzo Muccioli, opera da sempre nel segno di un principio di generosità che da quarant’anni guida le attività assistenziali e formative del centro, finalizzato all’accoglienza e alla riabilitazione di ragazzi tossicodipendenti; questo stesso principio ora si impone come criterio fondante della nuova Collezione di Arte Contemporanea della Fondazione, esposta alla mostra WORK IN PROGRESSpresso gli spazi della Triennale di Milano.
La collezione si configura quindi come l’esito di un iniziale gesto di altruismo, ovvero il lascito dell’imprenditore Carlo Traglio, fautore di una prima donazione in cui compaiono i nomi anche di Julian Schnabel, Nicola De Maria, Enzo Cucchi, Sandro Chia, Ettore Spalletti e Velasco Vitali…
Questo primo nucleo di opere ha incentivato la Fondazione a procedere in un progetto ambizioso: investire nell’arte come bene rifugio a cui attingere nell’eventualità di un futuro investimento o finanziamento a sostegno della comunità. Un vero endowment ereditato dal modello anglosassone, permetterà infatti a San Patrignano di godere di un fondo patrimoniale spendibile in caso di necessità, alimentato dalle libere donazioni di artisti, collezionisti privati e gallerie.
VALORIZZARE UN PATRIMONIO
Nelle idee di Letizia Moratti, co-fondatrice della comunità, e di Clarice Pecori Giraldi, che della collezione avrà la responsabilità del coordinamento culturale, la valorizzazione delle opere è un elemento centrale del progetto, che non si risolve unicamente nella creazione di una riserva patrimoniale. La Fondazione intende catalizzare attorno alla collezione le energie migliori tratte dai campi dell’arte, dell’architettura e della politica per garantire alla collettività la piena fruizione di questa eterogenea raccolta. In tal senso fondamentale è stato l’incontro con un altro riminese, il sindaco Andrea Gnassi, il quale, nel generale impegno dell’amministrazione comunale di riqualificare l’offerta artistica e culturale della città, ha messo a disposizione ben due degli spazi più prestigiosi e storicamente rilevanti di Rimini, il duecentesco Palazzo dell’Arengo e il trecentesco Palazzo del Podestà, come sede definitiva della collezione a partire dal 2019, affidando l’incarico del riadeguamento funzionale allo studio di Luca Cipelletti.
RIMINI SEDE DELLA COLLEZIONE
Questo sodalizio fra pubblico e privato è uno dei punti più interessanti dell’iniziativa: su questa scelta si fonda la sfida di una città che porta avanti il tentativo di superare la sua tradizionale identità di meta balneare, per proporsi di attrarre non più soltanto il turismo di massa che affolla le spiagge della riviera adriatica. Una visione indubbiamente di ampio respiro e che guarda al futuro, quella di Gnassi, che, riservando alla collezione di San Patrignano i citati palazzi nella centralissima Piazza Cavour, si fa interprete dell’esigenza di rinnovamento urbano e culturale.
Allo stesso tempo la comunità di San Patrignano realizza compiutamente la propria vocazione di ente benefico che da sempre guarda all’artigianato e all’arte quali preziose risorse per i ragazzi, i quali possono incanalare le proprie capacità espressive in diverse attività tra pittura, intaglio, lavorazione dei materiali e tessitura, apprendendo un sapere tecnico da spendere al di fuori della comunità. Formazione e riscatto sociale sono dunque obiettivi concreti della Fondazione, perseguiti con l’appoggio di numerosi professionisti del design e dell’artigianato, e oggi questi stessi valori legati alla bellezza, ma anche alla sua cura, si rispecchiano nel progetto della Collezione e del futuro Museo di Arte contemporanea di Rimini.
SINERGIE TRA PUBBLICO E PRIVATO
La sinergia tra pubblico e privato, la sostenibilità del modello economico adottato, la decisione di puntare sull’arte come bene patrimoniale, ma con l’impegno di valorizzare e rendere disponibile a tutti la collezione, sono aspetti che concorrono a definire un’iniziativa unica nel suo genere in Italia.
La raccolta andrà ampliandosi nel tempo, aprendosi a nuovi contributi e donazioni, e perciò ci si trova realmente di fronte ad un notevole work in progress, titolo tra l’altro della mostra che la vede ora esposta alla Triennale di Milano. Transitorietà e mutevolezza si impongo come carattere distintivo della collezione, che ha la particolarità di non essere il frutto di una selezione studiata da un unico individuo, ma al contrario di essere il risultato di uno spontaneo avvicinamento da parte di artisti e collezionisti. Una forza centripeta, si potrebbe dire, muove dall’esterno energie, idee e opere in direzione di un unico progetto tenuto insieme dall’azione e dall’interesse di numerosi individui. Fra le opere in mostra in Triennale non mancano artisti della scena milanese, da Alessandro Busci con San Siro rosso (2017), a Luca Pignatelli, presente nella collezione con due opere, Astratto (2014) e la monumentale opera Persepoli (2017), passando per Alberto Garutti e Silvio Wolf, così come grandi nomi del panorama nazionale e internazionale, dal già citato Schnabel a Agnes Martin, insieme a Kentridge, Mitoraj, Pistoletto, Isgrò, Paladino e molti altri.
– Giulia Kimberly Colombo
Milano // fino al 2 aprile 2018
WORK IN PROGRESS – Collezione di Arte contemporanea della Fondazione San Patrignano
La Triennale di Milano
Viale Emilio Alemagna 6, 20121 Milano
www.triennale.org
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