Adottart, a Roma l’arte contemporanea adotta il Rione Esquilino trasformandolo in museo diffuso
Nel Rione Esquilino, un’associazione culturale progetta un museo diffuso in cui opere d’arte contemporanea entrano in dialogo con le botteghe storiche del quartiere, riflettendo sul valore della tradizione e della valorizzazione. Ecco il progetto
Un museo a cielo aperto, diffuso tra le trame di un quartiere in cui storia, tradizione, bellezza, multiculturalità, potenziale (ancora) inespresso e degrado si stratificano dando vita a contraddizioni estetiche che l’arte contemporanea sottolinea e allo stesso tempo vuole superare. Adottart è l’iniziativa che il 13 aprile animerà lo storico e multietnico rione Esquilino di Roma attraverso il coinvolgimento di chi, nel quartiere, vive e lavora tutti i giorni.
IL PROGETTO
Nelle botteghe, tra i monumenti, alle finestre e sulle porte dell’Esquilino troveranno posto le opere degli artisti di Arco Di Gallieno, associazione che promuove il progetto. Gli artisti invitati – Antonella Albani, Clara Casoni, Stefania Fabrizi, Mark Kostabi e Tony Esposito, Samantha Iovenitti, Massimo Livadiotti, Leonella Masella, Lucilla Monardi ed Elena Pinzuti – adotteranno un sito del quartiere, intervenendo con opere che creeranno una relazione con il luogo, con il suo tessuto economico e con la sua storia, dando così vita a un vero e proprio museo diffuso. Le botteghe storiche e i siti coinvolti sono Mercato Esquilino Settore Merci Varie, Radisson, Coltelleria Prezioso, Scatola Sonora, Flowers and Fruit, Libreria Buzzoli, Slow Food, Olive Dolci e Wine Art. “Come associazione, da un lato c’è la necessità di porre un freno all’evidente degrado del quartiere, all’impoverimento del tessuto sociale nato dalla crisi di alcune specifiche attività commerciali”, racconta ad Artribune Franco Cenci, ideatore di Adottart. “Dall’altro, per gli artisti, c’è il bisogno di associarsi, di interagire, di collaborare e trovare in questa collaborazione una nuova identità”. Ma in che modo il quartiere ha recepito il progetto? “Il quartiere è assolutamente ricettivo”, continua Cenci, “le botteghe e le attività commerciali a cui per lo più è rivolto il nostro progetto hanno offerto immediatamente la loro disponibilità e la collaborazione è stata molto positiva. Semmai è la burocrazia che si oppone spesso a qualsiasi intervento sul territorio in nome di norme che imbavagliano e irretiscono gli sforzi dell’artista”.
UN MUSEO DIFFUSO
Così, tra botteghe storiche a conduzione familiari e artigianali, faranno “irruzione” pacifica le opere d’arte contemporanea, nate proprio dalle sinergie e dal feeling innescati tra gli artisti e i commercianti e abitanti del quartiere. “L’idea è quella di creare un museo diffuso nel quartiere, in cui le opere possono essere cercate ma anche scoperte casualmente girando per il rione”, spiega Cenci. “Con le prime edizioni di Adottart, nelle botteghe hanno trovato posto opere pittoriche tradizionali, fotografie e installazioni. Il progetto che inizialmente prevedeva la partecipazione degli artisti dell’associazione, si è subito aperto anche ad artisti non residenti nel quartiere. Quello che si chiede all’artista è che l’opera realizzata sia frutto di una partecipazione emotiva con lo spazio in cui si è ospitati. E che l’opera permanga nel luogo, ovviamente in accordo con negozianti e proprietari”.
NUOVA LINFA ALL’ESQUILINO
Sembrerebbe non arrestarsi quindi l’ondata di rinnovamento culturale che negli ultimi anni sta vedendo protagonista l’Esquilino, rione perennemente in bilico tra ripresa e degrado, illegalità e bellezza dei tesori artistici e architettonici che racchiude, dall’antichità fino all’evo moderno. Eppure, tra mille difficoltà oggettive – spesso di natura burocratica –, non mancano la volontà e l’interessamento da parte di enti pubblici e privati di investire risorse ed energie nella valorizzazione del quartiere. Basti ricordare il progetto di riqualificazione che ha interessato il palazzo che ai primi del Novecento ospitava l’Ufficio d’Igiene e dove il prossimo 19 aprile verrà inaugurata la sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, o della grande mostra monografica dedicata a Gian Lorenzo Bernini, conclusasi lo scorso febbraio alla Galleria Borghese, che ha visto protagonista la statua di Santa Bibiana, custodita nell’omonima chiesa del rione romano. Dopo il restauro e l’esposizione al museo, grazie all’intervento dell’Associazione di promozione sociale Piazza Vittorio, il capolavoro berniano è tornato sull’altare maggiore della chiesa di Santa Bibiana rispettando la posizione in cui originariamente era stato concepita dallo scultore, ovvero con una rotazione di circa 30° della base della statua. A queste iniziative, poi, si aggiunge la più recente notizia del restauro che interesserà l’edificio dell’ex Zecca – di proprietà del ministero del Tesoro e attualmente in stato di degrado –, che diventerà la sede del Museo della Zecca di Roma.
– Desirée Maida
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