Sulla spiaggia con Picasso. A Venezia
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia ‒ fino al 7 gennaio 2018. Il calendario espositivo della sede veneziana inaugura con una mostra raccolta ma densa di fascino: poco meno di quindici opere ‒ fra cui una scultura in arrivo a settembre ‒ legate a uno dei soggetti cardine della poetica picassiana. Le bagnanti scultoree e sensuali che fungono da antidoto all’orrore di una guerra ormai certa.
Nei giorni in cui si festeggia l’anniversario della nascita di Peggy Guggenheim, l’istituzione veneziana che fu la sua dimora presenta al pubblico agostano una mostra-gioiello. Allestita nelle Project Rooms inaugurate pochi mesi fa dalla monografica di Rita Kernn-Larsen, Picasso. Sulla spiaggia estrapola dalla sconfinata produzione dell’artista catalano un tema peculiare, lungo una linea del tempo straordinariamente ridotta e, in quanto tale, intrigante.
Il racconto visivo affonda le radici nel 1937, vero e proprio turning point sullo sfondo della storia artistica e personale di Pablo Picasso (Malaga, 1881 ‒ Mougins, 1973): l’inesorabile ombra della guerra civile spagnola si stava allungando non soltanto sul territorio iberico, ma sull’Europa intera, precorrendo lo scoppio di un secondo conflitto mondiale altrettanto implacabile, mentre, sul fronte creativo, la ricerca di Picasso lambiva le linee dell’astrazione, immergendosi una volta di più nelle acque del disegno, della pittura e della forma plastica per uscirne impregnata di colore, incisività e nuova consapevolezza.
In bilico fra la separazione da Olga e la presenza di Marie-Thérèse e Dora Maar, Picasso decide di concentrare il suo sguardo sulla figura della bagnante, già protagonista di un olio su tela datato 1930 e di una serie di lavori realizzati negli Anni Venti, scegliendo le prime settimane del febbraio 1937 come cornice temporale adatta a uno sforzo di spensieratezza, a dispetto delle fitte nubi che si addensavano all’orizzonte della Storia.
UNA SETTIMANA INTENSA
In poco più di una settimana, l’artista catalano dà vita a un racconto per immagini che insegue la chimera di una stagione passata ‒ l’estate ‒ e che agisce da premonizione nei confronti di un futuro imminente.
I tre dipinti attorno a cui gravita la mostra ‒ inserita nel ciclo espositivo internazionale Picasso Méditerranée ‒ prendono forma in pochi giorni: il 10 febbraio, Picasso conclude Donna seduta sulla spiaggia, oggi in prestito dal Musée de Beux Arts di Lione; Sulla spiaggia ‒ la tela proveniente dalla Collezione Peggy Guggenheim, molto cara alla mecenate ‒ risale al 12 febbraio, mentre Grande bagnante con libro, custodita presso il Musée national Picasso di Parigi, chiude un ammaliante cerchio pittorico il 18 febbraio. Tutt’attorno trova spazio una galleria di disegni preparatori, selezionati dal curatore Luca Massimo Barbero per ultimare il mosaico di un iter creativo che supera la contingenza del soggetto, evocando intuizioni, rimandi, ripensamenti e, ancora una volta, segni premonitori di un varco aperto verso qualcos’altro.
TRA SPENSIERATEZZA E ORRORE
Disegno, pittura e scultura sembrano raggiungere il proprio punto di equilibrio in Sulla spiaggia, al pari dei tre livelli compositivi che definiscono la struttura dell’opera: le due bagnanti ‒ tramutate in forme fuori forma, nel solco di un afflato scultoreo impeccabile ‒ sono adagiate su una spiaggia monodimensionale; alle loro spalle, il mare di un azzurro intenso si spartisce la tela con il cielo e, oltre la linea netta dell’orizzonte, emerge una testa, estranea eppure intrisa di familiarità, che osserva la scena. Senza cedere terreno, disegno, pittura e scultura accolgono la fluidità della linea astratta, in un andirivieni tra ciò che è stato e ciò che accadrà. Proprio come il ricordo dell’estate, della spiaggia, di un tempo felice, già incrinato da un presente a tinte fosche e linee perentorie. Le stesse che incidono l’acquatinta Sueño y mentira de Franco, prodromo della tragedia di Guernica.
‒ Arianna Testino
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