Quando Gabriele Basilico fotografava gli emiliani in balera. Una mostra a Milano
Cominciò tutto con un lavoro per una rivista. Poi diventò una passione. Gabriele Basilico fotografò la gente dell’Emilia Romagna nei luoghi della musica e del ballo. E a Milano arriva una mostra…
Sono le immagini delle grandi metropoli del mondo ad averlo reso celebre. Le architetture sontuose o degradate, le periferie di cemento o i paesaggi di rovine, i porti e i grattacieli, i possenti agglomerati industriali e i relitti di fabbriche, le vallate antropizzate, tra costruzioni urbane e fazzoletti di verde, le chiese, le città-trincea ai tempi delle bombe, e quelle del progresso, disegnate da volumi svettanti e skyline di luci artificiali. Tutto nelle declinazioni tonali di un bianco e nero assoluto, divenuto cifra estetica ed esistenziale.
È questo l’universo di Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013), così come lo si celebra, nell’Olimpo dei maggiori fotografi del Novecento. Decisamente meno noto è il suo sguardo da sociologo e antropologo, da studioso dei costumi, delle abitudini collettive e dell’immaginario di massa. Da amante del pop, nella sua forma più genuina e schietta. Volti, corpi, sorrisi, arredi, gesti, dettagli: la figura umana nel suo contesto quotidiano. Eppure, Basilico, è stato anche questo. Osservatore attento e ispirato, rapito dal ritmo caldo delle cose qualunque e degli spazi comuni, quand’è ora dello svago e della leggerezza.
VITA DA BALERA. L’EMILIA E LE FOTO IN PISTA
Nel 1978 fu invitato dal mensile di informazione Modo a compiere un’analisi fotografica del mondo delle balere e delle discoteche, in Emilia Romagna. Luoghi di provincia, in cui la musica era disimpegno, spensieratezza e rito collettivo, negli anni dell’exploit di John Travolta, da un lato, e di Raoul Casadei, dall’altro. Il liscio e la disco dance. Locali come il Club 501 di Gualtieri, il Marabù di Sant’Ilario d’Enza, il Picchio Rosso di Formigine. E tacchi, minigonne, papillon, lustrini, luci strobo, divanetti appartati e piste affollate, casquet, piroette, baci furtivi, jeans a zampa, chiome cotonate: un teatro di giovanissimi, adulti, anziani, principianti e ballerini navigati, trasformati in presenze attoriali al centro dell’immaginario set. Bianco e nero, come d’abitudine, per una galleria di scatti pittorici, autentici, intensi.
E fu talmente stimolante, per lui, che la ricerca proseguì autonomamente, negli anni. Una prima mostra la allestì nel 1980 la Galleria Civica di Modena, e sempre qui, a novembre 2013 – pochi mesi dopo la scomparsa dell’artista – una selezione di quel lavoro venne riproposto, per celebrare il legame fra il maestro e il territorio.
Già nel 2007, però, la Galleria Jarach di Venezia aveva recuperato e riproposto quegli scatti, nell’ambito di una doppia personale di Basilico e Massimo Vitali dal titolo Disco to disco.
IN MOSTRA DA MARRAS
Oggi arriva un nuovo appuntamento, a cura di Francesca Alfano Miglietti, con la collaborazione dello Studio Basilico. Siamo a Milano, da NonostanteMarras, il concept store dello stilista Antonio Marras dedicato alle contaminazioni creative e culturali. Una maniera intelligente di esplorare le evoluzioni del costume, attraverso lo sguardo di un grande poeta dell’immagine fotografica e lungo i sentieri di una storia tanto curiosa quanto satura di ‘normalità’.
Ad accompagnare l’esposizione il già noto volume Dancing in Emilia, pubblicato nel 2013 da Silvana Editoriale, con testi di Silvia Ferrari, Gustavo Pietropolli Charmet, Gabriele Basilico, Giovanna Calvenzi e una conversazione del 2007 tra lo stesso Basilico e Massimo Vitali.
Helga Marsala
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