La fotografa Letizia Battaglia tra le donne più rappresentative del 2017 per il New York Times
Il giornale statunitense ha selezionato 11 profili di donne internazionali di cui hanno raccontato la storia nella rubrica “Saturday Profile”. E tra i personaggi più rappresentativi del 2017, spicca anche il nome della fotoreporter italiana Letizia Battaglia
Politiche, attiviste, ultracentenarie, poetesse, spesso ai margini e dalle vite difficili, eppure con grande carisma. Sono queste le donne alle quali il New York Times nel 2017 ha dedicato un approfondimento in Saturday Profile, rubrica che dal 2002 racconta le storie di personaggi che vivono in diversi paesi del mondo e che, sebbene abbiano “condotto vite interessanti e fatto cose straordinarie”, non sono noti al pubblico statunitense. Quest’anno il giornale ha scelto di selezionare, tra le personalità protagoniste della rubrica, undici donne le cui storie sono state reputate tra le più rappresentative del 2017. E secondo il NYT, una delle donne dell’anno è la fotoreporter italiana Letizia Battaglia.
LETIZIA BATTAGLIA RACCONTATA DAL NEW YORK TIMES
A Sicilian Photographer of the Mafia and Her ‘Archive of Blood’ è il titolo dell’articolo che lo scorso 7 luglio il NYT ha dedicato a Letizia Battaglia (Palermo, 1935), un profilo redatto da Elisabetta Povoledo e corredato delle immagini di Gianni Cipriano. Della fotoreporter siciliana vengono raccontate la vita, il suo lavoro di giornalista e soprattutto l’attività di fotografa, iniziata all’età di 40 anni per il quotidiano palermitano L’Ora, diventando da quel momento la “fotografa della mafia”. Erano gli anni Settanta, e a Palermo era in corso quella che sarebbe passata alla storia come la “seconda guerra di mafia”. Per oltre un decennio, per le strade del capoluogo siciliano si sono susseguiti centinaia di omicidi di mafiosi, politici, forze dell’ordine, e Battaglia arrivava sempre prima di tutti gli altri sul luogo del delitto, con l’immancabile macchina fotografica. “A volte guardo le mie foto e dico: ero lì dentro. Tre persone uccise. Le guardo e penso: che orrore, tre persone assassinate”, ha raccontato la fotografa al NYT. Ma nonostante l’orrore, la paura e le intimidazioni ricevute, Letizia Battaglia decide di scendere in campo in prima persona per lottare contro la mafia, proprio attraverso la fotografia. Nel 1979, allestisce nella piazza di Corleone una mostra con fotografie di grandi dimensioni raffiguranti tutte le vittime della mafia, e negli anni Ottanta è tra i più attivi sostenitori della cosiddetta “primavera palermitana”, movimento che vide la partecipazione di migliaia di siciliani, impegnati in iniziative sociali, politiche e culturali contro la mafia. “Ho fatto mostre contro la mafia, a Palermo, per le strade, a Corleone. Avevo paura”, continua Battaglia. “All’epoca mi è stata offerta la scorta, ma l’ho rifiutata perché avrei perso la mia libertà. Era troppo importante. Sentivo il dovere di continuare, il dovere di non avere paura”.
LE RETROSPETTIVE E IL CENTRO INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA
Gli ultimi due anni sono stati particolarmente intensi per Letizia Battaglia, che è stata protagonista di due grandi retrospettive – Anthologia ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo e Per Pura Passione al Maxxi di Roma –, che attraversano l’intera carriera della fotografa, fatta non solo di scatti di mafia ma anche di ritratti che mostrano tutte le sfumature della Sicilia: i poveri, i nobili, i pazienti degli ospedali psichiatrici, gli intellettuali, le donne. Ma soprattutto, il 2017 ha visto per Letizia Battaglia la realizzazione del suo più grande sogno: l’apertura a Palermo del tanto desiderato Centro Internazionale di Fotografia, inaugurato ai Cantieri Culturali lo scorso 16 novembre e di cui vi abbiamo raccontato la storia in questo articolo.
LE ALTRE DONNE DELL’ANNO
Letizia Battaglia è l’unica donna artista presente nella classifica del NYT, ma non è l’unica italiana. Tra i profili più interessanti, infatti, è anche quello di Emma Morano, la ultracentenaria piemontese scomparsa lo scorso aprile all’età di 117 anni. La maggior parte delle altre donne sono attiviste che combattono contro il fondamentalismo politico dei loro paesi – come Manal al-Sharif e Sinta Nuriyah – e che hanno denunciato gli abusi subiti dagli uomini, come l’attivista Henda Ayari e il ministro svedese Margot Wallstrom. Altro personaggio che si batte per i diritti delle donne è Alice Schwarzer, mentre Maryam Sharif e Sinta Nuriyah hanno alle spalle storie familiari e politiche che hanno segnato le loro vite. Qui è possibile visionare la classifica del NYT.
– Desirée Maida
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