Francis Bacon
(Dublino, 28 Ottobre 1909 – Madrid, 28 Aprile 1992)
Pittore irlandese, FRANCIS BACON è celebre per la pittura della Figura piuttosto che figurativa. Bacon infatti scinde il figurativo, ovvero la rappresentazione della Figura che abbraccia-, dal figurativismo in senso illustrativo e narrativo dal quale invece si dissocia. «È vero che ci sono molti capolavori con più figure ed è ovvio che ogni pittore desidera dipingere quadri con più immagini. Ma il racconto che subito intreccia una figura all’altra, elimina ciò che la pittura dovrebbe fare da sola. È molto difficile ma un giorno o l’altro qualcuno riuscirà a mettere diverse figure sulla stessa tela». Nelle sue opere Bacon utilizza tondi, parallelepipedi e cubi che hanno sia un valore isolante sia un valore dinamico in rapporto alla Figura, che dal suo canto realizza all’interno della pista tracciata dal pittore. Bacon è celebre anche per l’innovazione nella campitura monocroma che fa da fondo e la Figura dove entrambe coesistono sullo stesso piano ravvicinato; è stato anche Autore di trittici di cui permane l’elemento che lega i personaggi isolati delle tele, come nel trittico che ha per soggetto l’amico nonché nipote del fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud, Lucian Freud, che l’artista incontra durante gli anni a Soho. Maestri e colleghi di quella che prenderà il nome della Scuola di Londra. Pittore colto, legge autori come Dostoevskij, Eschilo, Baudelaire, Proust, Freud, Joyce, Berlin, Nietzsche, Tolstoj, Conrad, Eliot, Yeats, Pound, Bataille, Beckett e Shakespeare, fonti letterarie che l’artista definisce “atmosfere” e “congegni di immagini” per i suoi dipinti.
Biografia di Francis Bacon
Francis Bacon nasce il 28 ottobre del 1909 in Lower Baggot Street, figlio di un allenatore di cavalli da corsa e presunto discendete del filosofo elisabettiano suo omonimo. Nel 1924 la sua famiglia si trasferisce a Cheltenham, dove Bacon studia al collegio Dean Cloe School, che frequenta solo per due anni. Nel 1926 il padre lo caccia di casa dopo aver scoperto il figlio indossare la biancheria della madre; e, nello stesso anno, il giovane parte per Londra. Bacon si avvicina da autodidatta all’arte all’età di sedici anni, iniziando con disegni e acquerelli «Io non ho avuto nessuna educazione e ho semplicemente lavorato nella fattoria di mio padre vicino Dublino e, quanto ai quadri, sapevo appena che esistevano, ma da quando me ne sono andato da casa, ho visto molte riproduzioni e ne sono rimasto affascinato».
Nel 1927 soggiorna a Berlino per due mesi e, successivamente, parte per Parigi. Qui incontra la pianista Yvonne Bocquentin che lo ospita nella sua casa a Chantilly e gli insegna il francese. Durante il periodo parigino guarda le mostre di Picasso, Picabia, de Chirico e Soutine. Verso la fine del 1928 ritorna a Londra e in seguito, intorno alla metà degli Anni ’50, segue l’amante Peter Lacey a Tangeri. Nella città marocchina i due non sono costretti a nascondere la propria omosessualità. Nonostante la libertà Bacon soffre la relazione dal gusto sadomasochista con Lacey, dalla quale esperirà il tormento e l’angoscia in alcune opere come The Pope del 1958.
Lavoro di Francis Bacon
Nel 1930 Francis Bacon allestisce nel suo studio al 17 di Queensberry Mews West, South Kensington, una mostra di mobili disegnati da lui; nell’agosto dello stesso anno la rivista The Studio presenta i suoi progetti nell’articolo 1930 Look in British Decoration. Tra i suoi mecenati si ricordano il pittore post-cubista australiano Roy de Maistre – con cui collabora ad un’altra mostra a Queensberry Mews, esponendo dipinti e tappeti – e Eric Hall, con il quale comincia una relazione intima che durerà quindici anni.
Dopo alcuni anni lascia la professione di designer d’interni per dedicarsi completamente alla pittura. Nel 1933 si trasferisce al 71 Royal Hospital Road e dipinge il suo primo quadro Crucifixion (Crocifisso), opera riprodotta nel libro di Herbert Read Art now; nello stesso anno partecipa ad una mostra collettiva presso la Mayor Gallery. Nel 1934 organizza una personale che non riscuote successo e, deluso, distrugge gran parte delle opere prodotte durante la giovinezza.
Nel 1945 la Galleria Lefevre espone tre quadri che destano la curiosità della critica: Three Studies for Figures at the Base of a Crucifixion (Tre Studi per figure alla base di una Crocifissione), Figure in a Landscape (Figura in un paesaggio) e Figure Study II (Studio di Figura II).
Nonostante il titolo Three Studies for Figures at the Base of a Crucifixion
i soggetti si ispirano alle Furie dell’Orestea di Eschilo, tema che sarà poi ripreso nel 1981 con il Triptych Inspired by the Oresteia of Aeschylus (Trittico Ispirato all’Orestea di Eschilo).
Dai titoli delle opere si intuisce la poetica artistica di Bacon, che consiste come egli stesso dichiara nell’evitare che «il contenuto prevalga sul colore». Perfino nelle Crocifissioni non desidera mostrare l’avvenimento storico ma piuttosto il fatto, che chiama appunto «matter of fact». A questi tre capolavori segue nel 1946 Painting (Pittura 1946). La composizione inizialmente prende spunto da un uccello posato su un campo per poi divenire altro, un’apertura del sentimento, come dichiara Bacon in una intervista del 1966 con il critico d’arte David Sylvester «Stavo cercando di far calare un uccello su un campo[…], ma improvvisamente le linee che avevo disegnato suggerivano qualcosa di completamente diverso, e da questa suggestione è nata questa immagine. Non avevo intenzione di fare questa foto; Non ci ho mai pensato in quel modo. Era come un incidente continuo che si sovrapponeva all’altro. Improvvisamente ha suggerito un’apertura verso un’altra area del sentimento». Un altro riferimento si ritrova nel sorriso della figura che richiama al Gatto del Cheshire, figura fiabesca che appare in Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll. Dopo la vendita dell’opera a Erica Brausen, Bacon parte per la Costa Azzurra dove trascorre gran parte dei suoi anni bevendo e giocando d’azzardo. Nel 1949 all’ Hanover Gallery di Londra tiene la sua prima personale. Tra tutte le opere, quella che desta maggior scalpore è Head VI ispirato al Ritratto di papa Innocenzo X di Velázquez, che egli definisce «uno dei più grandi ritratti che siano mai stati eseguiti» e «un’opera da cui sono sempre stato ossessionato». Nel 1953 tiene una personale alla Durlacher Brothers di New York.
Nel 1962 la Tate Gallery di Londra organizza un’ampia retrospettiva (mostra che con alcune modifiche fece il giro di svariate città europee). L’evento che consacra Bacon al pari dei suoi contemporanei britannici è però funestato dalla morte del suo amante Peter Lacy, al quale dedica Landscape near Malabata e Tangier. Nel 1963 incontra George Dyer, che diventa il soggetto ricorrente delle opere degli anni ‘60.
Tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80 la pittura di Bacon sembra calmarsi: infatti dipinge alcuni paesaggi e ritratti dai colori tenui, come Landscape 1978, A Piece of Waste Land 1982, Three Studies for a Portrait of John Edwards 1984.
Morte Francis Bacon
Nel 1989 Bacon subisce un delicato intervento chirurgico e gli viene rimosso un rene canceroso. Nel 1992 intraprende un viaggio per Madrid con il nuovo amante spagnolo conosciuto nel 1987, ma a pochi giorni dall’arrivo viene portato d’urgenza in clinica. Colpito da un infarto, l’artista muore il 28 aprile del 1992 .
Scritti su Francis Bacon
Nell’opera monografica di Gilles Deleuze Francis Bacon Logica della sensazione del 1981, il filosofo tratta in un capitolo de «la carne macellata» come oggetto della Pietà di Bacon: «La carne macellata non è carne morta, essa ha conservato tutte le sofferenze e ha preso su di sé tutti i colori della carne viva. Tanto colore convulso e vulnerabilità, ma anche affascinante invenzione, colore e acrobazia. Bacon non dice pietà per le bestie, ma ogni uomo che soffre è carne macellata […] Il pittore è un macellaio, certo, ma egli sta nella sua macelleria come in una chiesa, con la carne macellata come Crocifisso». Deleuze traccia i tre elementi fondamentali della pittura di Bacon: struttura, figura e contorno, con quest’ultimo elevato rispetto agli altri come elemento autonomo che vediamo nel tondo, zoccolo, pozzanghera, letto e poltrona. Tutti convergono nel colore ed è proprio il colore ad evidenziare il rapporto e la modulazione tra gli altri elementi, come si vede in Three Studies for a Crucifixion del 1962.
Francis Bacon, Three Studies for a Crucifixion, 1962 – Solomon R. Guggenheim Museum, New York – © The Estate of Francis Bacon – DACS-VEGAP, Bilbao, 2016
Del 1955 è l’olio su tela Study for Portrait II, facente parte della serie di sei ritratti completati dopo aver visto quell’anno la maschera mortuaria del poeta inglese, pittore e incisore William Blake al National Portrait Galleria a Londra.
«Per Bacon non c’è teschio. La testa è disossata, più che ossea; eppure non è affatto molle, bensì soda. La testa è carne viva, e persino la maschera non è funebre, ma una massa di carne compatta distinta dalle ossa, come emerge dagli studi per un ritratto di William Blake. La testa personale di Bacon è carne abitata da un bellissimo sguardo senza orbite» Continua Deleuze. Nel capitolo dal titolo Atletismo scrive «La Figura è il corpo, e il corpo ha luogo nello spazio cinto dal tondo. Ma il corpo […] compie uno sforzo su sé stesso per diventare Figura». Lo “sforzo” di cui parla Deleuze sono ad esempio le urla delle figure di Bacon e il corpo contratto in Figure standing at a washbasin (1976). Ma cos’è lo sforzo? Deleuze chiarisce: «E il grido, il grido di Bacon, è l’operazione attraverso cui l’intero corpo fugge dalla bocca. Tutte le spinte del corpo. La vaschetta del lavandino è un luogo, un contorno, ossia una ripresa del tondo. […] Il contorno assume dunque una nuova funzione, poiché non delimita più una superficie piana, ma un volume cavo, e implica un punto di fuga. Sotto questo profilo, gli ombrelli di Bacon sono l’angolo del lavandino».
Nel 1989 Robert Melville descrive nel libro The Last Interview la reazione del pubblico durante la retrospettiva di Bacon alla Tate del 1962: «Mi ricordo con molta precisione di come il pubblico che visitava la mostra alla Tate incominciò a camminare piano e a parlare a bassa voce. Improvvisamente i visitatori furono sopraffatti dalla grandezza dell’opera e – qualsiasi cosa abbia aperto i loro occhi al suo incantesimo – divennero per un momento solenni testimoni di una visione pregnante e meravigliosamente sofferta del destino umano».
Nel 1991 viene pubblicato Interviews with Francis Bacon, una raccolta di nove interviste tenute dal critico David Sylvester dal 1962 al 1986. Nell’intervista del 1966, Sylvester osserva come gli spettatori posti di fronte le opere dell’artista ricerchino un significato nella sua produzione: «È interessante come le persone vogliano leggere un significato nelle tue opere» Bacon risponde subito: «Alle persone piace ottenere un significato da tutto».
Mostre (selezionate)
- 2020: Bacon en toutes lettres, Parigi
- 2019: Bacon Freud. La scuola di Londra, Roma
- 2018: Bacon – Giacometti, Basilea
- 2017: Bacon, Freud and the School of London, Málaga
- 2016: Francis Bacon. Monaco e la cultura francese, Monaco
- 1993: Figurabile Francis Bacon, Venezia
- 1983: Francis Bacon: Paintings 1945-1982, Tokyo
- 1962: Francis Bacon, Londra
- 1953: Francis Bacon, New York
- 1949: Francis Bacon, Londra
- 1945: Recent Paintings by Francis Bacon, Frances Hodgkins, Henry Moore, Matthew Smith, Graham Sutherland, Londra
- 1934: Francis Bacon, Londra
Bibliografia di Francis Bacon
- Gilles Deleuze, Francis Bacon Logica della sensazione, Quodlibet, 2002
- Francis Bacon. Catalogo della mostra Bacon Freud. La scuola di Londra. Ediz. italiana e inglese, Skira, 2019
- David Sylvester, Interviste a Francis Bacon, Skira, 2003
- Yves Peyré, Francis Bacon ou la mesure de l’excès Gallimard, Parigi, 2019
- Michel Leiris, Francis Bacon, Abscondita, Carte d’artisti, 2019
- Marco Tonelli, Francis Bacon. Le atmosfere letterarie, De Luca Editori, Roma, 2018
– Erika Torlo