Con gli occhi della leggenda. Che Guevara fotografo
Una mostra che non celebra la mitologia del “Che”. Al contrario, qui è Ernesto Guevara in persona che illustra il suo mondo in 232 fotografie. Dopo aver girato una dozzina di città latinoamericane ed europee, l’esposizione approda - fino all’11 settembre - al Museo di Roma in Trastevere.
Resta sorpreso chi si attende di incontrare l’eroe del XX secolo dipinto nella famosa foto di Korda: il basco con la stella a cinque punte, il giubbotto di pelle, i capelli lunghi e lo sguardo intenso, teso a un orizzonte ideale.
La collezione mostra sì quello sguardo, ma da una prospettiva del tutto diversa: da dentro. Qui non si incrociano gli occhi del fiero rivoluzionario, ma al contrario si osserva attraverso di essi. Quelli di un uomo, Ernesto Guevara, che ha traguardato il mondo dal mirino del suo fucile con l’ostilità del combattente e dal telemetro della sua camera fotografica con l’animo del viaggiatore. E allora si rivela un afflato stupito, curioso, intimo. Mai retorico, mai enfatico, semmai passionale, che restituisce pienamente la multiformità del suo pensiero di intellettuale, patriota, medico, guerrigliero, sempre in lotta contro ogni forma di sfruttamento alla ricerca di un uomo nuovo.
Accanto a video di interviste inedite, la mostra presenta fotografie in bianco e nero e a colori che si collocano a latere delle complesse vicende biografiche del Che. Istantanee di momenti che hanno contribuito al processo di riconoscimento di quell’identità latinoamericana che è l’elemento fondante della formazione politica e sociale di Guevara, e come tali avrebbero richiesto un allestimento più efficace in termini di contestualizzazione storica, per non rischiare di confondersi con semplici ricordi di viaggio.
Infatti, è proprio in occasione delle visite in Bolivia, Perù, Equador, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador che Guevara raccoglie le testimonianze visive della dimensione dell’indio, vittima nell’intero continente sudamericano delle più atroci disuguaglianze sociali ed economiche. Da questa scoperta scaturisce la profonda convinzione della necessità e urgenza di una rivoluzione sovranazionale, continentale, di ispirazione marxista.
La raccolta inizia con l’esperienza in Guatemala: una decina di stampe del 1954. Qui Guevara prende contatto con alcuni esuli cubani, ma un colpo di stato lo costringe a spostarsi a Città del Messico, dove incontra Fidel Castro e ne abbraccia subito l’intento di rovesciare il regime di Batista a Cuba. Alla permanenza messicana è dedicata una cospicua sezione di circa 70 immagini, tutte del ’55.
Nel 1956 il Che sbarca a Cuba, dove inizia la guerriglia contro il dittatore, che viene rovesciato nel ‘59. Entra nel governo cubano e assume presto ruoli di responsabilità economica sempre più rilevanti. Si riferiscono a questo periodo la seconda e terza sala della mostra: gente comune, viaggi, sorvoli aerei, momenti della costruzione della città-scuola di El Caney. Tra le riprese più significative sotto il profilo formale e simbolico è il gruppo che attesta lo sviluppo industriale di Cuba.
Dal 1964 al ‘65, in qualità di capo della delegazione cubana, viaggia in Europa, Asia e Africa, e a tale fase si ascrivono le numerose fotocolor di India, Ceylon, Spagna, Egitto, ma nello stesso anno riprende anche le attività di lotta armata in cui presto troverà la morte.
La mostra si chiude con una serie di autoritratti e con le immagini familiari della figlia a Cuba e della moglie in Tanzania nel 1966, appena un anno prima della sua esecuzione in Bolivia. Nel presagio della fine trova dunque ancora spazio un accento intimo e affettuoso, quasi un testamento di umanità scritto direttamente con gli occhi di una leggenda eroica del nostro tempo.
Alessandro Iazeolla
Roma // fino all’11 settembre 2011
Che Guevara fotografowww.museodiromaintrastevere.it
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