Parigi, 13esimo arrondissement. Un quartiere in piena espansione economica e culturale. Una folla ordinata si pressa alle porte di un grattacielo di nove piani. Una torre destinata a essere rasa al suolo a fine 2013. Sulla facciata, un enorme affresco su fondo arancio. È l’opera di El Seed, street artist franco-tunisino che si riappropria e trasforma la calligrafia classica araba per farne il suo personalissimo stile e che si afferma così come uno dei precursori del Calligraffi. Riprendendo la poesia di Baudelaire Il Cigno, il suo graffito rende omaggio a Parigi: “La forme d’une ville change plus vite que le coeur d’un mortel”, recita. Nell’originale di Baudelaire vi era però un “hélas!” che qui non figura…
L’apertura è prevista alle dieci ma i primi della fila giurano di essere arrivati alle cinque di notte. L’eccitazione è palpabile. Quell’atmosfera tipica che precede gli eventi rari, unici. Si ha la sensazione di essere sul punto di assistere a qualcosa per pochi iniziati. Eppure il successo di pubblico è palese. È la contraddizione propria alla Street Art, che nasce ai margini del sistema ma che il sistema alimenta. E mentre New York si elettrizza intorno alle performance mediatiche di Banksy, Parigi risponde con un coro: più di 100 street artists provenienti dal mondo intero investono una torre di 9 piani. Più di 4.500 mq di superficie “vergine”, dai pavimenti ai soffitti. 36 appartamenti composti da 4-5 stanze, alcuni ancora ammobiliati, divenuti supporto di artisti urbani di 16 nazionalità diverse. Un progetto-manifesto. Un’idea che Mehdi Ben Cheikh, 38 anni, a capo della sua Galleria Itinerance e con il sostegno della municipalità, ha portato avanti in tutta discrezione per sette mesi.
Il grattacielo è rimasto aperto al pubblico durante un mese. Ma la Tour Paris 13 è anche un progetto audiovisivo, immersivo e collaborativo: sul sito www.tourparis13.fr è possibile visitare la torre nei suoi più reconditi meandri. Gli internauti potevano accedervi virtualmente attraverso il sito e durante dieci giorni potevano “salvare” le opere dalla distruzione, clic dopo clic, pixel dopo pixel. Dall’undicesimo giorno, il sito è di nuovo online ma soltanto con le parti salvate. Il sito come unica testimonianza di questo progetto gigantesco. Emblema del carattere urgente ed effimero della Street Art, la mobilizzazione degli internauti permette al progetto della Tour Paris 13 di sopravvivere.
Il sito, realizzato da Thomas Lallier, permette inoltre di incontrare gli artisti, di vederli all’opera, attraverso foto, video, testi e registrazioni audio. Tour Paris 13 è anche un documentario che andrà in onda su France Ô. Le prime scene sono state girate a marzo e il set chiuderà le porte dopo le ultime tappe della distruzione della torre. Obiettivo del documentario, anch’esso opera di Lallier, non è quello di mostrare il prodotto finito, bensì il processo di creazione e l’esperienza umana rara che l’ha reso possibile. Protagonista sarà il lavoro degli artisti alle prese con laboratori effimeri, le loro idee e i loro dubbi e soprattutto la loro determinazione a portare avanti questo progetto: una torre nella quale le vite parigine si sono susseguite e che conosce oggi la sua ultima mutazione.
Martina De Fabrizio
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