Design Destinations. L’italiano “cosmopolitano” al Maxxi
Otto designer italiani, tutti di stanza ad Eindhoven, restituiscono la loro sensibilità multiculturale attraverso una nuova collezione di oggetti. Pensati per esprimere, ognuno con una propria vocazione, l’interscambio tra latitudini e sistemi-Paese. Una nuova mostra al Maxxi di Roma.
Inaugurando il suo primo discorso in italiano di fronte a una platea di istituzioni e giornalisti, il direttore del Maxxi Hanru Hou si scusa così per una padronanza linguistica ancora stentata: “Parlo un italiano cosmopolitano”. Una metafora ottima per restituire il colpo d’occhio sulla mostra Design Destinations, l’ultima fatica del museo romano, che racconta la dimensione multiculturale dei nostri designer d’esportazione.
Sulla scia di Erasmus Effect, la rassegna che il Maxxi ha appena dedicato alla giovane architettura italiana residente all’estero, si torna dunque a parlare di migranti culturali, questa volta nel campo del design. Protagonisti otto progettisti italiani tutti di stanza ad Eindhoven – il duo FormaFantasma, Salvatore Franzese, Gionata Gatto, Giovanni Innella, Francesca Lanzavecchia, Maurizio Montalti, Eugenia Morpurgo – a cui il Maxxi ha commissionato la realizzazione di un’opera che potesse sublimare la propria esperienza di ponte tra culture. Un’operazione curiosa e interessante, quella sposata dalla curatrice Domitilla Dardi, che mette il cosmopolitismo al centro del progetto, privilegiando al contempo un modo di fare design che ha fatto della città olandese e della sua celebre Design Academy un modello da esportazione. Lontano senz’altro dal linguaggio del progetto che per l’Italia è più consueto, quello incentrato sul dialogo tra committente e destinatario (chi si ricorda i Pomeriggi alla media industria di Andrea Branzi?), e che molto invece ha a che vedere con una ricerca personale più vicina al campo dell’espressione artistica.
Non c’è spazio, nelle parole di questi designer a cui abbiamo chiesto di approfondire i sentimenti e il sistema di interscambio tra Paese d’origine e d’accoglienza, per la manfrina sulla “serva Italia” e la sua incapacità di trattenere i talenti. L’approdo a Eindhoven, per loro, è stato innanzitutto una possibilità di accesso a un sistema che funziona, che riesce a iperstimolare le capacità di ciascuno e che non manca di aiutare e sovvenzionare tutti quei diplomati che decidono di risiedere e investire sul territorio anche dopo la laurea. E se, interrogati su come la prima formazione ricevuta in Italia abbia contribuito a distinguere il loro lavoro una volta giunti nei Paesi Bassi, tutti concordano nel definire il bagaglio culturale dei nostri politecnici e università come una ricchezza che si riscopre a posteriori, proprio in quell’altro contesto che rifugge dallo studio del manuale e sposa piuttosto la sperimentazione continua come leva di crescita professionale.
Tuttavia, in una prospettiva sovranazionale che sembra per loro essersi oramai completamente sedimentata, a essere determinante non è né l’identità di origine né quella di arrivo, piuttosto la singola esperienza e sensibilità personale, quella appunto che gli oggetti in mostra rappresentano. Pensiamo ad esempio allo specchio Perspectives che Gionata Gatto sviluppa in un confronto ideale con il Ritratto dei coniugi Arnolfini di van Eyck, una proliferazione di dimensioni e punti di vista che diventa simbolo di uno sguardo allargato sul mondo. O ad Asmara, la collezione di coperte e cartoline di FormaFantasma con cui vengono restituiti i flussi migratori dal nostro passato coloniale fino alla recentissima emigrazione in Olanda. O infine anche a Nasco/Sto, il bastone da passeggio realizzato in vetro da Maurizio Montalti che ospita nei suoi moduli componibili materiali di scarto e colture di organismi in vitro. Metafora, anche questa, di uno scambio interdisciplinare quanto mai allargato, di un laboratorio in divenire dagli esiti incerti eppure promettenti, di una scommessa a rischio su una struttura esposta a una fragilità strutturale che, in questi giorni di europeismo in crisi, sembra quanto mai attuale.
Giulia Zappa
Roma // fino al 21 settembre 2014
Design Destinations
a cura di Domitilla Dardi
MAXXI
Via Guido Reni 4a
06 39967350
[email protected]
www.fondazionemaxxi.it
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