Omaggio a Elisabetta Catalano. Il ricordo di Angela Madesani
La tristissima notizia ve l’abbiamo data ieri: a Roma è morta Elisabetta Catalano, straordinaria fotografa e – fra l’altro – eccezionale interprete della scena artistica degli Anni Settanta in particolare. Qui pubblichiamo il nostro primo contributo in suo omaggio, firmato da Angela Madesani.
Ho conosciuto Elisabetta Catalano a Roma, oltre dieci anni fa. Ero andata nel suo studio in piazza Santi Apostoli insieme a Fabio Mauri, che la stimava profondamente e che era a lei legato da un grande affetto. Ricordo di essere rimasta colpita dalla bellezza e dall’eleganza di Elisabetta: bionda, occhi azzurri, un naso sottile, piuttosto alta, magra.
Stimolata da Mauri, mi ha raccontato della sua vita di fotografa, della collaborazione con gli artisti, primo fra i quali Mauri, per il quale aveva realizzato gli scatti di Ideologia e Natura, di Ebrea. Ma anche Michelangelo Pistoletto, Vettor Pisani, Sandro Chia, Mimmo Rotella, Cesare Tacchi, Gino De Dominicis.
Ricordo che mi raccontò con grande partecipazione anche il suo lavoro di ritrattista al di fuori dell’arte. Aveva immortalato politici, il jet set, gli attori: una sorta di Ghitta Carell della seconda metà del XX secolo. Era una grande privilegio essere immortalati da Elisabetta Catalano, autodidatta con una marcia in più. Dopo averci presentate, Fabio Mauri ci ha lasciate sole: abbiamo pranzato insieme, a casa sua, un attico che dava sui tetti di Roma, e siamo andate un po’ a zonzo, a girare per negozi, parlando del più e del meno. Mi ha ricordato le sue origini pugliesi, i viaggi, gli amici.
Ci siamo poi riviste, anni dopo, a Brescia, nella galleria di Massimo Minini, estimatore del suo lavoro e soggetto di alcuni suoi riuscitissimi ritratti. Catalano era fra gli artisti che il gallerista bresciano ha messo nella sua ricognizione United Artists of Italy del 2008.
Catalano era una fotografa nel senso più pieno del termine. Aveva raccontato, a partire dagli Anni Settanta, la Roma della cultura, del cinema. Dal suo obiettivo erano passati alcuni fra i più significativi protagonisti del nostro cinema, da Monica Vitti a Michelangelo Antonioni, da Florinda Bolkan a Federico Fellini a Stefania Sandrelli. Aveva collaborato con l’Espresso e Vogue Italia e a New York e Parigi per Vogue Usa.
L’impressione che si aveva parlando con lei era che adorasse il suo lavoro, che era un unicum con il suo quotidiano. I suoi amici erano anche i soggetti dei suoi ritratti. Fra questi: Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Alberto Arbasino, Dudù La Capria. Ritrarre le persone significava per lei conoscerle, uscirci a cena insieme, frequentare gli stessi giri. In questo senso Catalano riusciva a coglierne la gestualità, la personalità, i lati più reconditi.
Sin dai primi anni, all’attività di fotografa militante aveva alternato le mostre in galleria. Del 1973 sono l’esposizione alla Galleria il Cortile di Roma e Uomini 1973, in cui ha presentato ritratti di artisti maschi, alla Galleria Milano di Carla Pellegrini. Nel 1978, poi, la Polaroid Company di Boston le commissiona, secondo la moda del tempo, una serie di ritratti di registi famosi da eseguire con la Polaroid. Opere che sarebbero state esposte alla mostra Faces and Facades.
La sua consacrazione istituzionale in Italia avviene, nel 1992, alla GNAM di Roma, che dedica alla fotografa neppure cinquantenne un’ampia retrospettiva. L’immagine simbolo della mostra è un ritratto di Joseph Beuys. In mostra sono oltre centocinquanta ritratti dedicati in particolare a protagonisti del mondo dell’arte.
Nel 2014 avevamo visto sue foto in Quarantanni d’arte contemporanea, la mostra sulla Galleria Minini proposta alla Triennale di Milano, in Roma Anni 70 al Palazzo delle Esposizioni di Roma e ancora al Maxxi in Le Collezioni, Non basta ricordare, la prima mostra del direttore Hou Hanru.
Sei anni fa era stata protagonista di una mostra personale alla Galleria di Pino Casagrande, scomparso nel dicembre 2013 e che ci piace ricordare. Erano due personaggi di notevole eleganza, sulla stessa linea d’onda, di un certo mondo romano che non potrà più tornare.
Angela Madesani
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