Mr. Cheng e la nuova Cina. L’editoriale di Cristiano Seganfreddo
Le Figaro ha scomodato Mr. Spielberg per definire il nuovo ambasciatore culturale della Cina. Una pagina intera dedicata a un extraterrestre asiatico. Adrian Cheng ha un viso accogliente e sorridente. Una semplicità disarmante, che si abbina a una gentilezza di abiti e di modi, in un look casual chic e rilassato.
A poco più di trent’anni, Adrian Cheng è un esempio citato da Fortune come dal Financial Times. Un dottorato a Harvard, una voce su Wikipedia, una vasta collezione di opere, una catena di 2.500 gioiellerie e un impero nel real estate, e interessi culturali globali (siede in molti consigli di grandi musei e istituzioni, dal Pompidou al trustee della Royal Academy of Arts): così rappresenta la nuova classe sociale cinese. Pronta a guidare culturalmente ed economicamente il Paese. Nel segno della contemporaneità.
La sua fortuna personale diventa quindi motore di un cambiamento che vuole “sociale”. Il suo progetto è “essere un incubatore sostenibile nell’ecosistema dell’arte, del design e della creatività, nato per sviluppare nelle persone il desiderio per l’arte contemporanea”. E così nel 2008 fonda K11 – mall, fondazione e molto di più – con tre valori di riferimento: arte, gente e natura. A cui si aggiungono presto operazioni di larga scala come due villaggi artistici, con residenze locali e internazionali, per incubare i giovani talenti ed educare la gente all’arte e alla creatività. Un Multi-Cultural Living District, eco-home a Pechino, e un “museum retail concept”, tra museo, ristorazione, galleria. A Hong Kong (ne abbiamo parlato sin dall’aprile del 2011) e a Shanghai. E un masterplan per aprirlo in altre dieci città.
Tanto, tantissimo. Ma non bastava. L’operazione adesso è diventata anche quella di aprire la Cina al mondo e mostrare un Paese e una generazione capace di produrre contenuti globali. Come farlo? Con alleanze strategiche e coproduzioni in Europa e negli States. E così, con una visione brillante e chiara, Adrian ha siglato un accordo triennale con il Palais de Tokio a Parigi per una serie di mostre e azioni sui “suoi” nuovi artisti. Ma non si fermerà. Un’energia travolgente e positiva.
Lo aspettiamo anche in Italia. Forse a Roma?
Cristiano Seganfreddo
direttore del progetto marzotto
direttore scientifico del corriere innovazione
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #28
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