A Siena nasce Caveau. L’artista invita, i curatori espongono
È il mondo alla rovescia. Perché a Siena un’artista apre una galleria – che poi in realtà è un’edicola incastonata in un muro, dove prima c’era una stazione barometrica – dove invita a esporre i curatori. Un progetto che inaugura il 25 febbraio e che durerà un anno. Ce lo siamo fatti raccontare dalla sua ideatrice, Serena Fineschi.
Una piccola edicola stradale ribattezzata “Caveau” e trasformata in galleria d’arte temporanea con un progetto al mese ospitato all’interno, per dodici mesi. Abbiamo capito bene?
In realtà Caveau non è una galleria, quantomeno non una galleria di opere in senso tradizionale. La definirei una cassaforte del pensiero, un contenitore di idee, nel quale ne saranno ospitate e mostrate dodici, una al mese a partire dal 25 febbraio, per la durata di un anno.
Caveau è un tuo progetto artistico o un tuo progetto curatoriale? È, insomma, una tua opera?
Caveau è una mia opera, un lavoro realizzato grazie alle idee degli altri. La mia ricerca riflette sulla precarietà di tutte le cose; su quella che io definisco “permamente impermanenza”, dove gli opposti vivono, convivono, si trasformano e lasciano tracce, segni, impronte da cui ripartire. Da cui tutto ha di nuovo origine. Caveau riflette sull’origine del pensiero, si sofferma su quell’istante in movimento in cui l’idea è disegno, forma, appunto della mente e diviene rapidamente rappresentazione di se stessa, non necessariamente definita e definitiva. Un tempo indefinibile di un momento in costante movimento. Caveau è l’urgenza di esplorare la genesi del fare.
Come sta in relazione questo progetto col tuo lavoro?
Nel mio lavoro sono interessata alla semplificazione per sottrazione, alla cura e ai meccanismi di relazione emotiva, spirituale e intellettuale tra le persone, credendo che non si possa prescindere dai rapporti con gli altri; il confronto, la condivisione, le connessioni e gli abbandoni, sono elementi che ci permettono di comprendere e determinare il nostro percorso. Caveau mette dunque in relazione il contenuto in evoluzione del pensiero, il dinamismo della mente di tutti coloro che ho deciso di coinvolgere in questo progetto. Una punteggiatura di idee che potrà essere condivisa, guardata, rubata, copiata o negata.
Come hai scelto lo “spazio espositivo”? Come è capitato?
Caveau era la sede di una stazione barometrica ed è una piccola edicola incassata nelle mura medioevali del centro storico di Siena. Data la sua particolare struttura (una nicchia a pianta rettangolare chiusa da una struttura in vetro) ha da sempre attirato la mia attenzione. Una piccola finestra da cui guardare o essere guardati, un’apertura verso una diversa dimensione spaziale, una porta del tempo capace di aprire nuovi luoghi e geografie immaginate e immaginarie, una cassaforte dove proteggere quello che abbiamo di più prezioso, una cavità ove cercare riparo o nascondersi.
Un luogo come questo non si sceglie con il pensiero, vi si inciampa con lo sguardo e con il corpo, e in quel momento di perdita di equilibrio, in quella sospensione dove tutto accade e si compie, si determina una scelta non consapevole.
Dici che verranno esposte idee. Credi davvero che le idee vadano messe in una cassaforte sotto vetro?
Ho chiesto ai dodici ospiti di Caveau di condividere una loro idea, perché mai realizzata, perché solo abbozzata, messa da parte, dimenticata, una visione irrealizzabile ma immaginabile col pensiero, un appunto, un’opera solo pensata, scritta, una frase, uno schizzo, un segno, un racconto non ancora pubblicato, un’immagine mai esposta o solo immaginata, un progetto fallito o fallimentare, un post-it, un’idea accantonata e mai ripresa, una riflessione. Idee all’origine rappresentate solo da se stesse, ancora in divenire.
Chiamare Caveau una cassaforte sotto vetro è una definizione corretta. Le idee sono il patrimonio più prezioso che possediamo, un’urgenza vitale e ritengo che debbano essere protette. Proteggerle significa anche depositarle nello sguardo degli altri perché possano modificarsi, con qualsiasi tangente possibile, nel momento stesso della condivisione.
Ci anticipi i nomi dei dodici prescelti?
Caveau inaugurerà il 25 febbraio con la prima idea in cassaforte di Marina Dacci, direttore della Collezione Maramotti di Reggio Emilia. A questa seguiranno, in ordine non prestabilito, le idee di Pietro Gaglianò, Pablo Echaurren, Marco Tirelli, Serse, Claudia Salaris, Vittorio Corsini, Ilaria Mariotti, Paola Tognon, Alfredo Pirri, Marco Pierini e Bianco-Valente.
Ogni volta una inaugurazione o modalità diverse di apertura?
Non ci saranno inaugurazioni, soltanto la comunicazione che una nuova idea sarà contenuta e visibile in cassaforte per la durata di trenta giorni.
Alla fine della mostra farete un libro. Come sarà?
La relazione che lega i dodici invitati nasce da una necessità profondamente personale e sarà svelata soltanto in occasione della presentazione del libro, che sarà pubblicato nel 2017 da Gli Ori. Alla fine del periodo di permanenza in cassaforte dell’ultima idea, tutte e dodici contemporaneamente saranno visibili anche in una mostra personale. In quell’occasione sarà presentato il libro che, oltre a contenere le riproduzioni delle idee, rifletterà sulle intenzioni originali dei dodici ospiti e sulla loro idea di idea.
Massimiliano Tonelli
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