Quando Venezia si innamorò di Aleppo. Un dialogo attraverso i secoli
Dopo l'omaggio alla memoria dell'Hotel Baron, Ghiath Rammo torna a parlare di Aleppo. Attualmente colpita dalle atrocità di un conflitto che pare destinato a non placarsi, la città siriana ha contribuito a scrivere la storia di un dialogo profondo tra Oriente e Occidente, fatto di legami consolari e commerci. Rammo ne ripercorre le fasi, nella speranza che Aleppo torni, un giorno, al suo antico splendore.
DA VENEZIA ALL’ORIENTE
Parlare oggi di Aleppo porta subito alla mente la tragedia, le atrocità subìte dai cittadini, la distruzione di una grande città e soprattutto la sua popolazione, che è diventata una vittima di una guerra feroce. Una popolazione che durante i secoli scorsi aveva con il mondo un’immagine e rapporti ben diversi da quelli attuali. Proprio ad Aleppo, infatti, vennero aperti i primi consolati europei posti al di fuori del continente e furono invece i veneziani a istituire il primo Consolato nella città Perla del Levante.
Un percorso di patti e legami, fatto anche di relazioni commerciali, che durò circa quattro secoli: nel 1548 Venezia aprì il suo primo Consolato, lanciando così una nuova fase di reti consolari destinate ai commerci tra Occidente e Oriente. Queste relazioni però superarono ben presto il commercio, fino ad arrivare a costruire dei ponti di collegamento in grado anche di rafforzare il dialogo tra le due diverse civiltà.
Venezia era ben consapevole del fatto che la maggior parte della propria ricchezza e la sua stessa esistenza dipendessero principalmente dallo scambio delle merci con i centri del Vicino Oriente, e cercava quindi in tutti i modi di non scontentare i sultanati delle città arabe. Nella famosa Battaglia di Hattin, che si svolse il 4 Luglio del 1187, i Crociati furono sconfitti dalle truppe del Sultano Saladino: in quello stesso periodo Venezia aveva però raggiunto una fase importantissima nei propri affari commerciali sia con gli arabi sia con i crociati di Gerusalemme, stipulati in nome della Repubblica Marinara di Venezia e delle altre Repubbliche Marinare in Italia. Pressoché nessun veneziano prese infatti la croce e nessuno partecipò quindi alla Battaglia di Hattin.
PATTI E LEGAMI
Forse è per questo che poco dopo, nel 1207, fu stretto il Pactum Soldani Alapi nella città di Aleppo tra il sultano in persona, Al Malik Al Zahir Ghazi – figlio di Saladino – e Pietro Marignani, plenipotenziario del Doge Pietro Ziani. Un patto interessantissimo tra i commercianti veneziani e la città del Levante maggiormente votata al commercio, Aleppo.
Il patto era senza precedenti sia per i disegni delle tasse doganali sia per i commercianti veneziani, che godevano di speciali privilegi: diedero il via alla costruzione di una chiesa, di un albergo (khan) e di un bagno turco. Nel patto si garantiva, la salvaguardia della vita e dei beni dei singoli mercanti veneziani, di quanti erano loro alleati o che si mettevano sotto la loro protezione e che si trovavano all’interno del dominio di Al Malik Al Zahir Ghazi.
I successivi sultani di Aleppo hanno proseguito in questa politica commerciale di apertura con l’Europa, soprattutto con il Portogallo, la Sicilia, la Corsica, Barcellona e altri ancora. Una politica che ha portato la città di Aleppo a monopolizzare il commercio della seta dall’Iran verso l’Europa, approfittando, da un lato, dei conflitti esistenti tra ottomani e timuridi nel nord dell’Impero Ottomano e, dall’altro divenendo lei stessa – dall’inizio del XVI secolo – parte del dominio degli ottomani, insieme al resto del mondo arabo.
CONSOLI E COMMERCI
Come accennato in precedenza, fu la stessa Venezia a dare il via alla formazione di una rete consolare legata ai commerci, aprendo il proprio Consolato ad Aleppo nel 1548 all’interno di un khan (albergo) posto proprio nel cuore pulsante della città vecchia, Khan al Banadiqa, “il khan dei veneziani”, come è ancora oggi chiamato. Un edificio intorno al quale ruotavano le attività commerciali, fatte di profumi tutti mescolati tra loro, di colori vivaci e luci che superavano gli unici spazi aperti nel soffitto per dare maggior ritmo al chiasso della quotidianità. Gli accordi tra Venezia e Aleppo rimasero in vigore fino al 1866, quando cioè, in seguito all’Unità d’Italia, Venezia entrò a far parte del nuovo regno. Ma Venezia non fu l’unico stato a scegliere Aleppo come sede consolare. Dopo di lei, infatti, Francia e Inghilterra seguirono lo stesso esempio, aprendo i propri Consolati la prima nel 1562 e la seconda nel 1586. In passato, disporre di un khan era un qualcosa di grande valore: la stessa parola, di origine persiana, identifica appunto un grande edificio. Laurent d’Arvieux, console francese ad Aleppo nel Seicento, racconta nel proprio libro, Memorie del Cavaliere d’Arvieux del 1683, come nella città vi fossero sessantotto khan e centottantasette kaisaria, una sorta di piccolo mercato.
SCONFITTE E RINASCITE
La centralità di Aleppo cambiò in seguito all’inaugurazione del Canale di Suez, avvenuta nel 1869: con la modifica delle precedenti condizioni e vie del commercio, Aleppo fu colpita gravemente, perdendo così il proprio ruolo importante nell’oasi del Levante. Con la divisione dell’Impero Ottomano e la nascita della Repubblica Siriana, in seguito alla Prima Guerra Mondiale, Aleppo inoltre vide diminuire la propria importanza perché perse il suo porto: Alessandretta si venne infatti a trovare al di fuori della Siria, in territorio turco. I mercanti aleppini iniziarono così a emigrare verso Beirut, Napoli, Londra, Marsiglia e in molte altre città europee.
Storicamente, durante i secoli, Aleppo ha subìto due pesanti sconfitte che l’hanno, di fatto, entrambe le volte, rasa al suolo: la prima sotto i colpi dei sovrani Akkadi e la seconda con i Mongoli. Ma la città, entrambe le volte, è comunque riuscita a rinascere come un faro che illumina le vie dei viaggiatori, dei pellegrini, dei mercanti, degli esploratori, dei musicisti e degli artisti.
La comunità italiana presente in città fino allo scoppio della guerra civile nel 2011 era costituita da circa 280 persone, a conferma dello stretto legame tra Oriente e Occidente. Oggi però il pensiero va alla città in generale e soprattutto alla sua popolazione dimenticata sotto le macerie di una guerra feroce e ingiusta, con la speranza che presto Aleppo possa tornare al suo più antico e grande splendore.
Ghiath Rammo
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