New York, il Met impone biglietto di ingresso ai visitatori dopo 50 anni di “pay-as-you-wish”
Dopo 50 anni il famoso museo newyorchese cambia le regole di accesso del pubblico e impone il biglietto di ingresso ai visitatori, che finora hanno usufruito della formula “pay-as-you-wish”. Scelta giustificata dal dissesto finanziario che da anni attanaglia l’istituzione, ma che ha sollevato non poche polemiche.
Tagli, licenziamenti, riduzione dei programmi espositivi, ingressi a pagamento: se le soluzioni adottate ultimamente da alcuni musei e siti culturali italiani per sconfiggere la crisi economica si sono rivelate spesso impopolari e oggetto di animate polemiche – basti ricordare l’annuncio della chiusura della Biblioteca d’Arte della GAM di Torino e il conseguente licenziamento di 28 dipendenti, o l’accordo raggiunto tra Stato e Curia in merito al pagamento di un biglietto per accedere al Pantheon di Roma –, lascerà senza dubbio ancora più sorpresi la notizia che giunge dagli Stati Uniti, più precisamente da New York. Il Metropolitan Museum, dopo 50 anni, ha aggiornato le regole di accesso del pubblico, passando dal “pay-as-you-wish” – ovvero una libera offerta – al pagamento di un biglietto pari a 25 dollari per tutti i visitatori non residenti a New York. Le ragioni della nuova policy? Una sembrerebbe essere proprio la policy precedente: i visitatori per anni si sono limitati a offerte di pochi dollari o addirittura centesimi; l’altra è da imputare alle turbolenze finanziarie che ormai da anni attanagliano il Met, traducendosi nel 2016 in un deficit di 10 milioni di dollari.
L’ANNOSA CRISI DEL MET
Mesi difficili quelli attualmente in corso per il Met, alle prese con una crisi economica che ha portato, nell’ultimo anno, a tagli dello staff e a una riduzione del programma espositivo. Nonostante nel 2015 abbia attirato oltre 6 milioni di visitatori – anche grazie alla politica del “pay-as-you-wish” –, il museo ha visto aumentare il deficit passando dai 3,5 milioni del 2014 ai 7,7 del 2015 fino ai 10milioni del 2016. Situazione dalla ostica gestione, e che lo scorso marzo ha portato Thomas P. Campbell a rassegnare le dimissioni dalla direzione del Met. Oggi il museo è guidato dal Daniel H. Weiss, presidente e CEO dell’istituzione che ha annunciato – ma soprattutto giustificato – le nuove regole di accesso del pubblico. “Per mantenere il livello di eccellenza, è necessario che il Met faccia un bilancio e decida, ancora una volta, che tipo di museo vuole essere per le generazioni future”, ha dichiarato Daniel H. Weiss. “Il mondo è cambiato radicalmente in quasi 50 anni, da quando la nostra politica di ammissione è stata rivisitata l’ultima volta. Le entrate pagate rappresentano solo il 14% delle nostre entrate complessive, una delle percentuali più basse tra i musei di New York. Inoltre, negli ultimi 13 anni il numero di visitatori che pagano l’intero biglietto suggerito (25 dollari) è diminuito del 73%. Siamo l’unico grande museo al mondo che fa affidamento esclusivamente su un sistema di puro ‘pay-as-you-wish’ o che non riceve la maggior parte del suo finanziamento dal governo. Ciò che è chiaro”, conclude Weiss, “è che la nostra attuale politica di ‘pay-as-you-wish’ non è più sufficiente per soddisfare le esigenze operative quotidiane del museo”.
IL NUOVO PIANO TARIFFARIO E LE POLEMICHE
A partire da marzo, i residenti a New York potranno continuare a usufruire della già citata formula “pay-as-you-wish”, esibendo però all’ingresso del museo un documento che attesti la residenza nello stato. I visitatori non newyorchesi, invece, dovranno pagare un ticket di ingresso pari a 25 dollari, mentre gli anziani potranno accedere pagando 17 dollari e gli studenti 12. Per i bambini di età inferiore ai 12 anni l’ingresso gratuito. In compenso, i biglietti a prezzo intero potranno essere utilizzati per tre giorni consecutivi e in tutte e tre le sedi del Met: la principale alla Fifth Avenue, il Met Breuer e il Cloisters. La notizia del nuovo sistema tariffario, però, è stata accolta non senza lamentele, soprattutto da parte della comunità culturale di New York. A sollevare le polemiche sono stati proprio i critici d’arte del New York Times, Holland Cotter e Roberta Smith. “Il Met deve essere aperto a tutti. La nuova policy è un errore”, hanno dichiarato i due giornalisti. “La nuova policy”, ha commentato Smith, “è classista e‘nativista’. Divide le persone in categorie – ricche e povere, native e straniere –, che è esattamente ciò di cui questo paese non ha bisogno in questo momento”.
– Desirée Maida
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