Fantagraphic. Le violente ossessioni di Patrice Killoffer
Edito in grande formato deluxe, il 26 ottobre è infine arrivato anche nelle librerie d’Italia il volume-choc del francese Patrice Killoffer, fumettista di punta de L’Association e illustratore per i quotidiani Le Monde e Libération. Uno sprofondante viaggio d’autore di fronte agli innumerevoli e incontrollabili “doppi” di se stesso.
Autobiografia? Sta di fatto che protagonista del libro di Patrice Killoffer (Metz, 1966) è appunto Killoffer stesso. Tutto si scatena, banalmente, dalla sua improvvisa e colpevole consapevolezza, giunto in Canada, di aver lasciato il lavandino di cucina a Parigi traboccante di piatti e stoviglie ancora da lavare. Come lo troverà al suo ritorno? “Non sono più piatti sporchi, è una bomba a orologeria, un’arma batteriologica. Mi aspetto un’esplosione di funghi imponente. Qualcosa di lussureggiante, ricoperto da un manto di vermi”. Il che comunque non gli impedisce di perder tempo a incrociare sguardi molto insistenti con le ragazze a spasso per Montréal, da buon maniaco desiderandole tutte e cercando di farsi da tutte desiderare. Pian piano, il gioco degenera in un’ossessione che non è neanche più solo sessuale, ma un’esplosione di schizofrenia paranoica non scevra da forti tinte sadomasochistiche. La discesa negli inferi della sua psiche si fa indescrivibile marasma allucinatorio, imprigionandolo in un labirinto di specchi maligni, forse senza uscita.
UMORE NERO
Il lorenese Killoffer ha studiato all’École des arts appliqués di Parigi, allievo tra l’altro del maestro dell’erotismo disegnato Georges Pichard, colui che negli Anni Settanta disegnava i deliri della sensuale Paulette inventata dal genio deviante di Wolinski. Anche qui sopravvive quel gusto tutto francese, alla Hara-Kiri, di épater le bourgeois con immagini che dall’humour noir scivolano senza intoppi nell’horror. Il nero dell’inchiostro si addice tanto al buio della notte quanto al sangue; e tutto sempre con gusto surrealista, anch’esso marcatamente francofono (più echi di Grosz, da chi ha natali prossimi alle rudi terre di Germania!). Con tali componenti, la pietanza cucinata – ingredienti: sesso, violenza, alcol – esce dal forno incandescente; e deliziosamente indigesta.
UN CRUDO CAPOLAVORO
Le sgomitanti e autolesioniste 676 apparizioni di Killoffer (non le abbiamo contate, ci fidiamo della precisione dell’autore) risalgono al 2002, e questa tardiva edizione italiana colma un vuoto, in quanto onora un titolo ovunque altrove rinomato, e già entrato a buon diritto nella evoluzione storica del graphic novel contemporaneo. Per i suoi contenuti, ha fatto dire all’esperto autore americano Charles Burns, con acutezza: “Un crudo, spettacolare capolavoro sul disprezzo e l’orrore verso se stessi. Perché inventarsi mostri, zombie e alieni dall’oltrespazio quando il vero terrore si annida sotto la tua pelle?”. Ma perdipiù si segnala per interessanti soluzioni grafico-narrative, che reinventano tortuosamente la disposizione delle immagini in pagina, precipitandole a zigzag dall’alto in basso come una inarrestabile pallina da flipper che ogni volta chiama un tilt. La linea del disegno è chiara ma impietosa, e il grande formato di stampa permette di apprezzare al meglio la misurata battaglia tra i bianchi e i neri. Non mancano poi effetti che si potrebbero definire postcubisti. E piace pure che il libro si chiuda, adeguatamente, con la dedica auto-sarcastica dell’autore: “A Killoffer, senza il quale quest’opera non sarebbe stata possibile”.
‒ Ferruccio Giromini
Killoffer – 676 apparizioni di Killoffer
Coconino Press-Fandango, Roma 2017
Pagg. 48, € 17,00
ISBN 9788876183751
www.fandangoeditore.it
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