Extended Architectures
Mediante installazioni site specific, sculture create dalla scannerizzazione di volumi e griglie visive dipinte su tela, l’esposizione, in un dialogo osmotico con il territorio veneziano della 16. Mostra Internazionale di Architettura, riflette sulla costante comunione tra l’uomo e lo spazio.
Comunicato stampa
Per la quarta esposizione nel suo spazio veneziano, la galleria Alberta Pane è lieta di presentare Extended Architectures, una collettiva con lavori di Luciana Lamothe (Argentina, 1975), Marie Lelouche (Francia, 1984) ed Esther Stocker (Italia, 1974).
Mediante installazioni site specific, sculture create dalla scannerizzazione di volumi e griglie visive dipinte su tela, l’esposizione, in un dialogo osmotico con il territorio veneziano della 16. Mostra Internazionale di Architettura, riflette sulla costante comunione tra l’uomo e lo spazio.
Fondante nell’estetica di Luciana Lamothe è proprio la comunione vitale tra il corpo e l’architettura, messa in atto nelle sue installazioni, attraverso un uso ambivalente di materiali, al tempo stesso resistenti e duttili. L’artista infatti, partendo da materiali solidi e strutturali che forza a cedere rendendo morbidi e flessibili, crea delle sculture partecipative che fondono forma e funzione. Il ruolo dello spettatore si fa sostanziale affinché l’opera venga attivata. Tra spazio, elementi che lo compongono e corpo, l’interazione è costante.
Marie Lelouche espone “Blind Sculpture”, opera ibrida basata su scannerizzazioni tridimensionali e scultura post-digitale. Attraverso un dispositivo mobile audio-visivo che permette la percezione di forme geometriche digitali nascoste, ogni spettatore si trova a sovrapporre la propria esperienza in uno stesso spazio.
Metafora di uno spazio sociale, l’opera è data dalla coabitazione di forme e soggettività, accomunate da una sincronia spaziale, un unico processo di ricomposizione costante.
Tele, sculture e installazioni che invadono e definiscono lo spazio sono i mezzi attraverso i quali Esther Stocker indaga quella matematica esistenziale che qualifica i nostri ambienti collettivi e personali.
Le sue opere, basate su di un’apparente rigida geometria e modularità, sono connesse a un discorso matematico altamente complesso che definisce lo spazio di cui l’uomo è parte integrante. Nelle opere di Esther Stocker l’individuo è elemento geometrico e matematico sostanziale per la definizione delle stesse.
La visione e la percezione dello spazio sono tematiche che l’artista indaga attraverso la rottura dell’apparente rigida ripetizione modulare, originando quindi un secondo ritmo visivo, che distrugge l’ordine della dimensione piana.
Lamothe, Lelouche e Stocker ricreano nello spazio della galleria una riflessione in senso lato sulla percezione dei nostri ambienti e sulla posizione che assume l’individuo quotidianamente nell’esperienza del mondo.
La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione contenente un testo critico di Mathilde Ayoub.