Franceschini blinda i super direttori. Un comma apre alla possibilità del raddoppio dell’incarico
È contenuta tra le righe del DECRETO-LEGGE 24 aprile 2017, n. 50 la possibilità del rinnovo per altri 4 anni dei super direttori nominati ad agosto 2015. Un modo per tutelarne la posizione al riparo dal Tar e da possibili lunghe e complesse procedure burocratiche, ma nel frattempo il sistema museale italiano inizia a perdere il suo primo prestigiosissimo direttore
Una querelle che dura ormai da due anni con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che tenta di superare l’impasse sorto dopo la nomina dei super direttori e il conseguente ricorso al Tar attraverso il comma del DECRETO-LEGGE 24 aprile 2017, n. 50 che riguarda le “Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo”. Nominati ad agosto 2015, i venti direttori avevano fin da subito dato vita una vera e propria riforma del sistema museale italiano sotto la regia del Ministro Franceschini…
LA NOMINA
La procedura straordinaria per scegliere i direttori dei musei “di rilevante interesse nazionale” è contenuta nella legge 106 del 2014. Per i musei e istituti interessati, il governo si è impegnato a scegliere “persone di particolare e comprovata qualificazione professionale in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali e in possesso di una documentata esperienza di elevato livello nella gestione di istituti e luoghi della cultura”. La procedura ha portato alla scelta di 20 super direttori, di cui 7 stranieri, per guidare le 20 più importanti istituzioni museali del paese.
IL DECRETO E IL POSSIBILE RINNOVO
Il comma 7 dell’articolo 22 del decreto legge 24 aprile 2017, n. 50 che fornisce “Disposizioni sul personale e sulla cultura” inserisce la possibilità che “gli incarichi di direttore di istituti e luoghi della cultura conferiti a seguito delle procedure di selezione pubblica internazionale di cui all’articolo 14, comma 2-bis, del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, nella legge 29 luglio 2014, n.106, possono essere rinnovati una sola volta, con decisione motivata sulla base di una valutazione positiva dei risultati ottenuti, per ulteriori quattro anni”. Di fatto un piccolo spiraglio nella prospettiva di un possibile rinnovo. La paura è, infatti, che dopo gli sforzi fatti per poter garantire alle venti istituzioni museali più importanti del paese una direzione di livello che fosse concorrenziale con i competitors stranieri, tutto vada in fumo e i direttori si muovano andandosene altrove.
IL CASO SCHMIDT
Paura più che plausibile data la notizia che vi abbiamo dato solo poche ore fa che Eike Schmidt, attuale direttore degli Uffizi di Firenze, lascerà a fine mandato la Toscana per volare a Vienna per dirigere il Kunsthistorisches Museum. Nessuna possibilità data ad un possibile rinnovo alla scadenza del contratto nel 2020, probabilmente dovuta anche al clima di incertezza di instabilità che si respira in Italia in vista delle prossime elezioni politiche del 2018. Una notizia che Stefano Boeri ha definito “un brutto segnale” perché arriva solo dopo due anni di Direzione. Schmidt, invece, interpellato da Artribune avrebbe commentato: “Credo che la mia nomina a Vienna sia un riconoscimento non soltanto per il mio lavoro, ma anche per quello dei miei collaboratori, che mi hanno sempre validamente affiancato. Credo inoltre che l’apprezzamento vada anche alla Riforma Franceschini, i cui effetti sono stati osservati, valutati e riconosciuti anche all’estero”.
LE DICHIARAZIONI DEI DIRETTORI COINVOLTI
E sulla possibilità di avere il tempo per raggiungere gli obiettivi e non sulla mera tutela dei direttori punta Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali di Torino, nel commentare con Artribune il decreto. “Avere favorito il ricambio e il dinamismo nella direzione dei grandi musei statali italiani”, ci dice la Pagella , “è sicuramente un aspetto positivo e moderno della riforma Franceschini. Le competenze di un direttore di museo si fondano anche sulla diversificazione delle sue esperienze. D’altra parte, è vero che molti di noi affrontano in questa fase problemi gestionali e organizzativi non risolvibili a breve e nuove sfide rese possibili dai finanziamenti straordinari del piano “Grandi Progetti Beni Culturali” e del piano stralcio “Cultura e Turismo” del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione: in entrambi i casi si tratta di interventi di lungo respiro, che richiedono una prospettiva superiore a quella dei quattro anni e dove la continuità, purché efficace, potrebbe essere un vantaggio. Il punto sul decreto di aprile, perciò, non mi pare quello di garantire maggiore stabilità ai direttori, ma semmai quello assicurare il raggiungimento degli obiettivi”. Qualcuno obietta, però, che se si fosse saputo fin dall’inizio che l’offerta consisteva in realtà in 8 e non in 4 anni di mandato, molti che non hanno partecipato (non facile stabilirsi in Italia e cambiare vita per un periodo così breve) avrebbero concorso eccome per il famoso concorsone…
– Mariacristina Ferraioli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati