miart: 12 stand da non perdere tra i corridoi della fiera secondo la redazione di Artribune
Abbiamo scelto per voi 12 stand da non mancare tra i corridoi della fiera miart. Tra emergenti, design, solo show e combo stand, ecco un tour guidato per avere un quadro della fiera in dodici step
La qualità, come detto, non manca. Perciò è stato molto difficile fare una selezione dei 12 stand che ci hanno convinto di più in una fiera che non manca di proposte interessanti e che registra per il 2018 parecchie novità – come per esempio la partecipazione di un colosso come Gagosian -. Le nostre scelte attraversano un po’ tutte le sezioni, dal design agli emergenti, dagli “estabilished” agli stand in combo. Notiamo anche un ritorno importante alla pittura, tecnica molto presente tra i corridoi, in una proposta che è sempre meno concettuale. Salvo le dovute e tante eccezioni, ci hanno convinto di più gli stand italiani, molto ben curati, con mostre importanti e interessanti, rispetto a quelle dei colleghi d’oltreconfine.
LA STORIA DA SPERONE
Il senso della storia. È questo il filo conduttore che accomuna i due stand con cui Gian Enzo Sperone arriva all’appuntamento fieristico meneghino. Da un lato, la galleria presenta, in maniera quasi filologica, tutti gli artisti con cui collabora in un percorso temporale che abbraccia trent’anni: da Giulio Paolini a Joseph Kosuth, da Nanda Vigo a Wim Delvoye, da Robert Barry ad un (bellissimo) Richard Long. Dall’altro un mini-stand dedicato ad Enrico Prampolini, all’interno della sezione Decades, curata da Alberto Salvadori. Le opere sono tutte racchiuse in un arco di tempo che va dal 1930 al 1949 ed offrono una panoramica estesa sul percorso evolutivo di Prampolini tra primo e secondo Futurismo senza sorvolare sulla profonda influenza delle avanguardie storiche francesi.
APALAZZOGALLERY BRESCIA
Non sorprende la scelta di APALAZZO Gallery di presentare in fiera uno stand monografico su Jonas Mekas, dato che l’artista, regista e poeta lituano è protagonista proprio in questi giorni di una personale a Palazzo della Ragione di Bergamo. Uno stand decisamente ben bilanciato dominato dal video a 4 canali “Lithuania and the collapse of the USSR” che racconta l’indipendenza della Lituania attraverso una serie di spezzoni ripresi dalle trasmissioni televisive che raccontavano nel 1989 in diretta la caduta dell’ex Unione Sovietica. A fare da contraltare a questo lavoro fortemente politico, la serie “Flower” decisamente più leggera e spensierata che rende omaggio alla parte più poetica della ricerca di Mekas.
LA DOPPIA PERSONALE DA BARBARA GLADSTONE
La galleria statunitense si presenta con un raffinatissimo stand che presenta una nutrita serie di fotografie in bianco e nero di Robert Mapplethorpe, forti e sensualissime, in contrasto con i colori vividi di tre installazioni verticali di Ugo Rondinone che ricordano le Sette Montagne Magiche realizzate dall’artista svizzero a Las Vegas.
SALVO DA CLAUDIO POLESCHI
Uno stand atipico per la galleria di Lucca che si presenta per la prima volta con un progetto monografico sull’artista Salvo, nome d’arte di Salvo Mangione, scomparso a Torino solo tre anni fa. Si parte con una prima sperimentazione fotografica del 1969, si passa alle famose Lapidi, passando per il ritorno alla pittura nel 1973, fino ad arrivare ad una quadreria con quella che è la sua ricerca pittorica più nota, fatta di volumi solidi e paesaggi sognanti, che percorre tutto il decennio successivo. Da non perdere per i tanti appassionati dell’artista e per chi vuole conoscerlo un po’ meglio.
IL DESIGN DI ROSSELLA
Objects, la sezione di (art) design di miart, migliora ogni anno. Menzione d’onore in questa edizione per Rossella Colombari di Milano, che dedica metà dello stand a Carlo Mollino: notevole la serie fotografica inedita dedicata alla Signora LB, fotografata a ripetizione dagli anni quaranta ai sessanta; e il collage a tema sciistico con protagonista il campione di sci Leo Gasperl, con cui Mollino lavorò per la sua Introduzione al discesismo. Di grande impatto, infine, l’ovovia anni cinquanta restaurata da Niccolò Spirito e proveniente da Piazza Torre.
IL SOLO SHOW DI CARSTEN HÖLLER
Ancora una importante galleria milanese, ancora un solo show. Da Massimo De Carlo (Milano, Londra, Hong Kong) va in scena Carsten Höller con una doppia declinazione dei suoi celebri funghi (in versione scultorea quasi monumentale e in versione vetrinetta), con una Baby Giraffe fluo del 2018, con una coppia di dipinti bicromi a motivo dot oppure square e, infine, con una breve e delicata serie di Canaries del 2009.
IL SOLO SHOW DI OLIVER OSBORNE
Miart sancisce la voga sempre più diffusa di presentare stand monografici, diminuendo l’entropia tipica dell’offerta fieristica. Fra le scelte migliori, Giò Marconi di Milano con l’artista di Edimburgo classe 1985 Oliver Osborne. Mentre è in corso la sua prima mostra museale al Bonner Kunstverein, la galleria milanese espone una ristretta selezione di opere che tuttavia fotografano perfettamente la versatilità e coerenza progettuale del pittore di stanza a Berlino. Oltre le classiche e moderne contrapposizioni fra astratto e figurativo, fra alto e basso, fra appropriazione e stile. Da seguire con attenzione.
JO SPENCE DA RICHARD SALTOUN
Ancora un solo show, qui dedicato alla fotografa Jo Spence (1934-1992) dalla galleria di Londra e intitolato What can a woman do with a camera. Temi e problemi che vanno dal concetto di modella all’erotismo, dal sangue al feticismo, declinati con una sensibilità di genere disorientante e quindi tanto più efficace nel mettere in discussione gli stereotipi con cui si osservano le fotografie – e la vita.
DOPPELGAENGER DA BARI
Menzione speciale all’interno della sezione Emergent, dedicata alle gallerie focalizzate sulla ricerca delle giovani generazioni, per Doppelgaenger di Bari che presenta a miart uno stand monografico su Sarah Jérôme, artista francese già protagonista di una mostra personale in galleria a marzo 2017. Un distillato di lavori che raccontano l’intera ricerca della Jérôme a partire dal disegno, con una serie di delicatissime opere di piccole dimensioni, per passare ai grandi dipinti su carta oleata, fino alle sculture di impronta decisamente classica.
TUTTO SU GIANNI PETTENA
Su uno sfondo a strisce bianche e nere, la Galleria Bonelli di Milano presenta un solo show di Gianni Pettena, nato a Bolzano nel 1940, artista, architetto e docente. Una serie delicatissima di carte che offre una riscoperta interessante del maestro (da non perdere le opere che raccontano a parole il tema della giustizia) anticipa una doppia personale che vede Pettena insieme a Duccio Maria Gambi, dal 17 aprile in galleria.
DOPPIO MISTO DA CLEARING
La galleria di Bruxelles e New York va in scena con una bellissima accoppiata: Jean-Marie Appriou e Sebastian Black. Sculture espressive, memorie di una mitologia tradita (l’artista non si preoccupa di nascondere gli artifici e svela il retro cavo, in un gioco di vuoti e pieni), fanno da contraltare a tele geometriche coloratissime che creano uno stacco profondo tra materia e pensiero.
GLI STAND IN COMBO
Ottimo anche il livello della sezione Generations, con stand condivisi da due gallerie e altrettanti artisti. Menzione per il combo fra Linda Fregni Nagler e Jochen Lempert da Vistamare + ProjectSD, tutto giocato sul bianco e nero e le scale di grigio, tra fotografie e di/segni. Una soave e mai concettosa riflessione metafotografica (sublime il lavoro di Fregni Nagler sulla scrittura fotografica, prendendo ispirazione da Photographie ou Imprerie à la Lumière del 1833), in cui una certa posa scientifico-tassonomica è messa alla dura prova del perturbante (in primis nella serie di Lempert con le formiche che trasportano grandi foglie).
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