Carolee Schneemann. La leonessa in asta
Nonostante una storia creativa di successo, Carolee Schneemann non è mai rientrata fra gli artisti più quotati in asta. Cambierà qualcosa dopo il conferimento del Leone d’oro alla carriera alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia?
Nelle ultime settimane si è parlato molto di lei, dato che le è stato conferito il Leone d’oro alla carriera alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Stiamo parlando, naturalmente, di Carolee Schneemann (Fox Chase, Pennsylvania, 1939), 78 anni e non sentirli, statunitense molto attiva nel campo della performance e della videoarte.
La sua carriera comincia nei primi Anni Sessanta nel mondo del cinema sperimentale, delle arti performative, degli happening. L’artista si distingue per il suo utilizzo spregiudicato di media, materiali e fonti d’ispirazione, senza barriere lessicali e con un interesse profondo per i temi del corpo e della sessualità. Molti i riconoscimenti: nel 1996 il New Museum di New York ha presentato la sua prima retrospettiva in un museo. Nel 2015 è il Museum der Moderne di Salisburgo a celebrare la sua Kinetic Painting, mentre nel 2017 coglierà la sfida di una sua personale il MoMA PS1.
Le sue opere sono presenti nelle collezioni dei più grandi musei del mondo, come il Museo Nacional de Arte Reina Sofía (Madrid), il Museum of Modern Art (New York), il Whitney Museum of American Art (New York), la Tate Modern (Londra), il Centre George Pompidou (Parigi), lo Hirshhorn Museum and Sculpture Garden (Washington).
ASTE E FUTURO
E nelle aste? Nonostante questa carriera travolgente, la Schneemann non ha mai imperversato, forse anche per una scelta politica. Sono state poche le occasioni in cui le sue opere si sono ritrovate a stretto contatto con questa parte del mercato dell’arte. Tra queste, nel maggio del 2015 a New York, un’asta Christie’s, dove una fotografia dell’azione Eye Body: 36 Transformative Actions (1963) è stata battuta per 180mila dollari (buyers premium incluso). Mentre uno scatto dalla celeberrima Meat Joy, una sua performance del 1964, pietra miliare nello sviluppo della performing art, nello stesso anno, e sempre da Christie’s negli Stati Uniti, è stata battuta per circa 13mila dollari, anche qui rimanendo sulla base d’asta. Non sono mancate altre esperienze in Europa, che non hanno però mai superato i 10mila euro. Chissà se la Biennale di Venezia cambierà le sorti di questa vicenda?
– Santa Nastro
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #37
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