I dimenticati dell’arte. Juana Romani, la modella pittrice

È stata una testimonial pubblicitaria prima ancora che questo ruolo esistesse. Ma soprattutto è stata una pittrice di grande successo, pioniera delle questioni di genere

Da modella a pittrice, con un occhio sempre attento a un universo femminile popolato di bambine e donne mature, cortigiane e figure mitologiche. La storia di Juana Romani (Velletri, 1867 – Suresnes, 1923) è un’avventura che si svolge tra l’Italia e la Francia, ricca di colpi di scena che hanno reso questo personaggio una sorta di emblema della vita professionale di un’artista all’alba del Novecento.

LA STORIA DI JUANA ROMANI

Nata a Velletri nel 1867 con il nome di Giovanna Carolina Carlesimo, è figlia dei due braccianti agricoli Manuela Schiavi e Giacinto Carlesimo: poco dopo la nascita, il padre abbraccia il brigantaggio e abbandona la madre, che si intreccia una relazione con Temistocle Romani, uno dei ricchi proprietari terrieri per i quali lavorava. Nel 1877 la nuova coppia e Carolina si trasferiscono a Parigi, dove si erano stabiliti da tempo alcuni parenti di Manuela nel quartiere di Montparnasse, per svolgere l’attività di modelli per artisti come Auguste Rodin. Così, mentre Temistocle suona musica nei caffè e Manuela fa la sarta, a 16 anni Giovanna comincia a posare con lo pseudonimo di Juana Romani. Brillante e amabile, Juana conquista i favori di diversi artisti come Alexandre Falguière, che la ritrae nel dipinto Diane Chasseresse (1882), Louis-Joseph-Raphaël Collin che la immortala in Intimité, ma soprattutto Jean-Jacques Henner e Ferdinand Roybet, del quale sarà musa e compagna di vita.

Juana Romani, Ritratto di donna su sfondo rosso, 1902. Sarasota, The Ringling Museum

Juana Romani, Ritratto di donna su sfondo rosso, 1902. Sarasota, The Ringling Museum

JUANA ROMANI E LA PITTURA

Grazie agli insegnamenti di Henner e Roybet, Juana comincia a dipingere a 19 anni, e partecipa per la prima volta al Salon nel 1888 con Gitane: è l’inizio di una luminosa e inarrestabile carriera. La sua pittura si concentra soprattutto sul ritratto femminile di signore dell’alta società parigina, come la principessa Joachim Murat, la duchessa di Palmella o la contessa di Briche, ai quali si aggiungono opere a tema mitologico o letterario, esposte regolarmente nei salon. Anche molti critici la appoggiano: nel 1896 Louis Gonse in Le Monde moderne scrive: “Questa giovane e simpatica artista mi perdoni di dirle senza perifrasi che io la trovo più capace di M. Roybet stesso”, mentre un suo collega sottolinea che “Juana Romani, allieva di Henner e di Roybet, ha preso a uno i suoi divini colori, all’altro il brio e il disegno ampio”. In uno dei suoi dipinti più noti, Mina da Fiesole (1899), affronta addirittura la questione di genere, attribuendo un nome femminile a un artista del passato, Mino da Fiesole. Regina dei salotti parigini insieme al suo compagno Ferdinand Roybet, Juana conosce e frequenta personaggi come Antoine Lumière, al quale insegna pittura, e Giovanni Boldini. La sua notorietà di artista la trasforma in “testimonial” ante litteram di prodotti commerciali, come il vino di Angelo Mariani, fatto con la coca del Perù (la bevanda, dopo un successo planetario, sarà considerata nociva per la salute e tolta dal mercato nel 1913), i colori Lefranc e i profumi della Lenthéric, mentre una sua opera viene scelta come affiche pubblicitaria per i grandi magazzini Samaritaine.

Bellingard, Ritratto di Juana Romani, 1903 ca.. Parigi, Bibliothèque Marguerite Durand

Bellingard, Ritratto di Juana Romani, 1903 ca.. Parigi, Bibliothèque Marguerite Durand

JUANA ROMANI DAL SUCCESSO ALLA MALATTIA

Partecipa all’Esposizione Universale nel 1900 e alla Biennale di Venezia nel 1901: nello stesso anno si reca in visita ufficiale al suo paese natale, Velletri, dove viene accolta in pompa magna, insieme ai suoi illustri accompagnatori: Lumière, Roybet, il poeta Trilussa, lo scultore Ernesto Biondi e il deputato Giacinto Frascara. Purtroppo nel 1903 Juana comincia a soffrire di crisi psicotiche che le impediscono di proseguire il suo lavoro, attribuite dal suo amico giornalista Jacopo Caponi al fatto di non sentirsi apprezzata in Italia ma solo in Francia. Di fatto la malattia si aggrava rapidamente: nel 1906 Juana viene rinchiusa nella Maison de Santé d’Ivry-sur-Seine, vicino a Parigi, e da allora trascorre i suoi giorni internata, fino alla morte.
Di recente Juana Romani è stata protagonista di due antologiche: la prima era intitolata Juana Romani. La petite italienne, presso il convento del Carmine a Velletri (2017) e la seconda Juana Romani (1867-1923), modèle et peintre. Un rêve d’absolu al Musée Roybet Fould di Courbevoie, nel 2021. La memoria dell’artista è custodita presso l’archivio Romani.

– Ludovico Pratesi 

https://www.archivioromani.it/

I dimenticati dell’arte. Liliana Maresca
I dimenticati dell’arte. Antonio Gherardi
I dimenticati dell’arte. Brianna Carafa
I dimenticati dell’arte. Fernando Melani
I dimenticati dell’arte. Pietro Porcinai
I dimenticati dell’arte. Giuseppe Vannicola
I dimenticati dell’arte. Alberto Martini
I dimenticati dell’arte. Il Maestro di Castelsardo
I dimenticati dell’arte. Pilade Bertieri
I dimenticati dell’arte. Mario Puccini
I dimenticati dell’arte. Guglielmo Janni
I dimenticati dell’arte. Salvatore Meo
I dimenticati dell’arte. Federico Seneca
I dimenticati dell’arte. Il pittore Luigi Trifoglio
I dimenticati dell’arte. Clotilde Marghieri
I dimenticati dell’arte. Bruno Caraceni
I dimenticati dell’arte. Vincenzo Rabito
I dimenticati dell’arte. Giuseppe Novello
I dimenticati dell’arte. Carlo Romagnoli
I dimenticati dell’arte. Guido Seborga
I dimenticati dell’arte. Emanuele Rambaldi
I dimenticati dell’arte. Ennio Belsito
I dimenticati dell’arte. Colantonio
I dimenticati dell’arte. Edoardo Cacciatore
I dimenticati dell’arte. Matteo Olivero
I dimenticati dell’arte. Bortolo Sacchi
I dimenticati dell’arte. Alessandro De Feo
I dimenticati dell’arte. Ugo Celada da Virgilio
I dimenticati dell’arte. Paola Masino
I dimenticati dell’arte. Renato Tomassi
I dimenticati dell’arte. Gian Luigi Polidoro
I dimenticati dell’arte. Elsa De Giorgi
I dimenticati dell’arte. Franco Nonnis
I dimenticati dell’arte. Umberto Brunelleschi
I dimenticati dell’arte. Raffaello Brignetti
I dimenticati dell’arte. Ezechiele Leandro
I dimenticati dell’arte. Pietro Gaudenzi
I dimenticati dell’arte. Giuseppe Loy
I dimenticati dell’arte. Mimì Quilici Buzzacchi
I dimenticati dell’arte. Tullia Socin
I dimenticati dell’arte. Fausta Cialente, scrittrice della modernità
I dimenticati dell’arte. Sirio Tofanari, lo scultore degli animali
I dimenticati dell’arte. Yambo, lo scrittore appassionato di Jules Verne
I dimenticati dell’arte. Adolfo Baruffi
I dimenticati dell’arte. Arturo Nathan
I dimenticati dell’arte. Aldo Braibanti
I dimenticati dell’arte. Bruno Modugno
I dimenticati dell’arte. Marcello Mascherini
I dimenticati dell’arte. Enrico Mreule
I dimenticati dell’arte. Gino Rossi
I dimenticati dell’arte. Calogero Ciancimino
I dimenticati dell’arte. Mario Cavaglieri
I dimenticati dell’arte. Ettore Innocente
I dimenticati dell’arte. Albino Pierro
I dimenticati dell’arte. Nino Springolo
I dimenticati dell’arte. Casimiro Piccolo
I dimenticati dell’arte. Giuseppe Cavalli
I dimenticati dell’arte. Francesco Alliata
I dimenticati dell’arte. Mariateresa Di Lascia

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

Scopri di più