Arabia Saudita. Nascita di una città
A quante generazioni può capitare di assistere alla realizzazione di una megalopoli dal nulla? Mancano dieci anni alla consegna (annunciata) di KAEC – King Abdullah Economic City, il più rilevante tra i massicci interventi messi in campo dal Regno dell’Arabia Saudita per l’avvenire, forse in previsione della riduzione delle riserve petrolifere.
Concepita nel 2006 e ubicata a un’ora di auto da Jeddah, Medina e La Mecca, KAEC – King Abdullah Economic City condenserà attività economiche, offerta culturale, vari distretti residenziali, servizi e divertimenti. Ad oggi vanta un unico, ma fondamentale, successo: è il grande porto sul Mar Rosso, già largamente impiegato nell’import/export del regno, di fatto un’ipoteca per il buon esito dell’iniziativa.
Quanti analoghi proclami infatti hanno generato solo città fantasma, inservibili o mai ultimate per assenza di piani della mobilità o insufficienza economica? L’Arabia Saudita sta invece spingendo l’acceleratore sulle infrastrutture: oltre al nuovo porto, ingenti capitali sono impiegati nell’alta velocità ferroviaria e lo studio Foster and Partners è coinvolto progettazione della stazione centrale.
C’è di più. Dei cento miliardi di dollari necessari alla sua ultimazione, una cospicua percentuale sta arrivando dal resto del mondo, grazie all’attrazione esercitata da un modello d’investimento appetibile per gli stranieri. Alla chiamata saudita hanno già risposto colossi quali Pfizer e Danone, a quanto pare non indifferenti a una proposta nella quale confluiscono agibilità normativa, energia a costi contenuti e tassazione conveniente.
Ipermoderna e dinamica, in linea con le aspettative e il gusto della futura classe dirigente del Paese, in gran parte ora sui banchi delle università di Stati Uniti e Europa, Kaec attende nei suoi 120 kmq, un’estensione di poco superiore a quella Washington DC, circa due milioni di abitanti per il 2035.
Eppure, anche qualora le tempistiche venissero rispettate, per una buona fetta della popolazione mondiale Kaec potrebbe restare visibile solo attraverso gli occhi degli altri. In Arabia Saudita, infatti, l’accesso ai cittadini italiani resta limitato a inviti di tipo professionale, a visite a congiunti insediati nel regno e in ogni caso resta consentito su richiesta esclusiva di uno sponsor/garante locale. E se il “miracolo” della fondazione di una città nuova di zecca portasse a evoluzioni anche di ordine sociale?
Valentina Silvestrini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #25
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