Insegnare l’architettura: 12 best practice alla Biennale Architettura con The Practice of Teaching
Cosa può nascere dalla collaborazione tra professori e studenti di architettura? Progettiste con una consolidata esperienza come docenti, le curatrici Farrell e McNamara analizzano le nuove frontiere della “pratica dell’insegnamento”
The Practice of Teachingesplora la relazione tra la pratica dell’insegnamento e quella del lavoro, raccontandone il processo, spesso e volentieri molto simile, attraverso cui entrambe si sviluppano. Gli esiti si possono ammirare nelle installazioni dei dodici studi internazionali, docenti della Università della Svizzera italiana a Mendrisio, chiamati dalle due curatrici a esibire una loro personale riflessione sul tema in rapporto al loro lavoro accademico svolto con gli studenti. Situata alle Corderie dell’Arsenale, la mostra è, insieme a Close Encounter, meetings with remarkable projects, una delle due sezioni speciali di Freespace. Proprio con gli spazi dell’Arsenale l’allestimento di The Practice of Teachingsi confronta senza individuare uno spazio circoscritto dedicato alla mostra, ma mescolando le installazioni delle due sezioni speciali lungo il percorso che attraversa le Corderie – misurandone a terra anche la lunghezza in metri e piedi –, posizionandole in modo fluido, quasi occasionale, esposte più in relazione allo spazio architettonico che le circonda che non secondo un disegno predefinito.
DA FRANCIS KÉRÉ AD WALTER ANGONESE; DA AIRES MATEUS A OBRAS ARCHITECTS
Il Freespace, titolo della Biennale 2018, diventa anche la chiave di lettura dell’intera mostra, lasciando libero, appunto, il visitatore di creare le proprie mappe relazionali con gli oggetti e gli spazi in esposizione. Un pannello informativo per ciascuna installazione dà le coordinate al visitatore e racconta, attraverso la voce diretta delle curatrici, il lavoro di ricerca dello studio e il loro personale rapporto con esso, oltre che la riflessione o la descrizione del progetto scritta dagli stessi studi. I dodici invitati hanno scelto ciascuno strumenti e modalità di racconto diversi, dal video con gli studenti, prodotto dai filmmakers Bertie Miller e Dave Waters, di Sergison Bates, al racconto fotografico del progetto di Walter Angonese, con le belle foto di Paolo Riolzi, ripreso e ampliato dai suoi studenti, alla “scatola magica” colorata di Francis Kéré, oggetto modulare che si trasforma in uno spazio chiuso, o aperto, in una seduta, o in un giaciglio, progettato per lo spazio all’ex aeroporto Tempelhof di Berlino nel centro per i richiedenti asilo, o al modello in legno di Obras Architects che racconta il rapporto tra lo spazio pubblico e quello urbano.
– Simona Galateo
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