Se l’Italia fosse un po’ più come Cassina, non ci lamenteremmo costantemente dei suoi incorreggibili vizi. L’azienda di Meda, fondata nel 1927 dai capostipiti Cesare e Umberto, incarna da oltre ottant’anni la capacità di integrare innovazione di processo, qualità artigianale e sostenibilità su scala industriale.
Mettiamo da parte le grandi intuizioni del passato e confrontiamoci con l’oggi, a cominciare da un fatturato 2012 da oltre 110 milioni di euro, dovuto principalmente ai frutti di una spiccata strategia di internazionalizzazione, che si trasforma in una vacca grassa capace di rendere sostenibili importanti progetti di carattere culturale. Con un ritorno d’immagine da fuoriclasse.
Pensiamo, ad esempio, alla mostra Le Corbusier: An Atlas of Modern Landscapes presentata la scorsa estate al MoMA di New York, occasione straordinaria per celebrare il progettista-icona – dal 1964 nel catalogo Cassina – attraverso uno dei suoi progetti di culto, quel Cabanon appositamente ricostruito per l’esposizione. Ancora, si pensi all’annuncio della nascita di un museo aziendale nei 500 mq disegnati negli Anni Settanta da Tobia Scarpa e ora ristrutturati da Piero Lissoni. Infine, la recente acquisizione dell’azienda francese Simon (ex gruppo Estel): in una congiuntura in cui non smettiamo di lamentarci della vendita dei nostri gioielli di famiglia, può essere rincuorante saperci capaci di invertire un processo solo apparentemente inevitabile.
Giulia Zappa
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #16
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