Italiana. L’Italia vista dalla moda 1971-2001. Le immagini della mostra a Palazzo Reale di Milano
Una mitologia, una storia, un racconto identitario dell’Italia attraverso la moda e le intersezioni con le altre discipline è in mostra a Milano a Palazzo Reale fino al 6 maggio 2018.
La mostra curata da Maria Luisa Frisa e Stefano Tonchi apre istituzionalmente la Fashion Week milanese con una conferenza stampa che ha anche il compito di fare un bilancio, complici ricorrenze come i 60 anni di Camera Moda – qui ricordati dal presidente Carlo Capasa – e la forza di un settore che riporta costantemente dati positivi. Lo ricorda proprio Capasa, gli italiani sono i primi produttori al mondo e dopo la Cina realizzano il 41% della moda europea. Il compito non facile della mostra è proprio quello di raccontare un duplice aspetto del nostro paese, che trova nella moda una delle espressioni più efficaci: il rapporto indissolubile fra artigianato e industria che è alla base del made in Italy tanto quanto i nomi dei grandi designer. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha creduto moltissimo nella forza del settore moda facendo passare gli investimenti da 34 milioni del 2016 ai 47 milioni di euro attuali, utilizzando il fashion anche come elemento di diplomazia per costruire relazioni internazionali, contribuendo a cancellare quell’ombra di frivolezza su un carattere eccezionale dell’identità nazionale.
LA STORIA DI YOOX
Le piccole e grandi aziende sparse in tutta Italia, che hanno fatto la storia di una filiera completa al servizio della creatività, vengono raccontate nella mostra in un percorso tematico e non cronologico più adatto a creare le condizioni di dialogo con l’arte, l’architettura e il design. Fino alle evoluzioni più contemporanee come il gruppo Yoox Net-a-porter group che sostiene la mostra come main partner. Federico Marchetti (AD di Yoox) spiega come ha iniziato per Giorgio Armani un lavoro che si è trasformato in seguito in un modello di vendita on-line. I curatori raccontano invece le scelte di un percorso importante che inizia nel 1971 con la nascita del prét-à-porter italiano, quando Walter Albini sceglie Milano per presentare la sua prima sfilata nota come “collezione unitaria”, archetipo di tutta l’espressione dell’unisex fino alle evoluzioni gucciste dei giorni nostri. È anche l’anno di nascita del movimento di liberazione femminista. La data finale di questo viaggio è nel 2001, passaggio fra due secoli tristemente segnato dagli attentati dell’11 settembre a New York, ma è anche l’anno in cui la moda italiana cambia pelle e si trasforma in un fenomeno globale. Il percorso espositivo crea una conversazione continua tra abiti e opere, si muove nella stessa dinamica del catalogo, importante come un testo di storia contemporanea ed edito da Marsilio, si muove con l’intento di creare una consapevolezza anche nelle nuove generazioni del patrimonio di cui disponiamo.
L’ARTE IN MOSTRA
Una costellazione di temi che s’incrociano da una sala all’altra – con l’unica certezza della qualità creativa e produttiva -: sono Identità, Democrazia, In forma di logo, Diorama, Project Room, Bazar, Postproduzione, Glocal, L’Italia degli oggetti, visti con una lettura critica che lega le diverse istanze della cultura e della moda nei 30 anni in esame. Le opere in mostra sono scelte in modo da sottolineare ed evidenziare i temi del discorso: ci sono artisti come Michelangelo Pistoletto, Maurizio Cattelan, Elisabetta Benassi, Luciano Fabro, Francesco Vezzoli, Vanessa Beecroft, Luigi Ontani, Alighiero Boetti, Gliulio Paolini, Ketty La Rocca, Gino De Dominicis. I fotografi – grandi persuasori capaci di raccontare la moda anche con l’Italia più lontana dal glamour – sono invece Gian Paolo Barbieri, Alfa Castaldi, Aldo Fallai, Fabrizio Ferri, Giovanni Gastel, Paolo Roversi e Oliviero Toscani.
LA TERRA VISTA DALLA LUNA
Italiana è un altro viaggio, (come lo era stato Bellissima al Maxxi di Roma), attraverso la molteplicità di sguardi dei nomi della moda di un periodo di enorme cambiamento. Italiana L’Italia vista dalla moda evoca La Terra vista dalla luna di Pier Paolo Pasolini, per dichiarare, come affermano nel saggio introduttivo i due curatori, “che la moda é il punto di vista privilegiato dalla narrazione e per evidenziare contemporaneamente la necessità di una visione alternativa, capace di sviluppare una nuova direzione critica, fuori dagli stereotipi o dai vecchi contenitori. Come la retorica dell’etichetta “made in Italy”, a cui costantemente si ricorre senza realmente interrogarsi su quale significato possa avere oggi, quando é lo stesso storytelling a dover essere aggiornato: per adeguarsi alle diverse forme produttive ma anche per rispondere a commenti e critiche derivanti spesso da una conoscenza parziale della storia della moda italiana, ma alla cui origine é soprattutto l’aver sottovalutato il valore di azioni culturali da compiere a livello politico per costruire la mitologia della nostra moda.”
– Clara Tosi Pamphili
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