Creativity Day. Dove la semplicità è una sfida per ripensare i processi
“A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire”, ammonisce Guglielmo di Occam. Un’affermazione, paradossalmente, che da settecento anni a questa parte non è mai stata così vera. Prendiamo ad esempio il Creativity Day, l’appuntamento promosso da Inside Training per raccontare l’inarrestabile avanzamento di competenze disciplinari al crocevia tra design, nuove tecnologie, business e innovazione…
In un mondo di conoscenze trasversali da acquisire, di nuove release da imparare, di una tecnologia in costante mutamento ma anche di presupposti organizzativi da rimettere in discussione, l’apologia della semplicità appare dal palco dell’Adriano, il cinema di Roma dove si tiene il Creativity Day, come la via d’uscita privilegiata per riuscire a sostenere il peso di un sapere che si rinnova a velocità sempre più esponenziale. E che ci lascia spesso spiazzati, o peggio ignari.
“Ignorantia non excusat”, dovremmo saperlo. Meglio allora confrontarsi con l’esperienza di un gruppo selezionato di professionisti che si fa portavoce di competenze o progetti ad alto valore d’innovazione. E che ti spiegano, lo fa Luca Mascaro di Sketchin, come ridisegnare l’esperienza utente del più grande giornale italiano – lo sappiamo, La Gazzetta dello Sport – con l’obiettivo di aumentare il valore del servizio tra carta e pixel attraverso una pratica di co-design con il cliente e il suo team editoriale. Oppure come lavorare con la metodologia Agile: secondo Giulio Roggero, una grande opportunità per privilegiare gli individui e le loro interazioni piuttosto che i processi e gli strumenti, facilitando i cambiamenti di strategia che si rivelano più opportuni in corso d’opera. O magari anche come far fare a Photoshop azioni di salvataggio mirabolanti – ce le spiega Matteo Oriani – che sono dirette, ancora una volta, alla semplificazione della filiera tra designer e sviluppatori.
Perché tra le righe, appunto, è proprio la flessibilità della filiera a dimostrarsi la vera chiave di volta per fare innovazione. Sembra di sentir parlare l’Eric Ries di The Lean Startup, che pure viene difficilmente menzionato per quanto aleggi nei discorsi di molti: più di un generico incentivo alla creatività, un monito che tutti sembriamo aver digerito, meglio ripensare i nostri progetti e prodotti come soggetti ad una continua rimessa in discussione. È più semplice di quanto sembri, assicurano, e ci terrà maggiormente al riparo dal restare indietro o, prospettiva ben più triste ma non impossibile in questi tempi di crisi, fuori dal mercato.
Giulia Zappa
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