L’estate Fiorentina 2016 entra ora nel secondo trimestre. Quali sono le peculiarità della tua curatela?
È una rassegna culturale che potremmo definire una “stagione di entusiasmo collettivo”; dallo scorso anno ha durata semestrale. Il nostro concetto di estate è dunque traslato rispetto all’anno solare: abbiamo deciso che qui la “bella stagione” avrebbe abbracciato più stagionalità, con un rafforzamento nel periodo estivo. È un evento diffuso che considera le identità distrettuali della città, valutando nella loro complessità i luoghi coinvolti e prestando attenzione alle specificità locali. Penso a Le Murate, che racchiude in sé una pluralità di realtà e costituisce un distretto culturale autonomo; al Parco delle Cascine, con la sua varietà di spazi dedicati allo spettacolo dal vivo. Ma anche a Piazza Santissima Annunziata: storicamente votata all’accoglienza e all’ospitalità, con una storia fortissima di carità e aiuto – come testimonia anche il nuovo Museo degli Innocenti – anche grazie all’Estate Fiorentina torna ad aprirsi al mondo – con film in lingua originale sottotitolati, concerti di richiamo internazionale – divenendo una delle piazze sociali della città. In questo, che è a tutti gli effetti uno straordinario teatro all’aperto, attraverso la produzione culturale siamo riusciti a contrastare forme di degrado.
Con un budget complessivo di 700mila euro – poco meno di 500 mila euro di investimento pubblico, 200 mila euro di sponsor – nell’Estate Fiorentina conta 104 associazioni coinvolte e oltre 800 eventi. Un dato fondamentale: pochissime le produzioni che non parlano della cultura dell’oggi. La progettazione parte a inizio anno, con la pubblicazione di un bando: una “call to arts” alla quale la città ha risposto con un’offerta di alto livello, con uno sguardo attento e interdisciplinare al contemporaneo.
Nel primo trimestre, tra gli altri eventi, avete riunito, con una modalità inedita, gli ex CSI. Cosa accadrà nei prossimi mesi?
Oltre a tanti concerti – avremo Verdena, Cat Power, I cani, etc. – il 10 settembre ospiteremo l’unica tappa italiana di Wish Outdoor: dopo il Messico e l’Olanda, questo incredibile spettacolo sarà a Firenze, con un programma esteso da mezzogiorno a mezzanotte. Sul fronte più sperimentale, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre accoglieremo un’edizione speciale di Landworks, con l’Arno come protagonista. Si tratta di un laboratorio partecipativo interdisciplinare sul tema dell’ambiente, dell’architettura e degli spazi naturali: per una settimana si lavorerà, lungo il nostro fiume, in una logica di recupero attento di alcune porzioni di vegetazione e camminamenti, con la possibilità di insediare installazioni temporanee che valorizzino la bellezza degli argini fiorentini.
In occasione dei 100 anni dalla pubblicazione definitiva dell’Antologia di Spoon River, capolavoro di Edgar Lee Masters che ha ispirato uno dei più celebri album di Fabrizio De Andrè, l’11 settembre faremo festa con ospiti di grande rilievo in uno dei luoghi più suggestivi ed emblematici della città: il Cimitero alle Porte Sante e la Basilica di San Miniato al Monte.
La chiusura dell’estate sarà affidata alla mostra che inaugureremo il 22 ottobre. Nella centralissima Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, il duo artistico Masbedo presenterà un coinvolgente allestimento multimediale. Ci interessava portare la grande videoarte a Firenze e, ancora una volta, riusciremo a inserire elementi tecnologici in contesti di notevole valore architettonico e storico: Masbedo hanno proposto un intervento installativo che vedrà il contributo di diversi protagonisti della scena culturale locale e globale, una sorta di ultimo racconto dell’estate. Insomma, a Firenze arte rinascimentale e contemporaneo avranno modo di rinnovare un rapporto virtuoso, trovando in questo spazio la sede ideale per un incontro.
Un altro modo per archiviare la reputazione di Firenze come “città aliena al contemporaneo”?
Credo si tratti di una forma pregiudiziale che è necessario lasciarci definitivamente alle spalle [qui potete leggere la nostra inchiesta, N.d.R.]. Dal Rinascimento questa città ha sempre rappresentato l’innovazione e la contemporaneità; poi, come succede per ogni comunità e territorio, ha vissuto fasi alterne. Per quanto riguarda il nostro modo di dialogare con il contemporaneo, quando il Sindaco, nel 2015, mi ha chiesto di occuparmi del coordinamento dell’Estate Fiorentina – mantenendo nelle sue mani la delega dell’Assessorato alla Cultura – abbiamo iniziato ad operare in maniera marcata su questo aspetto, tenendo sempre in grande considerazione la qualità produttiva degli operatori, curatori, organizzatori che a Firenze operano e invitando, di volta in volta, figure di grande rilievo che potessero aiutarci in questa visione di città.
Del resto il mio trascorso è strettamente legato alla produzione di arti e linguaggi contemporanei, la mia ricerca è sempre stata orientata verso lo studio di formati diffusi, aperti, capaci di valorizzare i luoghi senza impostare argini rigidi tra gli ambiti di produzione artistica: credo nella forza che scaturisce dall’incontro tra forme espressive diverse. A Firenze – anche con l’Estate Fiorentina- stiamo inserendo diversi “tasselli di novità”, intercettando coloro che da anni svolgono un lavoro attento in città e dandogli un ruolo nella composizione del palinsesto estivo.
Qual è lo sforzo maggiore in questo processo?
Raccontare la città facendo leva, ad esempio, sull’ambizione degli artisti da tutto il globo, affermati ed emergenti, di misurarsi con le trame affascinanti e complesse del tessuto urbano fiorentino, sulla loro urgenza di frequentarla per concepire operazioni artistiche che non possono che essere site specific. È più comune di quanto si possa immaginare il desiderio di attivare un confronto con Firenze, sia con le sue radici che con le sue pratiche contemporanee. Questa è una virtù della città, un valore locale; così come lo è il reticolo fittissimo di istituzioni e di luoghi della cultura presenti in pochi chilometri quadrati di città.
A giugno, per la prima volta, avete sperimentato il format Secret Florence con Pitti Immagine. Come evolverà questo progetto?
L’idea è farlo diventare un formato dialogico, con cadenza annuale, capace di rinnovarsi durante la settimana estiva del costume. In Pitti Immagine abbiamo trovato un partner stupefacente che ha recepito il nostro impulso progettuale: lavorare su un cluster di realtà eccellenti nel contemporaneo, con un coordinamento unico, in un periodo di straordinario afflusso come della fiera Pitti Uomo. Abbiamo lanciato la sfida a vari soggetti: rendere partecipi di questo processo anche luoghi meno conosciuti.
La ricchezza di Firenze – e lo dico da milanese! – è stupefacente per qualità e densità. In meno di 15kmq ci sono circa 100 musei, alcuni dei quali dislocati lungo le arterie del centro storico, oltre a decine di spazi meno noti. Proprio per questo è essenziale tracciare una “geografia culturale urbana” e partire dall’attivazione di possibili relazioni tra i luoghi. Con Secret Florence, inoltre, abbiamo dato anche noi prova, da Firenze, che moda e arte contemporanea possano generare esiti straordinari, se congiunte: un binomio virtuoso che sta dando grandi risultati ai quattro angoli del pianeta.
Il prossimo 15 ottobre apre il Centro Pecci a Prato. Quale può essere il legame tra Firenze e questa istituzione?
Ogni volta che nasce un nuovo spazio culturale è l’occasione per iniettare energie in un territorio e nella sua comunità. Questa nascita segnerà, senza dubbio, tutto il nostro territorio. In antitesi a spazi e istituzioni che chiudono, un’apertura è un motivo di gioia per noi tutti, cittadini e operatori. Il Pecci di Prato rappresenterà un soggetto autorevole da tenere in considerazione nella geografia culturale di quest’area: sarà un nuovo protagonista con cui dialogare.
Valentina Silvestrini
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