Miró. Da Maiorca con amore
Una mostra antologica ampia ed esauriente. Per raccontare l’avventura artistica di uno dei grandi maestri del Novecento. A Roma, negli spazi del Chiostro del Bramante fino al 10 giugno, Joan Miró in tutta la sua potenza espressiva. Anche se l’allestimento non convince del tutto.
Questa mostra antologica delle opere appartenenti all’ultima produzione del grande artista catalano Joan Miró (Barcellona, 1893 – Palma di Maiorca, 1983) occupa lo spazio espositivo felicemente ricavato all’interno del Chiostro del Bramante, ormai una certezza nel panorama romano quanto alla grandezza dei nomi che ispirano le mostre, ma non sempre così convincente nella motivazione storico-scientifica che le giustifica.
Non è il caso però di Miró! Poesia e luce, che partendo dai due principi che animano la produzione dell’artista, ritiratosi a Maiorca dal 1956, presenta oltre 80 lavori, tra cui 50 olii di grande formato, che testimoniano il suo rinnovato interesse per la pittura dal 1960 in poi, nonché acquerelli, terrecotte e bronzi influenzati dal Surrealismo. Ma il tratto energico e l’aggressività anche fisica che, a dispetto dell’età matura, lo animava di uno spirito sempre più ribelle e si sfogava sulle tele, dipinte e lavorate su cavalletti orizzontali se non direttamente appoggiate al suolo, testimonia delle suggestioni provenienti dall’Espressionismo astratto e dalla Scuola di New York in particolare.
Il percorso si snoda a partire da un primo lavoro realizzato sul “verso” di un paesaggio risalente al 1908 e indaga il crescere dell’enfasi pittorica di Miró parallelamente con la documentazione del suo lavoro sui materiali, con il suo interesse per le diverse tecniche di lavoro, tramite la riproduzione di fotografie e un video.
Corrado Anselmi, che ha curato l’allestimento della mostra, realizzata da Marìa Luisa Lax in stretta e continua collaborazione con la Fundació Pilar i Joan Miró, ha anche parzialmente ricostruito un interno dell’Atelier Sert, lo studio tanto desiderato progettato dall’omonimo amico architetto. Evidente è lo sforzo compiuto per far sì che emergessero le tre fasi di cui parla il pittore stesso: “In primo luogo l’impulso, generalmente a partire dal materiale; poi l’organizzazione delle forme; e infine l’arricchimento della composizione. Per me, le forme acquistano realtà nel corso del lavoro […]. Persino alcune pennellate a caso, pulendo i pennelli, possono suggerire l’inizio di un quadro; tuttavia la seconda fase è accuratamente calcolata”. Improvvisazione quindi, ma anche razionalità. Una grande passione che spinge per essere espressa, ma anche una grande disciplina nell’incanalarla. Purtroppo la versatilità della pittura di Miró e l’esplosività insita nei tratti che la curatrice ha tanto tenuto a sottolineare come “territorio Mirò” sembrano un po’ smorzati da scelte espositive estremamente classiche, che sicuramente valorizzano la visione delle opere, ma non raccontano tutto quello che avrebbero potuto con l’utilizzo di metodi un po’ meno accademici.
Chiara Ciolfi
Roma // fino al 10 giugno 2012
Miró! Poesia e luce
a cura di María Luisa Lax
CHIOSTRO DEL BRAMANTE
Via della Pace
06 68809036
[email protected]
www.chiostrodelbramante.it
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