Soulages a Villa Medici: la pittura. Anzi, la peinture
Il più importante pittore francese vivente presenta per la prima volta in Italia la sua produzione più recente. Dove il colore nero che lo ha reso celebre si svela come un’intensa meditazione sulla luce e le origini stesse della pittura. A Villa Medici, fino al 16 giugno.
Se è vero che ogni esperienza artistica scaturisce dalla combinazione di un tempo, un luogo e una persona – artista o osservatore che sia – nel caso della pittura di Pierre Soulages (Rodez, 1919) il tempo è risolutamente la metà del secolo scorso, e il luogo Parigi. Là e allora, in effetti, è da ricondursi il più convincente tentativo europeo di dialogare con l’astrazione espressionista di marca statunitense, che proprio in quel momento stava conquistando il mondo, e di tale tentativo Soulages (insieme a Georges Mathieu almeno, subito dopo il drammatico varco informale aperto da Jean Fautrier) è stato il principale responsabile, sviluppando potenzialità plastiche della pittura già approfondite dalle avanguardie storiche domiciliate nella capitale francese, ma che nel giovane artista originario dell’Aveyron trovarono un’inedita drammaticità esistenzialista.
Il nero, non a caso, da lì in avanti diventa il marchio di fabbrica di Soulages. E tuttavia la monocromaticità – è lo stesso artista a segnalarlo – non lo ha mai interessato di per sé, la ragione della sua opera risiedendo piuttosto nelle riflessioni della luce sugli strati di pigmento, nel gioco svolto in superficie tra materia e atmosfera che, se da un lato apre alle profondità di un oltrenero come nuova dimensione pittorica, dall’altro più che alla paletta dei colori resta fedele a uno stato mentale di luminosa contemplazione.
Su questa linea procede anche la produzione più recente esposta nell’occasione di Villa Medici, dove il colore acrilico nero viene disteso e addirittura modellato in strutture ritmiche potentemente scandite. L’allestimento della mostra, dal canto suo, a parte alcune fragilità concettuali (vedi la disposizione marginale quanto inspiegata di un catrame su vetro del 1948 tra pitture su tela e carta molto più recenti, tutte posteriori all’anno 2000), sfrutta bene le potenzialità cavernose del contesto espositivo, ora per esaltare la presenza scenico-oggettuale delle opere – in modo particolare nella combinazione di grandi tele sospese in successione lungo una galleria in salita -, ora per svelare la loro intima aspirazione a un’atemporale immediatezza.
“Messa in spazio” e “consistenza indefettibile” sono in effetti due felici espressioni di Soulages riferite a pitture rupestri e menhir, punti di riferimento ideali di una ricerca personale che nell’occasione della mostra in discorso trova una convincente conferma, a tanti decenni ormai dal suo avvio.
Luca Arnaudo
Roma // fino al 16 giugno 2013
Pierre Soulages – XXI secolo
ACCADEMIA DI FRANCIA – VILLA MEDICI
Viale Trinità dei Monti 1
06 6761311
[email protected]
www.villamedici.it
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