Funtastico. Jaime Hayon in mostra a Holon
Design Museum, Holon – fino al 30 aprile 2016. La retrospettiva sui dieci anni di carriera di Jaime Hayon è un’occasione per gettare luce sulla incontenibile visionarietà del designer spagnolo. Che non teme la doppia etichetta di designer-artista e che ha trovato nella matita, prima ancora che negli oggetti, lo strumento per alimentare le proprie visioni.
DESIGNER E ARTISTA
Un titolo che non lascia spazio a equivoci e assume tutto il valore di uno spassoso manifesto programmatico. È quello che la retrospettiva Funtastico, in mostra al Design Museum Holon dopo una première al Groninger Museum, dedica alla vitalità irriverente del designer spagnolo Jaime Hayon (Madrid, 1974) attraverso l’esposizione di alcuni tra i suoi lavori più iperbolici.
I pezzi scelti ripercorrono l’intero corso dei suoi dieci anni di carriera, iniziata nella scuderia di Fabrica e attestatasi precocemente con la consacrazione de facto nell’empireo delle design star, di cui Hayon è forse l’esponente più esilarante e burlesco.
Tuttavia, la scelta dei curatori Mark Wilson e Sue-an van der Zijpp di prediligere i suoi progetti limited edition e le commissioni di carattere artistico – Hayon ha sempre dichiarato che la creatività si beffa delle distinzioni disciplinari – permette di accedere alla vena più strabordante del suo lavoro e della sua personalità, relegando in posizione minoritaria e discreta i progetti industriali (che pure hanno un ruolo preponderante nel suo portfolio).
UNA MOSTRA “FUNTASTICA”
È dunque nella crasi tra le parole “fun” e “fantastic” che si delinea la chiave di lettura per comprendere l’attitudine di questi lavori surreali, sempre in bilico tra presenza figurativa, derive immaginifiche e un’inclinazione mai celata per la preziosità e il totemismo.
Ci sono i pezzi fuori-scala di Mediterranean Digital Baroque, i cactus scultura (o attaccapanni, a patto di non usarlo in quanto tale, come ammonisce Hayon) con cui esordì alla galleria David Gill nel 2003, e c’è The Battle of Trafalgar, la scacchiera in ceramica a grandezza d’uomo commissionata dal London Design Festival nel 2009 e ambientata nell’omonima piazza della capitale inglese.
Ancora, non mancano le icone di Baccarat Zoo, i vasi in cristallo che spopolarono su qualsiasi rivista di settore (Hayon dalla stampa è stato sempre amato e guardato con favore) e l’amato pollo verde – Green Chicken – trasformato in cavallo a dondolo.
STEREOTIPI E IRONIA
Eppure, sono i pezzi meno noti a gettare lo sguardo maggiormente introspettivo sulla linea d’ombra che, a dispetto di un incrollabile ottimismo, sembra a tratti affiorare dalla sua produzione. Si tratta dei lavori realizzati con la moglie Nienke Klunder, che rileggono, ridicolizzandoli (forse con fin troppa immediatezza), gli stereotipi della cultura trash americana e, soprattutto, i numerosi taccuini dove Hayon appunta convulsamente sotto forma di disegno ogni volo pindarico, suggestione o fantasma che prende forma nella sua immaginazione.
Fino al contributo che sembra esercitare il fascino più inquieto e sinistro: Face Mirror, una maschera-specchio dal carattere spiccatamente grafico – forse la metafora di un inconscio che affiora dopo una massiccia esposizione pubblica? – realizzata in collaborazione con Caesarstone per la mostra a Holon e donata alla collezione permanente del museo.
Giulia Zappa
Holon // fino al 30 aprile 2016
Jaime Hayon – Funtastico
a cura di Sue-an van der Zijpp e Mark Wilson
DESIGN MUSEUM HOLON
8 Pinhas Eylon Street
+972 7 32151515
[email protected]
www.dmh.org.il
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati