La materia decide. Miró al Mudec
Mudec, Milano – fino all’11 settembre 2016. Dopo il successo della mostra su Gauguin, il museo milanese ospita una monografica dell’artista spagnolo, approfondendo alcuni aspetti del suo “classicismo” attraverso una selezione di opere realizzate tra il 1931 e il 1981. Mettendo in luce il valore della materia per l’artista, non solo strumento utile ad apprendere nuove tecniche ma anche entità universale.
MIRÓ E IL CLASSICISMO
“Il classicismo di Miró”, spiega Rosa Maria Malet, Direttrice della Fundació Joan Miró, “non corrisponde ad alcun canone convenzionale né al concetto tradizionale di bellezza. La sua opera è il risultato di un sapiente equilibrio tra i diversi fattori che determinarono il suo personale modo di esprimersi”. Joan Miró (Barcellona, 1893 – Palma di Maiorca, 1983) è in mostra al Mudec con una nuova monografica italiana, dopo due percorsi simili per portata: Soli di notte, a Villa Manin e, nel 2014, a Palazzo Te, a Mantova, la mostra Miró. L’impulso creativo. A Milano, La forza della materia espone oltre cento opere, lungo un netto percorso cronologico che ricostruisce l’attività dell’artista. La mostra è frutto del pensiero scientifico, degli archivi e dell’organizzazione dalla Fundació Joan Miró di Barcellona, che ha raccolto i lavori dalla collezione di famiglia dell’artista e da prestatori europei.
QUATTRO SEZIONI, UNA VITA
Le opere sono state suddivise in quattro sezioni, concepite per accompagnare il visitatore attraverso altrettanti compartimenti della vita di Miró: il contesto storico dell’epoca, le diverse tecniche artistiche utilizzate dal maestro catalano e, più in generale, una precisa attenzione alla materia e alla sua consistenza transustanziale.
Video, musica e postazioni di realtà virtuale sono stati inseriti all’interno del percorso di visita per una fruizione totale e avvolgente dell’opera di Miró: il pubblico, entrando in mostra, è accolto dalle note di Blues for Joan Miró di Duke Ellington, brano improvvisato durante una visita alla Fondation Maeght, quando il musicista conobbe il pittore. Teresa Montaner, curatore capo della collezione Fundació Joan Miró, rimarca: “Sebbene questa mostra non sia stata concepita appositamente per il museo milanese, attraverso la sua esposizione volevamo mettere in rilievo l’aspetto materiale dell’opera di Miró che lui raggiunge negli Anni Venti, quando la sua ricerca era spinta dalla purezza e dalla non contaminazione in campo artistico. Questo è il solo motivo che lo spinge ad abbandonare la rappresentazione mimetica della realtà ed è la chiave di lettura di La forza della materia”.
ASSASSINARE LA PITTURA
La prima sezione prende avvio dal 1931 fino a raggiungere gli Anni Quaranta e mostra il desiderio di Miró di assassinare la pittura. Senza mai abbandonarla completamente. Una piccola opera del 1931 designa tutto questo, un olio su tela dal titolo Gruppo di personaggi nel bosco, attorniata da alcuni disegni, decisamente incisivi, che racchiudono, in essere, tutto il vocabolario a venire ma anche l’esperienza tragica della guerra. Nella seconda sezione, invece, il pittore subisce l’influsso del suo trasferimento a Palma di Maiorca, dove, in un grande studio disegnato dall’architetto e amico José Luis Sert, conosce e sperimenta nuovi materiali. “Grazie alla sua influenza e a questi spazi”, ricorda Teresa Montaner, “nel 1937 Miró dipinge un grande murale per il padiglione dell’Esposizione di Parigi e lo realizza sul supporto di un conglomerato di legno, il cui utilizzo si protrae anche fino agli Anni Sessanta. In questo periodo il suo linguaggio si ingrandisce e si individualizza, diventando sempre più attivo, sperimentale nei confronti della materia. Infatti comincerà a scoprire una nuova realtà attraverso la scultura e incontrando le forme di oggetti provenienti dal mondo rurale”.
TORNARE ALLE ORIGINI
La terza sezione è ispirata a una retrospettiva che venne realizzata al Grand Palais di Parigi nel 1974, quando Miró era ottantenne; mostra che lui stesso volle fosse dedicata quasi completamente alla sua opera dell’ultimo periodo, mettendo in secondo piano il Surrealismo. Un percorso che ha portato l’artista fino a quasi a lacerare e a bruciare le opere, tra carta di vetro e plastica, cambiando la nostra percezione di arte nei confronti di materiali non nobili. L’ultima sezione è dedicata alla grafica e all’incisione praticata con carborundum (carburo di silicio), una tecnica adottata alla fine degli Anni Sessanta. “Per Miró, il fatto di lavorare con altre tecniche e con nuovi materiali”, riprende la curatrice, “lo avvicina all’arte popolare e alla cultura primitiva, attraverso un grande gesto di recupero, di avvicinamento alle Origini. Credo sia questo, alla fine, lo scopo ultimo di un nuovo percorso su di lui”.
Ginevra Bria
Milano // fino all’11 settembre 2016
Miró. La forza della materia
a cura di Teresa Montaner
Catalogo 24 Ore Cultura
MUDEC
Via Tortona 56
02 54917
[email protected]
www.mudec.it
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