Una briscola per pasticceri e un rosario per gourmand. Angelo Formica mescola sacro, profano e culinario. Interferenze ludiche tra ritualità quotidiane
Tra i molti artisti di portofranco, gruppo formatosi a Milano nel 1997 e capitanato dallo storico gallerista Franco Toselli, ormai da qualche anno si è fatto largo Angelo Formica, siciliano di Milazzo, classe 1975, milanese d’adozione. Lisa Ponti, figlia del celebre Giò, gli ha perfino dedicato uno dei suoi disegni A4, “L’angelo e la formica”, […]
Tra i molti artisti di portofranco, gruppo formatosi a Milano nel 1997 e capitanato dallo storico gallerista Franco Toselli, ormai da qualche anno si è fatto largo Angelo Formica, siciliano di Milazzo, classe 1975, milanese d’adozione. Lisa Ponti, figlia del celebre Giò, gli ha perfino dedicato uno dei suoi disegni A4, “L’angelo e la formica”, sorretto dalle parole paradiso pieghettato proiettato a distanza nel vuoto.
Singolari i suoi lavori, taglio personalissimo e una capacità giocosa di calamitare l’attenzione. Al primo colpo d’occhio sono probabilmente i colori a lanciare un sasso a chi sbricia i collage nelle teche, ma una volta lì c’è qualcosa che trattiene, conducendo verso una lettura attenta, spontanea, senza ostacoli. Carte da gioco, cavalli, madonne, presepi, panettoni e pasticcini. Verdi, gialli, rossi, aranci. Piccoli eroi della festa vestiti in calzamaglia o di zucchero. Un paesaggio tutto suo, un’iconografia delle leggerezza e del fantastico.
Non sorprendono le sviluppate capacità di associazione che scaturiscono da un copywriter di professione e artista per passione (“oggi molti fanno arte come lavoro, è incredibile!” si stupisce Formica). Ma oltre agli accostamenti bizzarri, talvolta erroneamente interpretati come dissacranti, c’è dell’altro. C’è la ritualità dei gesti, di ciò che fa da collante nella collettività; e c’è una memoria che s’instaura e si solidifica per mezzo della ricorsività. Alle carte di Formica manca solo un tavolo su cui scivolare, ma non sarebbe certo una passeggiata misurarsi in una briscola coi dolciumi al posto dei semi, un cannolo agguantato alla donna di denari, o un cinque di spade decorato da deliziosi bigné alla crema. Andrebbe in tilt pure il giocatore più incallito. E davanti a paradisi artificiali svuotati di dolci, coi pirottini di carta tramutati in santini, non rimane che pregare. Quantomeno si risparmia sull’insulina.
Per dare un’occhiata da vicino c’è da attendere fino al prossimo 5 febbraio. La personale di Formica al Laboratorio VI.P di Milano è in preparazione: si chiamerà “Ori e quadri” e non è per puro caso, probabilmente, che l’opening coincida con il giorno di Sant’Agata, la Patrona di Catania…
– Lucia Grassiccia
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